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TESTO Commento su Rm 8,22

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Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2003)

Brano biblico: Rm 8,22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Dalla Parola del giorno

Sappiamo bene infatti che tutta creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto.

Come vivere questa Parola?

È quanto mai "centrata" questa parola di San Paolo per la liturgia di un giorno in cui commemoriamo i fedeli defunti. Come uno spaccato di cielo azzurro in un grigio cielo autunnale. Di per sé, questo commemorare i morti, lo si voglia o no, comporta tristezza. E non basta ripulire la tomba al cimitero e collocarvi i fiori freschi anziché quelli di plastica! Questi gesti, pur raddolciti da un sentimento di memore tenerezza, restano coniugati al fatto che loro, i morti cari, non sono più. Ma è davvero così? Lo spaccato di cielo azzurro, anzi la luce solare che spazza via il ristagno della tristezza capovolge tutto proprio in questa espressa fede di Paolo, legata alla promessa di Gesù che disse: "Io vado a prepararvi un posto." Ecco la morte cambia totalmente aspetto. I dolori ci sono, ma sono dolori del parto: lo spalancarsi a un'altra dimensione di vita incredibilmente più libera, ampia, felice. "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura", afferma ancora San Paolo. E attesta che perfino il creato vive l'impaziente attesa di una piena liberazione, così come noi stessi attendiamo quella che i primi cristiani chiamavano la "seconda nascita". Aveva dunque ragione un poeta del secolo scorso di scrivere: "Io nella tomba troverò la culla." Sono canti di vita quelli che ci attendono. Ed è una bugia esistenziale la disperazione.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, abbraccerò nell'amore del Signore parenti e amici defunti, raggiungendo con apertura di cuore anche i più dimenticati, e pregherò perché, purificati dall'Amore, entrino nella piena visione di Dio. Ma chiederò anche al Signore di pacificarmi sempre più col pensiero di "nostra corporal sorella morte".

Signore, io credo che Tu sei Risorto e che in Te anch'io risorgerò. Se non arrivo a gridarti come S. Teresa "Muoio perché non muoio", ti dico: fa' che io guardi alla morte come un bambino alla porta che si spalanca sulla festa di casa.

La voce di un dottore della chiesa

La vita passa...l'eternità avanza a grandi passi...presto vivremo della vita stessa di Gesù.
S. Teresa di Lisieux

 

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