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TESTO Dove batte la campana?

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica T. Avvento (Anno A) (01/12/2019)

Vangelo: Mt 11,2-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,2-15

2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!

Dove va a battere la campana? Per chi suona lo sappiamo: per il Signore che è venuto, che oggi viene e un giorno verrà. Ma per che cosa suona? Dove indugia? Sull'ombra o sulla luce? Me lo sono chiesto rileggendo il testo di Matteo. Che ha inizio nel buio, il buio del carcere in cui è rinchiuso il Battista. Ma poi il racconto esce all'aperto e indugia su Gesù, sui suoi segni di vita. E Gesù vuole che i discepoli del Precursore vadano a ridire i segni di speranza all'uomo rinchiuso in carcere. dico a "ridirli", perché a lui già erano stato riferiti. Ma non era così facile, quasi un paradosso, mettere insieme ombra e luce.

E, penso, sarebbe accaduto anche a noi: l'ombra delle catene che rimangono e i segni luminosi di una liberazione, che accadeva per mano del profeta di Nazaret, che proprio lui, Giovanni, aveva indicato. "Andate a dire a Giovanni: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!". "Scandalo": la parola significa "inciampo". Inciampo forse erano quelle catene che resistevano, o forse quel profeta che non ripuliva sdegnosamente l'aia e non bruciava nessuno con fuoco inestinguibile. Gesù sa che è fatica, ma ridice i segni buoni.

E, anche per quanto riguarda il Battista, lontano dal cedere al rimprovero per il suo dubbio - il dubbio ci appartiene, e ci fa anche camminare! - indugia invece sui segni luminosi della testimonianza del profeta del deserto: "Che cosa siete andati a vedere?". La vita del profeta del deserto parla, parla a tutti. Anche ora, che la sua voce è ridotta al silenzio. Le ombre e la speranza. Penso che anche voi conveniate con me nella convinzione che in questa stagione di odi viscerali, di pessimismi devastanti, di brutalità di spirito agghiaccianti, sia giunta l'ora di reagire e che la campana indugi sulla speranza. Sperare, e costruire, nonostante tutto, con occhi chiari e non iniettati di livore e di sangue. E custodire questa bambina, così la chiama Charles Péguy, la speranza bambina, la più piccola delle tre, più anziane la fede e la carità.

E così fa dire a Dio: "La speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce. Me stesso. Questo è stupefacente. Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina. Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà meglio domattina. Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia della nostra grazia. E io stesso ne sono stupito".

Stupito Dio. E' bambina, la speranza, e dunque va custodita e va sostenuta nel suo camminare. Ma come sostenerla? Forse vi stupirò dicendo che abbiamo bisogno di poesia. Oggi mi affascinava il brano tratto dal libro di Isaia: voi ve ne siete accorti, siamo in tempo di esilio, lontano, lontani dalla terra, espropriati di ogni luogo di culto, ed ecco il profeta sostiene la speranza con la poesia delle immagini.

Tutto il brano è percorso da questo brivido: "Egli viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti".

Pensate, quale forza nelle immagini! "L'Accademia" scrive un mio amico, Marco Campedelli, "non si accorge che la poesia allunga le braccia, spalanca gli occhi, rigenera il respiro nei polmoni. Che la poesia fa pensare, e riattiva il battito perduto del cuore. Che insomma è un bene di prima necessità. Come il pane. O come l'olio del frantoio. Come l'acqua nel tempo della sete. (...). Quelli che si occupano del bene comune, tutti coloro che "fanno politica" dovrebbero occuparsi di poesia. Non dico scrivere versi. Ma leggere poesia. Leggere Leopardi, prima di inoltrarsi a parlare dei problemi del paese. Leggere i poeti almeno due volte al giorno.

La mattina mentre arriva la luce e la sera quando se ne va. In tutti i municipi dei nostri paesi e città dovrebbero esserci insieme ai distributori di acqua i distributori di poesia, utili soprattutto a coloro che in questi paesi e in queste città sono chiamati a decidere del bene pubblico. Perché prima di decidere se tagliare gli alberi, se asfaltare una strada, se mettere un'improbabile segnaletica, come fare una scuola, come costruire le case e perfino i cimiteri, si possano imparare parole nuove. Soprattutto quando si parla delle persone, della loro dignità, dei loro diritti".

Forse abbiamo intuito perché i profeti risvegliano il popolo con la poesia. Che non dimentica le ombre, ma custodisce la bambina speranza Perdonate la parola "bambina" mi ha richiamato alla memoria una poesia di Mariangela Gualtieri dove si constata sì il buio, ma non ci si lascia soffocare dal buio... Finisco con i suoi versi.

"Bambina mia, Per te avrei dato tutti i giardini del mio regno, se fossi stata regina, fino all'ultima rosa, fino all'ultima piuma. Tutto il regno per te. E invece ti lascio baracche e spine, polveri pesanti su tutto lo scenario battiti molto forti palpebre cucite tutto intorno. Ira nelle periferie della specie. E al centro, ira. Ma tu non credere a chi dipinge l'umano come una bestia zoppa e questo mondo come una palla alla fine. Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e di sangue. Lo fa perché è facile farlo. Noi siamo solo confusi, credi. Ma sentiamo. Sentiamo ancora. Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci di amare qualcosa. Ancora proviamo pietà. Tocca a te, ora, a te tocca la lavatura di queste croste delle cortecce vive. C'è splendore in ogni cosa. Io l'ho visto. Io ora lo vedo di più'. C'è splendore. Non avere paura. Ciao faccia bella, gioia più' grande. L'amore è il tuo destino. Sempre. Nient'altro. Nient'altro. Nient'altro".

Dove batte la campana? La mia campana?

 

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