PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO L'ultimo furto

don Alberto Brignoli  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (24/11/2019)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Si conclude, con la solennità di oggi, l'Anno Liturgico, che sin dal suo inizio (almeno per quanto riguarda il Tempo Ordinario) ha compiuto un percorso in compagnia del Vangelo di Luca; il quale - anch'esso sin dall'inizio - ha avuto due principali “preoccupazioni”, quella dell'annuncio del Regno di Dio (comune, grossomodo, anche agli altri Vangeli Sinottici) e quella di mostrare il volto misericordioso di Dio, aspetto specifico dell'opera lucana. Questi due percorsi, da subito sono andati avanti in forma quasi parallela: il primo annuncio del Regno di Dio, all'inizio della missione di Gesù nella sinagoga di Nazareth, coincide proprio con l'annuncio di un tempo di grazia e di misericordia, che tuttavia i compaesani di Gesù non vogliono accogliere e far proprio, perché Gesù non aveva - a detta loro - “i titoli” necessari ad annunciare questo tempo di grazia. E di gente che non accetterà questa coincidenza tra Regno e Misericordia, Gesù ne incontrerà parecchia, all'interno del Vangelo di Luca, nel suo percorso verso Gerusalemme: a partire da chi, per primo, avrebbe dovuto essere destinatario e interlocutore della Parola di salvezza, ovvero quelle autorità religiose che, invece di riconoscere in Gesù il Messia promesso da Dio ai loro padri, lo rifiuteranno e disprezzeranno proprio perché misericordioso, accogliente, dialogante, soprattutto verso coloro che perdono la via di Dio.

Il cuore del Vangelo di Luca, infatti, è occupato dal mormorio, al capitolo 15, dei farisei e degli scribi, che non riescono a tollerare, e ancor meno a gioire, per una pecorella smarrita e ritrovata, per una moneta perduta e rinvenuta, per un figlio minore che sperpera i beni del Padre ma ha il coraggio, alla fine, di lasciarsi abbracciare dalla sua misericordia. Queste cose, i figli maggiori “perfetti esecutori dei comandi e dei precetti” di un Dio padrone, più che Padre, non riescono assolutamente a coglierle. E sarà così fino alla fine, quando non apriranno gli occhi neppure di fronte alla rivelazione finale del Regno, sul Calvario.

Capi, soldati, ladri, popolo in generale... nessuno seppe fare altro, quel giorno, se non insultare, schernire, provocare; alla meno peggio, “stava a vedere” se per caso fosse successo qualche cosa di particolare, qualche segno, qualche miracolo, di quelli che Gesù sapeva fare, spesso, in maniera inattesa. Nulla di tutto ciò. Derisioni da parte dei capi, che mettevano in dubbio la divinità di Gesù; derisioni da parte dei soldati che - prendendo spunto dalla sarcastica scritta di Pilato sul capo di Gesù - mettevano ancora più in dubbio la sua regalità; derisioni che diventano insulti quando, a prendersela con Gesù, è chi proprio non dovrebbe farlo, perché ridotto nella stessa condizione. E al soggetto, infatti - parliamo di uno dei due malfattori appesi al patibolo come lui - non interessava prendersi gioco di lui, ma prendersela con lui perché incapace di salvare tutti e tre dall'imminente morte con uno dei suoi famosi miracoli. Nulla di tutto ciò. Nessun miracolo. Solo derisioni, insulti e atteggiamenti provocatori di sfida degni del miglior satana, come quel giorno nel deserto, all'inizio della missione di Gesù, quando l'avversario lo tenta senza riuscirci, e lo abbandona “per tornare al tempo fissato”, quello in cui tornerà (ed è questo) usando le medesime parole di sfida: “Se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. Questa volta - come allora - nessun miracolo; questa volta, però, satana pare avere la meglio. Il re sembra veramente aver perso la guerra, sul campo di battaglia, seduto su un trono di legno non certo comodo come le poltrone dei sovrani, e con una corona sul capo fatta non certo di oro e di brillanti.

Un miracolo, tuttavia, quel venerdì sul Calvario, avvenne comunque, se per “miracolo” intendiamo qualcosa che lascia meravigliati senza la necessità di segni eclatanti e prodigiosi. Il miracolo avvenne in segreto, a tu per tu, in dialogo tra il Maestro e un discepolo un po' particolare, che di cose sacre non se ne intendeva, a meno che si trattasse di vasi sacri o metalli preziosi da trafugare. Meraviglia il fatto che un malfattore, condannato a morte per furto (ma è troppo poco, magari per aggressione o addirittura per omicidio), e forse neppure pentito dei suoi crimini (consapevole di essere condannato giustamente, questo sì, ma non necessariamente pentito), riesca comunque a provare quel sentimento - la misericordia - che Gesù aveva inutilmente cercato di insegnare ai suoi discepoli, ai capi del popolo, e a chi lo aveva ascoltato per anni.

Quella che “l'altro malfattore” (l'abbiamo chiamato per due millenni “il buon ladrone”) sperimenta nell'ultimo istante della sua vita non è una conversione, né un cambiamento di vita ormai inutile. È semplicemente pietà, misericordia: misericordia chiesta per un uomo condannato a morte come lui e come il suo amico di sventura, ma a differenza di loro, ingiustamente; misericordia chiesta per se stesso a quell'uomo, nel quale non riconoscerà neppure mai il Figlio di Dio, o il Cristo, o il Messia, ma che solamente chiama per nome, forse leggendo il cartello regale sulla sua testa. “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”: non chiede la grazia, non chiede salvezza, non chiede miracoli. Chiede solo di non dimenticarsi di lui: e questa è misericordia, prima offerta, poi chiesta, e infine ricevuta.

“Oggi con me sarai nel paradiso”: Regno di Dio e Misericordia, i due grandi temi del Vangelo di Luca, trovano un interlocutore finale non nei capi del popolo, e nemmeno nei Dodici, ma in un discepolo tutto particolare, un malfattore, un ladro, che non solo non dà segni evidenti di pentimento, ma non perde neppure il vizio di rubare, e alla fine della sua vita terrena porta a compimento l'ultimo bottino, il suo colpo grosso: si porta via addirittura il Paradiso!

Speriamo che abbia pietà anche di noi, e ce ne restituisca almeno un frammento...

 

Ricerca avanzata  (53608 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: