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TESTO Se preghi certamente mi ami

don Giacomo Falco Brini  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/10/2019)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La domanda che Gesù si fa alla fine del vangelo mi ha sempre inquietato (Lc 18,8). E tuttavia dobbiamo dire che, come c'è un'inquietudine negativa che viene dal diavolo, ce n'è anche una che viene dal vangelo. Insomma, non penso sia tanto una domanda che abbia gettato il Signore nel dubbio circa la tenuta dei suoi discepoli, quanto piuttosto un culmine provocatorio del suo insegnamento, con cui Egli chiede di perseverare nella preghiera per resistere con fede a ogni avversità. Difficoltà, persecuzioni, delusioni, infermità, fallimenti, non sono forse ingredienti della vita che possono scoraggiare e far vacillare i discepoli? E non solo, poiché sono tutte realtà umane che possono anche raffreddare il loro amore e dunque non far vivere più nell'attesa di Lui. Per il cristiano, vivere è saper aspettare il Signore.

Luca evangelista introduce la parabola con un versetto che riassume tutto l'insegnamento: bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai (Lc 18,1). E perché lo si capisca, la parabola subito oppone due figure che sono agli antipodi: un giudice che non teme Dio e non ha alcun riguardo per nessuno, simbolo del potere senza nessun principio di riferimento al di fuori della persona che lo detiene; una vedova, simbolo biblico per eccellenza della persona sola e indifesa che chiede giustizia ma è inascoltata dall'uomo (Lc 18,2-3). La sua incessante richiesta però giunge a cambiare il ragionamento del giudice iniquo che, infastidito, si muove a concederle giustizia perché non venga continuamente a importunarmi (Lc 18,5). Dunque la preghiera perseverante è capace di smuovere anche un empio convinto!

Fuori parabola, mi ha sempre fatto pensare all'atteggiamento della vedova qualche venditore ambulante che bussa ogni tanto alla mia porta. Generalmente cerco di accogliere tutti comprando loro qualcosa, ma non sempre è possibile. Allora mi impegno almeno a regalare loro 5 minuti avviando una reciproca conoscenza, cioè chiedendo loro da dove vengono, dove abitano ecc. ecc. C'è qualcuno però che riesce, con straordinaria tenacia, a strapparmi un'offerta anche quando mi sono imposto e ho chiarito subito che non posso comprare niente. Gli chiudo la porta dietro gentilmente, ma lui non se ne va e aspetta pazientemente. Poi, dopo un quarto d'ora torna a bussare e con tanto rispetto mi prega di comprare qualcosa perché la giornata non gli è andata bene. Alla fine, dopo tanta insistenza, la mia decisione cambia: gli compro qualcosa non tanto per la carità, ma per non dover aprire una terza, una quarta o una quinta volta la porta!

Gesù richiama l'attenzione del discepolo su quanto ha operato il giudice iniquo (Lc 18,6) per rendere indubitabile la risposta di Dio che invece è padre misericordioso, giusto e premuroso, soprattutto verso coloro che gridano a lui giorno e notte (Lc 18,7). Egli stesso ci ordina di essere importuni e fastidiosi come quella vedova: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto (Lc 11,9). Dio non può essere insensibile al grido dei suoi figli, eppure questa è la tentazione che può covare nel nostro cuore: ci sembra che Egli intervenga solo in extremis per non essere disturbato, proprio come il giudice ateo e disonesto. Invece l'obiettivo del Signore è un altro: educarci all'attesa, far concentrare la nostra attenzione maggiormente sulla preghiera, luogo dove possiamo far crescere/verificare la nostra fede e il nostro desiderio di Lui. Gesù vuol venire a regnare nel nostro cuore, ma non può venirci se è indesiderato. Non ricordo più dove ho letto e a chi ha lasciato queste parole, ma vale la pena chiudere con esse questo commento: se non preghi, certamente ti danni, se preghi certamente mi ami.

 

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