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TESTO Commento su Sir 35,15-17.20-22; Sal 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (27/10/2019)

Vangelo: Sir 35,15-17.20-22; Sal 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

La liturgia di domenica scorsa consigliava di pregare sempre, di pregare senza stancarsi, pregare sempre con fede grande. Infatti, la perseveranza suppone la fiducia in Dio Padre, segno di una fede incrollabile. Gesù esorta a chiedere sempre, a cercare con costanza, a bussare, perché a chi chiede sarà dato, chi cerca troverà, a chi bussa sarà aperto.

La liturgia di questa domenica ci ricorda come deve essere la preghiera per salire e giungere al cuore di Dio. Infatti la preghiera continua e fiduciosa ci mette in relazione con il Signore in modo del tutto nuovo. Le letture di oggi vogliono farci comprendere quale deve essere il giusto modo di pregare.

Nella prima lettura, tratta da libro del Siracide, ci viene ricordato che il Signore è anche giudice della preghiera. Egli accoglie la preghiera di tutti gli uomini, ed è “imparziale nella sua parzialità”. Arriva al suo cuore, attraversando le nuvole, la preghiera dell'orfano e della vedova che si lamentano, e anche dell'oppresso e a coloro che pregano senza stancarsi giungerà la consolazione di giustizia.

Nel salmo 33/34 il salmista ricorda come Gesù stesso invita tutti gli uomini a lodare Dio Padre. Insieme con lui recitiamo: “Il povero grida e il Signore lo ascolta”. Nei versetti il povero benedice per sempre il Signore, non si gloria di lui, sulle sue labbra ci sarà sempre la lode per Dio, ed il povero non deve aver paura, perché sarà consolato.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive a Timoteo chiamandolo “Figlio mio”, e gli comunica, quale testamento spirituale, che la sua vita sta per finire. Paolo è contento perché, nonostante le difficoltà e la fatica incontrate per compiere la sua missione, “ho combattuto la buona battaglia e ho conservato la fede ora non mi resta altro che ricevere la corono di giustizia”. Paolo, dicendo questo, non vuole esaltarsi, ma sa che presto si presenterà di fronte al Signore per ricevere il premio per la sua vita, insieme a tutti coloro che come lui hanno creduto. Sa con certezza che il Signore lo ha aiutato sempre, gli è sempre stato vicino; per questo ha potuto mantenere la fede in Dio Padre.
Nel suo racconto ha un sentimento di tristezza, quando ricorda come tutti lo avessero abbandonato quando si trovava carcerato, ma il Signore lo ha sostenuto e soprattutto ha potuto predicare la “buona novella” alle comunità visitate e particolarmente ai gentili.

L'evangelista Luca nel vangelo ci presenta la parabola del fariseo e del pubblicano. Gesù dice ancora una parabola per coloro che avevano la presunzione di ritenersi giusti e disprezzavano gli altri.
Ci troviamo di fronte a due personaggi, entrambi salgono al tempio, salgono per pregare, ma la loro preghiera è molto diversa.
Il fariseo entra nel tempio e stando ritto prega esaltando tutte le sue buone qualità: ringrazia il Signore perché non è come gli altri, lui è in regola sia dal punto di vista della pratica religiosa che civile. Paga le decime e digiuna due volte la settimana, ben più del dovuto! Il fariseo prega per se stesso, si esalta perché si sente giusto, ritiene che tutto quello che fa è solo merito suo, nega la presenza di Dio nella sua vita.
Il pubblicano non entra neppure nel tempio, con il capo chino si batte il petto e chiede perdono. Non si sente degno, sa di non aver fatto nulla di bene, ma sa chiedere perdono. Non ha fatto nulla se non qualcosa di male, ma il Signore lo ha ascoltato e lo ha trovato dove lui era.
La preghiera del fariseo non esce neppure dal tempio e troppo presa da tutte le cose umane, dalle regole severe quindi non riesce ad arrivare al cuore di Dio. In fondo lui basta a se stesso.
La preghiera del pubblicano sale oltre le nubi e arriva al cuore di Dio e lui da peccatore tornerà a casa giustificato per mezzo del Cristo.
Ci viene detto oggi di pregare sempre, ma forse anche noi dobbiamo fare un attento e sincero esame del nostro modo di pregare.
Da bambini ci insegnano a dire le preghiere, e in quel momento per tutti sono una cosa importante, perché i genitori pregano con noi, è un momento di intimità in famiglia. Poi si cresce e ognuno deve arrivare attraverso la preghiera ad avere una profonda relazione con il Signore.
Ognuno ha il suo modo di pregare, attraverso le formule, con i salmi, con la lettura del vangelo, con un dialogo personale.
Ma la nostra preghiera arriva al cuore di Dio?
Sì, quando è un dialogo sincero e umile, quando capiamo che non siamo nulla e che quello che possiamo o riusciamo a fare è perché il Signore ci dà la forza di realizzarlo: Egli aiuta chi lo invoca.
Quante volte però preghiamo solo per convenienza, perché ci troviamo nel bisogno ed allora riconosciamo che solo il Signore può aiutarci, ma nei momenti felici ci ricordiamo di ringraziarlo per tutto quello che ci concede?
La nostra preghiera non deve essere solo l'assolvere un dovere imparato da bambini, ma lode al Signore per la vita che ogni giorno ci dà.
Non dobbiamo pregare per sentirci giustificati, per sentirci bravi, ma perché attraverso la preghiera entriamo in relazione con Dio Padre, ma anche con tutta la chiesa “orante”, che non conosciamo, ma che forma il nuovo popolo di Dio.
Gesù chiede ad ogni uomo di avere la giusta misura di se stesso, così da poter entrare in intima unione con Dio.

Per la revisione di vita di coppia e di famiglia:
- Iniziamo le nostre giornate con la preghiera di ringraziamento a Dio Padre per la nuova giornata che ci regala?
- Affidiamo al Signore la nuova giornata chiedendo il suo aiuto per viverla da veri cristiani inseriti nella realtà odierna?
- La nostra preghiera è come quella del fariseo o del pubblicano? Diamone le motivazioni.
- La preghiera è parte integrante della nostra vita?
- Noi sappiamo pregare?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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