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TESTO Commento su Es 17,8-13; Sal 120; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/10/2019)

Vangelo: Es 17,8-13; Sal 120; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La liturgia di domenica scorsa proponeva la meditazione del termine riconoscenza e ringraziamento.
Gesù guarisce dieci malati di lebbra, ma uno solo, un samaritano, torna da lui, si prosta ai suoi piedi e lo ringrazia, e a lui Gesù dice: “Va la tua fede ti ha salvato”. Colui che ringrazia non riceve solo la guarigione, ma viene salvato da Gesù diventando credente.
Gesù chiede ancora: “Non ne erano stati guariti dieci? E gli altri nove dove sono?”
Gli altri nove, constatata la guarigione, hanno fatto ciò che prescriveva il rituale, ma non sono entrati in relazione con Gesù e nel loro cuore non c'era il sentimento di rendere grazie per ciò che gli era stato donato.
Ringraziamento e memoria del perché si ringrazia devono essere sempre presenti nella nostra anima; noi entriamo in comunione con il Signore durante la celebrazione dell'Eucaristia, il cui termine vuol proprio dire “ringraziamento” a Gesù per il dono del suo corpo a ciascuno di noi. Importante è perseverare nella fede perché il Signore è fedele.

La liturgia di questa domenica consiglia di regare sempre, di pregare senza stancarsi, pregare sempre con fede grande. Infatti la perseveranza suppone la fiducia in Dio Padre segno di una fede incrollabile. Gesù esorta a chiedere sempre, a cercare con costanza, a bussare perché a chi chiede sarà dato, chi cerca troverà, a chi bussa sarà aperto.

La prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ci presenta Mosè che attraverso la preghiera riesce a condurre alla vittoria il suo popolo; infatti Amelèk veniva sconfitto quando Mosè alzava le mani, segno di preghiera che ancora oggi si fa nella celebrazione eucaristica domenicale: il sacerdote ed i fedeli, prima di recitare il Padre nostro, alzano le mani. Quando Mosè era stanco ed abbassava le mani vinceva AmalèK. Aronne e Cur, per aiutare Mosè, presero una grossa pietra e vi fecero sedere sopra Mosè e loro due lo aiutarono a tenere sempre le mani alzate per permettere a Giosuè di sconfiggere Amalèk.

Con il ritornello del salmo 120/121 “Il mio aiuto viene dal Signore” la Chiesa prega per gli emigranti e per i profughi.
Nei versetti il povero prega il Signore, guarda il creato, diventa consapevole che l'aiuto può venirgli dal Signore, solo lui lo può custodire e vegliare sempre su di lui.

Nella seconda lettura, l'apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, lo incita a rimanere saldo nella fede, a conoscere le scritture, a conoscere coloro che gliele hanno insegnate, anzi queste scritture devono servirgli per insegnare, correggere, convincere ed educare nella giustizia a sua volta. Lo scongiura di annuncia la Parola al momento opportuno sempre con magnanimità, e glielo chiedo per il Signore Dio nostro e per Gesù Cristo nostro salvatore.
Il cristiano sa che la “Parola” è sicuramente Parola di Dio, non deve dimenticarlo mai, deve però mantenersi “Saldo” nella fede.
Rimani saldo, cioè cerca di resistere, prega, ricorda che per fede si prega, ma si prega perché si ha fede.
Pregare significa essere forti, non abbandonarci, non stancarci mai, essere sicuri che la forza della preghiera ci porta alla fede continua e vicini al Signore. Con la preghiera entriamo in relazione con Lui e con il Cristo.

Nel brano di Vangelo, l'apostolo Luca ci presenta una vedova che riesce a farsi fare giustizia contro il suo avversario per mezzo di un giudice iniquo che non aveva riguardo per nessuno, ma alla fine, per togliersela d'intorno, la aiuta, a causa della sua insistenza. La vedova chiede infatti con perseveranza, in continuazione, finché non ottiene giustizia. Il Signore termina la parabola invitando ad ascoltare bene ciò che dice il giudice. Non verranno forse esauditi coloro che pregano incessantemente? Sì, saranno prontamente esauditi. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà sulla terra troverà ancora la fede?
Esempio grande per tutti noi di perseveranza: la vedova non si scoraggia, chiede ancora, e ancora, e noi siamo capaci di pregare sempre, senza stancarci mai?

Per la revisione di vita di coppia e di famiglia:
- Per pregare è necessario prendersi un momento di pausa al fine di essere sereni e tranquilli, per entrare in relazione con il Signore. Siamo capaci, nelle nostre giornate davvero troppo piene di attività, di ritagliarci questo spazio per pregare?
L'apostolo Paolo esorta Timoteo a rimanere saldo nella fede, sicuro che la Parola è quella che Dio vuole dire a ciascun uomo. Sappiamo che per arrivare alla meta finale dobbiamo essere a nostra volta convinti e sicuri che solo la fede vera, vissuta nella Parola, ci fa entrare in relazione con Dio Padre e con Gesù Cristo?
- La nostra preghiera è, parimenti a quella della vedova, incessante e continua?
- Pregare in coppia può aiutarci ad essere perseveranti e per avere sempre presente qual è il giusto modo di pregare?
Il dialogo quotidiano con il Signore, oltre a darci forza, dà un'impronta nuova alla nostra vita?
- Noi sappiamo pregare?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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