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TESTO Commento su Lc 11,37-41

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (15/10/2019)

Vangelo: Lc 11,37-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,37-41

37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

«37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.»
Lc 11,37-41

Come vivere questa Parola?
Gesù non ha paura di denunciare il male, che nascendo dall'interno dell'uomo diventa sistema di peccato, inquina cioè la bontà dei rapporti sociali creando sovrastrutture e forme di pensiero alienanti e oppressive. Mentre i farisei ricercano l'esteriorità e il “politicamente corretto” (come diremmo oggi), Gesù riconduce ogni comportamento e ogni pensiero alla sua radice: il peccato che alberga dentro l'uomo tenta di mascherarsi e vuole rimanere nascosto, servendosi dello spauracchio del moralismo. Gesù è a servizio del bene, e il bene non può fare a meno della verità, perché fa luce all'interno della persona e ridona ad ogni atteggiamento il suo valore originario. Ammiriamo oggi la schiettezza del figlio di Dio, che in mezzo alla società ne sa accettare le convenzioni, ma ne sa rimanere libero ed è capace di liberare da quei legami che imprigionano l'uomo nella legge.

Nelle mie azioni quotidiane, cerco il vero bene dell'altro, non la sua compiacenza, affidandomi alla verità e facendomi portatore di verità, senza timore di essere giudicato, e perché alle mie parole corrisponda veramente ciò che conservo nel cuore.

La voce del Concilio
“Il magistero ecclesiale non è superiore alla parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso”
Dei Verbum

Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it

 

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