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TESTO Commento su Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2019)

Vangelo: Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Le letture che la liturgia ci propone in questa domenica ci invitano a riflettere sul ruolo del profeta (nella prima lettura), del credente (nella seconda) e della comunità (nel Vangelo), cioè sugli atteggiamenti che, dobbiamo avere nei confronti del mondo in cui viviamo, per essere coerenti con la Parola che Gesù ci ha annunciato. È un richiamo forte a quello che stiamo vivendo in questi giorni dove i profeti che ci richiamano all'accoglienza, alla rinuncia dei nostri privilegi, sono messi alla gogna mediatica, derisi, posti in cattiva luce, dichiarati nemici, allo scopo di indurci a continuare a vivere nel nostro mondo ovattato e a non obbligarci a metterci in gioco.

Questo è precisamente quello che accadde a Geremia, il profeta di Dio che chiedeva, contro il volere della casta dominante, di non cercare alleanze di comodo che avrebbero portato Israele alla perdizione, ma questo avrebbe demolito una falsa situazione di benessere che era stata assicurata dai capi che, pur di mantenere il potere e assecondare il loro tornaconto chiesero al re di farlo tacere condannandolo a morte. Se la parola profetica non assicura benessere e reca molestia ai potenti, la si considera sovversiva e per tale motivo va soffocata con ogni mezzo, perché non si possono dire cose che il popolo non vuol sentirsi dire.

Allora cosa fare? La lettera agli Ebrei ci traccia una via. Domenica scorsa ci aveva presentato una carrellata di personaggi storici che si erano distinti particolarmente per la loro fede perseverante, questa domenica ci invita ad avere la loro stessa perseveranza con riferimento alla figura di Gesù che è passato attraverso il sacrificio della croce, architettato da chi voleva farlo tacere. Quest'atteggiamento è paragonato, dall'autore della lettera agli Ebrei, a una lotta contro gli atteggiamenti negativi (il male) che deve continuare sino al punto di arrivare “al sangue nella lotta”, cioè deve andare oltre alle nostre posizioni di comodo, del quieto vivere.

Nel vangelo troviamo un Gesù scatenato che ci lascia con la bocca aperta: ci parla di fuoco, battesimo e divisione. Fuoco che è passione, che è amore, che per noi rappresenta lo Spirito Santo che ci infiamma nel desiderio di far nostre quelle decisioni che Cristo ci chiede di prendere e che lui stesso ha preso. Fuoco che deve coinvolgere la comunità e bruciare le nostre stanchezze nella fede e rimuovere la nostra voglia di vivere una vita tranquilla, lontana dagli impegni, allineata al così fan tutti. Gesù si augura un battesimo nuovo, un battesimo che ci renda profeti, sacerdoti e re, facendo riferimento all'esperienza di Gesù, alla sua passione e alla sua morte in croce. Questo percorso di sofferenza lo porterà in una nuova realtà, che è quella voluta dal Padre e che chiede anche a noi di diventare segno di contraddizione nelle realtà in cui viviamo.
Gesù, infatti, ci dice chiaramente che la sua parola porterà divisione anche all'interno della stessa famiglia, e metterà i loro membri l'uno contro l'altro. Alcuni esegeti fanno notare che la divisione all'interno della famiglia è citata in direzione verticale: padre, figlio, madre figlia... quasi a dirci che ci sarà una spaccatura tra il vecchio e il nuovo, tra chi, legato alle tradizioni, ai modi di pensare garantisti e amanti del quieto vivere, non vuole accettare quel fuoco che deve riempire il cuore per accogliere in pieno il messaggio di amore che Gesù ci porta. Sappiamo tutti quanto sia difficile cambiare mentalità, avere uno sguardo nuovo, accogliere punti di vista opposti al nostro, ma che probabilmente hanno fondamenti di verità che fatichiamo ad accettare. Oggi siamo sommersi da messaggi che ci spingono a chiuderci in noi stessi, a ricercare una sicurezza che riteniamo perduta, a rifiutare il diverso perché comporta un cambiamento di atteggiamenti e di prospettiva. Spesso anche l'esperienza della messa con l'ascolto della Parola non riesce a far divampare in noi quel “fuoco” che ci dovrebbe accompagnare nella settimana. Anche la famiglia, come ha detto Gesù, sta soffrendo questo passaggio, sempre più è penalizzato il dialogo tra le generazioni, le situazioni di contorno (la mancanza del lavoro, la situazione economica...) certamente non lo favoriscono, ma troppo spesso ci fa comodo non accendere nel nostro cuore quel fuoco che Gesù ci ha portato e che ci spinge a uscire dal nostro mondo ovattato, dai nostri schemi, dalle nostre regole di tradizione, per andare incontro all'altro, che tante volte è molto vicino a noi e magari si trova in famiglia.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Come viviamo noi il ruolo del profeta, quello del credente e quello della comunità alla luce del battesimo di fuoco invocato da Gesù? Quali problemi? Quali valori?
- La stanchezza è spesso un freno alla nostra lotta: dove possiamo recuperare l'entusiasmo per essere coerenti e profeti?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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