TESTO Commento su Am 8,4-7; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13
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XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/09/2019)
Vangelo: Lc 16,1-13
In quel tempo, 1Gesù diceva ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Forma breve (Lc 16, 10-13):
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: 10«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Le letture di questa 25esima Domenica del tempo ordinario, anno C, potrebbero farci esclamare: ah finalmente si ammette che anche la ricchezza disonesta può essere usata per essere apprezzati: ”Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.”
Quindi, sembrerebbe, che possiamo agire disonestamente perché alla fine si sarà sempre premiati; e questa sembrerebbe anche un po' la filosofia di oggi nel mondo della politica, del sociale, e anche, purtroppo, in quello della Chiesa.
Il messaggio però tutt'altro, ed è molto chiaro là dove evangelicamente si dice. “Nessun servitore può servire due padroni perché o odierà l'uno o amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.”
Quindi, ancora una volta però, ci troviamo di fronte a una parabola in cui Cisto ama condensare il suo insegnamento per far comprendere il suo modo di agire, che è quello della “scelta”.
Ora, al di là della vera ricchezza materiale, che è in mano all'1% della popolazione mondiale, quello che ci deve far riflettere è che oggi l'Umanità è riuscita a crearsi la capacità di scegliere in contemporanea più Dei, senza farsene sensi di colpa, perché questi dei sono invisibili nella nostra testa, che condizionano con meccanismi psicorelazionali, studiati per creare il desiderio, e quindi il bisogno, e quindi l'avere, e quindi spendere nella convinzione che quella cosa lì ti è necessaria come l'aria e che si è disposti a tutto pur di averla, perché “mammona” ti dice che la puoi avere pagando a “piccole e comode” rate, a partire fra qualche mese...splendido no?
Quindi spesso non siamo noi a scegliere, anche se all'apparenza sembrerebbe così, ma è il mondo...con tutte le sue “illusioni umane”, che sceglie noi.
Ma attenzione, che anche chi ha scelto di stare dalla parte di Dio non è esente dal rischio di crearsi un doppio Dio: ossia oltre al Dio della fede vera, parallelamente crea un Dio della scaramanzia e della superstizione, non si sa mai...vedi la canzone “Domani è un altro giorno” di Ornella Vanoni: “E' uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia più, la mia fede è troppo scossa ormai, ma prego e penso fra di me, proviamo anche con Dio, non si sa mai...”.
Il cristianesimo considera la superstizione come peccato contro il primo comandamento (Es.20:3), che impone all'uomo il riconoscimento e l'adorazione dell'unico Dio secondo le modalità proprie insegnate nella Bibbia stessa, senza dimenticare il monito al popolo d'Israele prima di entrare nella terra promessa: «Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il Signore detesta chiunque fa queste cose» (Deut.18:10-12).
La ricchezza di povertà spirituale di cui è pieno il mondo laico, ma anche il mondo cattolico, che va dalla superstizione, alla astrologia, alla creduloneria reliquiaria, ai tarocchi, alla ludopatia, alla rateizzazione finanziaria di ogni cosa ecc..., è il nuovo “mammona” (si fa per dire nuovo...), che scardina subdolamente dalla mente e dal cuore dell'umanità il Dio della Fede, della Speranza, dell'Amore.
San Paolo ce lo richiama: comportiamoci come se fossimo di questo mondo, ma non conformiamoci a questo mondo.
Tutto qui...Cristo ci chiama, in continuità con le letture delle domeniche trascorse, a fare ogni giorno la nostra scelta, nel nostro cammino della vita.
In “Racconti di un pellegrino russo”, l'autore scrive: “Per grazia di Dio sono uomo e cristiano; per azione grande peccatore; per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso, con un po' di pane, e nella tasca interna del camiciotto la sacra Bibbia. Null'altro...”.
Domande
- Quale scelta e atteggiamento compio ogni giorno, come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità, verso Dio e verso il mondo?
Claudio Righi - CPM di Pisa