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TESTO Commento su Luca 16,1-13

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/09/2019)

Vangelo: Lc 16,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-32

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

I testi biblici della Messa di oggi presentano un tema fondamentale della rivelazione cristiana.

Il brano dell'Esodo ci riporta al cammino del popolo ebreo dall'Egitto alla terra promessa: mentre Mosè è sul monte per ricevere le tavole della Legge, il popolo pecca, adorando il vitello d'oro. Dio dichiara l'intenzione di punirlo distruggendolo, per crearsi un nuovo popolo. Mosè però supplica il Signore chiedendogli misericordia. Dio ascolta la sua preghiera, rinunciando al male che aveva minacciato.

Il Vangelo di Luca presenta le parabole della misericordia: la pecora perduta, la moneta smarrita e il figlio prodigo. Parabole dal messaggio identico: Dio non si rassegna mai alla perdita dei suoi figli, come il pastore che perde una pecora, come la donna che smarrisce una moneta, come il padre che aspetta in ansia il ritorno del figlio che si è allontanato da casa.

Nella lettera a Timoteo, Paolo, che non dimentica di essere stato un “bestemmiatore, persecutore e violento”, ricorda che Dio ha usato verso di lui misericordia, anzi, lo ha addirittura “giudicato degno di fiducia”, chiamandolo al suo servizio. E dichiara solennemente che “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori”.

Siamo al cuore del messaggio evangelico: Dio non si rassegna mai alla perdita dei suoi figli; va a cercare chi si è smarrito sulle strade del peccato; e quando lo ritrova, fa festa: c'è gioia in cielo.

L'insegnamento della parola di Dio è chiarissimo: Dio è misericordia.

Questo è il suo nome, la sua identità, la sua missione, il suo... mestiere. Un tempo si sentiva a volte affermare che Dio “manda” all'inferno i peccatori. No! Dio non “manda” all'inferno nessuno. Di fronte a qualsiasi peccatore, l'unico intento di Dio è quello di richiamarlo, di illuminarlo, di aiutarlo perché torni a lui. Fino all'ultimo momento della vita di ogni uomo e di ogni donna, Dio pensa solo al perdono. All'inferno ci va chi testardamente vuole andarci, rifiutando gli appelli del Padre.

Nessuno può disperare dell'amore salvifico di Dio, nella consapevolezza, che, pur di fronte a tutti i tradimenti dell'uomo, Dio sta sempre accanto a lui a chiamarlo. Di fronte alla morte, ogni uomo, ogni cristiano, deve sapere che accanto a lui c'è sempre la mano misericordiosa di Dio che si tende, pronta ad afferrarlo per portarlo nella sua eternità.

Commento a cura di Vincenzo Rini

 

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