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TESTO Commento su Matteo 14,22-33

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2005)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

* È ormai notizia che non fa quasi più notizia quella che attribuisce alla paura un primato poco invidiabile, il primato di principale responsabile di tante e variegate forme di nevrosi, di disturbi, di vere e proprie patologie.

Scavando nei vari strati della psiche, gli studiosi attenti hanno sempre trovato tracce di paura in ciascuno di essi e, in ragione di questo, sono anche riusciti a tratteggiare un identikit della paura così da poterla riconoscere quando è sana (la paura è infatti un sentimento positivo che stimola a reagire correttamente a una situazione di pericolo o di attentato alla propria serenità esistenziale) e quando invece diventa patologica (e lo diventa quando non vi è congruità o corrispondenza tra fatto concreto e reazione personale al medesimo). Sembrerebbe di poter affermare che la paura patologica sta più nella testa che non negli accadimenti in grado di provocarla.

* Quando cioè la paura non è suffragata da episodi o circostanze esterne che la scatenano, può ben dirsi patologica. Sarà per questo che la letteratura parla di "fantasmi della paura" alludendo esplicitamente al corto circuito che avviene nella mente umana.

Pertinente in proposito questa lapidaria osservazione di Sant'Agostino:

"O il male è ciò di cui si ha paura, o il male è che si ha paura".

È curioso (e illuminante quindi) notare come tale "dinamica" dell'insorgere della paura venga, pari pari, rispettata nel brano del vangelo di oggi: i discepoli, lasciati apparentemente soli in balìa delle onde gridano dallo spavento dopo aver detto: "è un fantasma". La loro paura scaturisce da una lettura approssimativa della realtà che stava davanti ai loro occhi (un uomo camminava sulle acque). La lettura vera e completa la dà "subito" Gesù. L'aggancio per non affondare nella patologia lo offre immediatamente Lui: "Coraggio, sono io, non temete".

Va da sé che quando si è sotto l'effetto della paura, riesce perfino difficile trovare un punto di appoggio.

* Nel caso di Pietro (e di ogni cristiano sballottato dai marosi o sferzato dall'impetuoso e impietoso vento delle tentazioni di ogni genere, comprese quelle della riottosità a cedere alla grazia, dell'angoscia della morte, dello scoramento grave) il punto di appoggio (la salvezza) immediato lo offre "subito" Gesù...

Ed ecco allora il risultato: a Pietro accade proprio quello che teme, e cioè di finire sott'acqua. Siamo in linea con i risultati medesimi a cui sono giunti gli studiosi della psiche quando affermano che "la paura realizza quello che teme", o che "esistono profezie che si autoavverano".

* Nel caso di Pietro (e di ogni cristiano tentennante, sempre a caccia di dimostrazioni, di conferme...) la dinamica perversa della paura viene bloccata a metà: perché?

Perché Gesù subito stese la mano... Non è trascurabile, per la vita spirituale quotidiana, il dettaglio di quel "subito" ripetuto ben due volte...

Quando la tentazione, qualunque tentazione, attacca, non c'è da tentennare, da ponderare, da fantasticare; c'è da essere solerti e risoluti a cercare la mano tesa di Gesù...

Ed è subito gioia...

Commento a cura del prof. Gigi Avanti

 

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