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TESTO Zero calcoli

don Alberto Brignoli  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2019)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Non sono mai stato un grande amante della matematica: non era proprio il mio forte... Lo sa pure il mio mitico professore di matematica e fisica del liceo, in seminario, che per arrivare a quello striminzito “sei” in pagella attuavo una serie di sistemi “illeciti” di sopravvivenza tanto assodati tra gli studenti... ma onestamente l'ho anche confessato, terminata la maturità, per cui mi sento sereno e tranquillo! E mi sento sereno e tranquillo anche perché penso di essere stato in buona compagnia: non tanto sul copiare durante gli esperimenti o scrivere le formule sulla mano durante l'interrogazione, quanto sulla poca propensione per numeri e calcoli. Credo, infatti, che l'insegnante di matematica di Nazareth abbia avuto il suo bel da fare per mettere in testa la logica dei numeri e dei calcoli al figlio di Giuseppe e di Maria, al quale uscivano bene solo le moltiplicazioni, a quanto pare! Per il resto, qualche fatica nel fare i calcoli doveva averla, almeno stando al brano di Vangelo che abbiamo ascoltato oggi. Perché?

Nel suo deciso viaggio verso Gerusalemme, Gesù nota che “una folla numerosa andava con lui”. Il suo timore, per nulla infondato, è che questa gente, i propri calcoli, li avesse fatti, eccome: il Messia che sale verso Gerusalemme, con ogni probabilità per destabilizzare il potere di Roma e instaurare il tanto agognato Regno di Dio, diviene fonte di potere, quindi di benefici, di elargizioni, di spartizione del bottino e di poltrone, per cui è opportuno seguirlo e stargli bene vicino per fare ognuno quanto più possibile il proprio interesse. E allora, vede di mettere bene in chiaro le cose: avete fatto i vostri calcoli relativi all'interesse che vi spetta? Fateli bene, fino in fondo: non vi capiti come a chi sta costruendo qualcosa d'imponente (una torre, forse un grattacielo dei nostri giorni) suscitando l'ammirazione di tutti, e poi, arrivato a metà, deve piantare lì tutto perché è senza soldi, passando così dall'ammirazione alla derisione. Oppure come un regno o uno stato minuscolo che dichiara guerra a un altro dalle dimensioni galattiche, con conseguente guerra sproporzionata, combattuta da una parte con le armi nucleari e dall'altra con le baionette... Sia ben chiaro, sembra dire Gesù: seguirmi significa fare dei calcoli, ma non come dite o pensate voi nella ricerca del vostro bieco interesse, bensì ponderando e valutando bene se avete le forze per starmi dietro.

“Come si fa a sapere se abbiamo le forze per farlo?”, ci verrebbe da chiedere. Quali sono i criteri per comprendere se siamo idonei a seguire Gesù? Che calcoli dobbiamo fare? Quali mezzi, è necessario che abbiamo a disposizione per seguire Gesù, sommati i quali possiamo comprendere di esserne idonei? Gesù oggi ci da almeno tre indicazioni, tre condizioni per capire se siamo idonei a seguirlo, a essere suoi discepoli.

La prima, espressa in maniera molto forte, alla fine è ancora la meno gravosa: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Si tratta della libertà, la libertà di seguire in maniera incondizionata Gesù, senza farsi condizionare da nulla, nemmeno dalla cosa più cara che abbiamo, ossia le relazioni affettive e di amore, anzi, addirittura la nostra stessa esistenza. O ti annienti per essere libero di seguire Gesù, o è meglio che non lo segui. Bella tosta... ma non è la peggiore delle tre condizioni.

Perché la seconda condizione è quella dell'accettare di essere derisi e maltrattati: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. Quando i Romani condannavano qualcuno alla crocifissione, lo obbligavano a portare l'asse trasversale della croce legato lungo le braccia aperte (quello verticale si trovava già piantato sul luogo dell'esecuzione). Era una cosa infame, portare con sé lo strumento della propria morte, come se uno si portasse da casa la sedia elettrica il giorno dell'esecuzione... Ma la cosa peggiore è che tutti quelli che partecipavano alla crocifissione e al corteo corrispondente, erano letteralmente obbligati (anche qualora fossero parenti e amici dei condannati) a riempirli di insulti e di maltrattamenti anche fisici, pena la possibilità di finire a loro volta crocifissi. Questo significava “portare la propria croce dietro di lui”: insomma... va bene essere liberi dai legami affettivi e anche dall'amore verso la propria vita, ma venire insultati e maltrattati perché si fa questa scelta, sinceramente sembra un po' troppo!

Ma il bello non è ancora venuto: perché dopo aver raccontato le due piccole parabole di cui dicevamo prima (della torre in costruzione e del piccolo esercito in guerra), che invitavano a calcolare bene la disponibilità di mezzi prima di intraprendere un'impresa, Gesù ci dice quali sono i mezzi che è necessario avere per seguirlo, e quindi occhio a fare bene i calcoli. Per avere i mezzi necessari a seguire Gesù, occorre... rinunciare a tutto quello che si ha, venderlo, buttarlo via. Ovvero: vuoi avere tutto? Butta via tutto quello che hai. Ve l'avevo detto che Gesù non era un fenomeno in matematica: fa coincidere addizione e sottrazione. Più è uguale a meno. Cinque più cinque è uguale a cinque meno cinque.

No, mi spiace: Gesù non è un matematico. O meglio, non ragiona come un matematico. Chi con lui fa calcoli, che siano d'interesse personale (“Cosa me ne viene dal seguire Gesù?”) o di ponderato discernimento (“Ho il necessario per seguire Gesù?”) ha sbagliato oggetto della propria ricerca e della propria sequela.

Del resto, che cosa pretendiamo da uno che, essendo Figlio di Dio e Signore della storia, si è lasciato uccidere sull'infamante patibolo della croce? Sono domande a cui non è facile rispondere... E allora, rincariamo la dose, o forse affidiamoci definitivamente a lui, in questa dura vita da discepoli, lasciando risuonare in noi le meravigliose domande con cui si apre la Liturgia della Parola di oggi, dove l'autore del Libro della Sapienza chiede a se stesso e a noi: “Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare cosa vuole il Signore?”.

 

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