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TESTO Il Signore e' con noi nei problemi della storia

don Roberto Rossi  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2005)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

"O Signore, rafforza la nostra fede e fa' che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace".

I cristiani non sono uomini che camminano fuori del tempo, lontani dalla storia, ma "con i piedi per terra"; la storia quotidiana, nella sua concretezza, è il luogo dove il Signore manifesta i segni della sua grazia, il suo amore per ogni uomo, per ciascuno di noi.

Per il credente è importante, allora, lasciarsi interpellare dal "mare agitato" della storia, della vita, della Chiesa. E' dentro i sussulti di questa bufera che si incontra Dio come una presenza lieve, delicata, capace di farsi accogliere e di cambiare il corso degli eventi: nella debolezza il Signore realizza la salvezza.

Per poterlo riconoscere in ogni avvenimento occorre una fede grande, occorre ritrovare dentro di noi quei segni veri e vivi della presenza di Dio che portano a mettere insieme l'annuncio del vangelo e l'esperienza concreta della vita, i problemi dell'uomo e le risposte della fede, l'azione di Dio e l'impegno dei credenti. Se c'è una fede grande è possibile affrontare ogni difficoltà.

Credere non comporta mettere "i remi in barca" nel tempo della prova, ma fare tutta la nostra parte, con tutta la fatica che ciò comporta, ma sapendo poi abbandonarsi unicamente a Gesù Signore, il solo salvatore di quella povera barca che è la nostra persona, che è la Chiesa, che è la società.

E' necessario "ritirarsi sul monte a pregare", ritornare speso alle sorgenti della nostra vocazione cristiana attraverso il silenzio, la meditazione, ritrovare altra luce nel mistero di Dio e nel mistero della nostra stessa vita: così si ottiene pace e forza per riprendere il cammino. La fede è una lampada forte nella notte, nella tempesta, nello sprofondare, nella paura. E nulla rimane impossibile davanti a Dio. La certezza che Lui è con noi e per noi nella vita quotidiana, nella fatica e nelle difficoltà, è la fonte del coraggio dei discepoli: il coraggio della fede.

Ecco l'invito di Gesù: "coraggio, non abbiate paura!" La vita ha le sue prove, le sue sofferenze e i cristiani non ne sono esenti. La vicinanza di Dio è certa. Soprattutto nei momenti di maggior bisogno. Tocca a noi esercitare gli occhi, cogliere la sua presenza e aprire il cuore.

A Elia in fuga verso l'Oreb Dio si fa presente attraverso un vento leggero e non nei segni straordinari che nell'Antico Testamento erano segni della manifestazione divina.

Il Vangelo narra l'esperienza degli Apostoli alle prese con Gesù che cammina sulle acque e l'intervento di Gesù a favore di Pietro travolto dalla onde che sta per affondare. I primi versetti si riallacciano alla moltiplicazione dei pani, poi vediamo Gesù che di notte prega. Una preghiera prolungata, quella del Maestro, che fa da conclusione al miracolo precedente e da preludio a quello successivo. Una preghiera che avvolge e permea e sostanzia la sua azione, che rende visibile nell'azione il rapporto sussistente di Gesù con il Padre.

Poi si parla della barca dei discepoli. Sta affondando in una difficile attraversata. Nella tempesta sedata Gesù era con loro sulla barca: dormiva ma c'era. Qui è assente. Poi raggiunge i discepoli in un modo inatteso: cammina sulle acque! Gridano spaventati i discepoli; risponde Gesù: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". A questo punto Pietro cerca di assicurarsi: "Se sei tu...". Il Signore accetta la sfida, accetta di dar a Pietro la controprova e lo invita a raggiungerlo, a partecipare con lui a quella signoria divina sugli elementi. A questo punto cambia la scena: subentra la paura. Paura delle ombre e del vento contrario. Paura del primo degli apostoli nel suo rapporto con il Signore Gesù. In Pietro emergono generosità e debolezza, fede ed incoerenza... Quindi Gesù sale sulla barca e i flutti si calmano e il vento tace. Matteo conclude ricordando la professione di fede dei discepoli: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

Dalla pagina evangelica emerge la figura della barca, che attraversa il mare agitato ed avverso, manovrata dai discepoli. Matteo li designa come "quelli della barca" ed identifica la barca con la Chiesa. Sulla barca si registrano le emozioni, le reazioni, la fede dei discepoli.

Emerge anche il cammino dei discepoli che sfocia in una professione di fede. Su invito di Gesù, seguendo la sua chiamata, salgono in barca. Lì provano paura, la fragilità e l'insuccesso. Avvertono la necessità della presenza e dell'intervento del Maestro.

Il protagonista è Gesù. Lui chiama, invita, indica la strada e si ritira in preghiera. I discepoli fanno una esperienza progressiva di Gesù: Gesù che si apparta sul monte di notte, che cammina sulle acque, che è indispensabile affinché la barca (la Chiesa) arrivi a destinazione.

Anche noi siamo tentati di chiederci, nel mare agitato della vita, dov'è Dio. Spesso ci sentiamo orfani del Padre, soli ed abbandonati quando la paura, l'incertezza, l'insuccesso si abbattono su di noi. Condividiamo l'esperienza di Elia, l'esperienza degli stessi discepoli. Ma proprio quando Dio sembra assente è più presente che mai. Lo scopre Elia nella brezza leggera, lo scoprono i discepoli avvistando Gesù nel vento e nella tempesta! Sempre, possiamo scoprire la presenza di Dio (possiamo ricordare il "Messaggio di tenerezza").

Basta alzare lo sguardo, basta chiamarlo. Gesù verrà a noi. L'importante è ri-conoscerlo, inginocchiarci davanti a lui e rinnovare la nostra fede, il difficile cammino della fede. L'ha percorso Elia, l'hanno percorso i discepoli. Non ci sono sconti per nessuno. Ma la fede sarà sempre la nostra forza e la nostra salvezza.

 

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