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TESTO Prima Gesù

don Giacomo Falco Brini  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2019)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Apparentemente anche Gesù poteva sembrare un “influencer”, visto che tanti andavano con lui (Lc 14,25). Invece no, al Signore non interessava affatto avere con sé una folla di proseliti. Egli era un pescatore di uomini con cui cercare una relazione nuova, sincera e affettuosa, intento a formarli perché diventassero a loro volta capaci di affascinare altri al vangelo. Per questo, guardando chi lo seguiva, alzava l'asticella parlando senza mezze misure più o meno così: “se il tuo amore per me non viene prima di quello che hai per genitori, moglie/marito e figli, fratelli e sorelle o amici, in una sola parola prima di tutti gli altri, allora non diventerai mai mio discepolo (Lc 14,26).” Il primo criterio del discepolato tocca la dimensione affettiva. Ogni amore va ordinato attorno all'amore per Gesù; diversamente, anche una relazione affettiva molto umana può allontanare da Lui. A tanti sembra che qui il Signore pianti un'esigenza eccessiva ed incomprensibile. Ma è una prima condizione da accogliere, se si vuole veramente essere suoi discepoli: non anteporre nulla all'amore di Cristo (S. Benedetto da Norcia)

Chiariamo: è evidente che Gesù non vuole instaurare alcun antagonismo con le persone che Egli, tra l'altro, ama più di noi. Solo chi ha deciso di interpretare la propria vita dentro la storia di Gesù, solo chi si fida di Lui può comprendere e accogliere le condizioni del discepolato. Infatti, chi lo mette al 1° posto negli affetti, alla lunga non si vede sottrarre genitori, moglie/marito, figli, ecc. ecc. Vede piuttosto che tutti vanno al loro posto, in un'armonia che il suo stesso Spirito crea nel cuore del discepolo. Altra condizione: se non si porta la propria croce andando dietro, non davanti al Signore, allora si sta cercando qualcos'altro (Lc 14,27). Gesù non ci invita solo a prendere (Lc 9,23) ma a portare la nostra croce. Una cosa è prenderla, altra cosa è portarla. Il primo gesto suppone solo l'atto di sollevamento di un peso; il secondo un camminare trasportando quel peso. La nuova vita in Cristo cresce nell'arco dell'esistenza trasportando liberamente quella parte di peso che ci tocca, per poi scoprire, mentre si cammina, che Gesù stesso porta l'altra parte, quella per me “insopportabile”: il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero (Mt 11,30). La croce è un mistero multiforme da accogliere, non da schivare, se si vuole entrare nel segreto dell'amicizia con Gesù!

Perciò, ecco le due piccole parabole a supporto dell'insegnamento (Lc 14,28-32): vuoi seguire Gesù? Bisogna pensarci bene! Ci vuole ponderazione e discernimento nel camminare dietro il Signore. Perché la nostra vita è come la costruzione di una torre o come la preparazione di una battaglia. Mentre si sta costruendo, bisogna verificare come e su cosa si sta costruendo. Mentre ci si prepara alla battaglia, bisogna accertare a cosa si si guarda e su quale forza si sta contando. Perché se il progetto su cui si costruisce è simile in ambizione alla torre di Babele, allora sarà un fallimento: vuol dire che invece di andare avanti arricchendo davanti a Dio si è solo pensato di arricchirsi davanti agli uomini. Ogni torre di questo tipo crollerà inesorabilmente, perché pensava di avere in sé stessa risorse e mezzi per portare a termine l'opera. Così pure per colui che pensa di poter affrontare un nemico in guerra che gli è superiore facendo leva sulle sue sole forze, ovvero sugli stessi mezzi (anche se numericamente inferiori) che usa il nemico: chi fa questo, si sta già consegnando a lui! Ma allora, chi davvero può diventare suo discepolo?

Considerando le sue richieste, vediamo che la porta per diventare suoi amici è davvero stretta (Lc 13,24). Tutti ci troviamo troppo ingombranti per riuscire ad entrare. Nessuno ce la fa, o perlomeno, io non ce la faccio a corrispondere. Ma questo è esattamente lo scopo del vangelo: convincerci e farci confessare la nostra impossibilità a seguire Gesù. Rientrato nella verità di me stesso, nell'umile speranza che ripongo solo nel Signore e nell'accettazione della mia radicale debolezza nel seguirlo, Egli diventa poco a poco la mia sola vera forza. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33). L'ultimo versetto del vangelo ci riporta a quello di domenica scorsa. Se il Regno è per i poveri e gli esclusi, bisogna che io mi ritrovi tra essi. Per stare in amicizia con Gesù bisogna scegliere il suo stesso posto, l'ultimo. È la sintesi delle condizioni per accogliere il dono del discepolato. Il primo ostacolo all'amicizia intima con Lui, è l'amore di ogni ricchezza e dei primi posti, vero ingombro dell'anima di cui ci si deve liberare per diventare suoi discepoli.

 

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