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TESTO Commento su Luca 9,1-6

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (24/09/2003)

Vangelo: Lc 9,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,1-6

1Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. 2E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. 4In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». 6Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Dalla Parola del giorno

"Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno». Allora essi partirono e passavano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella".

Come vivere questa Parola?

In tutta la Scrittura la povertà è sinonimo di male, segno d'ingiustizia e conseguenza del peccato. Tuttavia l'evangelista Luca insiste sulla necessità di "rinunciare ai propri averi" (14,33) e di "non prendere nulla" per poter vivere radicalmente la sequela del Cristo, liberi dall'avido possesso e dall'accumulo ingombrante che soffoca l'efficacia dell'annuncio.

Perché una tale insistenza? Innanzi tutto a motivo della stessa povertà solidale di Gesù che da ricco che era si fece povero per noi, perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2Cor 8,9). Incarnandosi dentro un popolo, tra gli umili della terra, Egli ha scelto questa condizione per esprimere l'amore, per cui la povertà non è più maledizione, come nell'AT, ma 'segno' del Regno, benedizione dunque. Così è stato per Lui, così dovrà essere per i cristiani di tutti i tempi. Del resto come si potrebbe coniugare il discepolato con l'attaccamento geloso e goloso all'effimera ricchezza che imprigiona il cuore impedendogli d'amare? E' infatti nel sobrio e fiducioso distacco dalle cose e dai noi stessi che si genera gratuità d'amore e solidità di fede. Chi darebbe credito alle nostre parole se, al contempo, mostrassimo con la vita di appoggiarci ansiosi più alla falsa sicurezza di un bastone che al legno della croce, o se cercassimo sicurezza più tra le provviste della bisaccia che tra le pieghe del cuore dove s'alimenta la fiducia nell'amore provvido del Signore?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, brucerò ogni affanno nella libertà di appartenere totalmente a Lui, estirpando dal cuore ogni bramosia d'avere e più ancora l'ansia dell'apparire. Rimuoverò ogni traccia di sfiducia che s'annida insidiosa nella precarietà dell'oggi e nell'incertezza del domani, facendo leva sulla parola di Gesù: "il Padre vostro sa di cosa avete bisogno" (Lc 12,30). Questa la mia preghiera:

Donami, Signore, di percepire quanto ricco mi renda la tua povertà che in me si fa ricerca quotidiana dell'essenziale e del sobrio, cura premurosa solidale e gratuita dell'altro, fiducia illimitata nel tuo amore provvido e distacco sereno dal mio ego ingombrante.

La voce di una contemplativa dei nostri giorni

Quando tutto è semplice e povero, /avvolto solo dalla tua Presenza, /Tu mi sciogli tutta da me stessa. /E sono il bimbo nel tuo infinito amplesso, /quando tutto è semplice e vero, /o mio Signore.

 

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