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TESTO La ricerca dell'ultimo posto per un progetto di vita cristina su base evangelica

padre Antonio Rungi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/09/2019)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

La parola di questa domenica XXII, prima del mese di settembre, ci offre l'opportunità di riflettere sul valore dell'umiltà e sul modo di imitare Gesù, anche in determinati contesti sociali e relazionali, come ci viene rappresentato nel Vangelo di oggi, che ci descrive la scena di un banchetto, al quale è invitato Gesù, richiesto da uno dei capi dei farisei per pranzare con lui e con tutti gli altri noti invitati. Gli invitati si mettono ad osservare Gesù per vedere se correva subito al primo posto per affermare la sua autorità, la sua supremazia sugli altri. Non sappiamo quale posto il capo dei farisei avesse assegnato a Gesù, ma questo fatto è l'occasione per Gesù per fare una grande lezione di umiltà e di ricerca dell'ultimo posto e non dei primi posti.
La scena si ribalta dall'essere osservato, Gesù passa ad essere osservatore e cosa nota? Nota che gli invitati sceglievano i primi posti. E siccome di primi posti ce ne era pochi, la rincorsa si fa affannosa. Nelle grandi manifestazioni per l'assegnazione dei posti si segue il ruolo, la potenza, l'importanza, la provenienza. C'era al tempo di Gesù come oggi un protocollo di sistemazione vicino al padrone di casa, all'ospitante o al festeggiato. Con quanto Gesù dice, con la parabola, quale insegnamento e raccomandazione vuol farci?

La versione scritta da San Luca nel Vangelo di oggi ci fa capire tante cose: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto”. Prima regola di comportamento è quella di evitare di sistemarsi dei luoghi di maggiore prestigio e visibilità. Perché non sapendo chi ci sta in quello stesso banchetto, può succedere che ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti. “Cèdigli il posto!”. Certamente non è una figura quella che uno è costretto a fare quando deve cedere il posto più ragguardevole ad un altro. E' un declassamento in termini tecnici. “Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto”. Al contrario, è da sapiente e saggio che “quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali”, In questo caso è un avanzamento e una classificazione migliore e una piena valorizzazione della persona riservata e umile. Morale di tutto il discorso è chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Ma la lezione di Gesù Maestro prosegue con il richiamare colui che lo ha invitato a scegliere altre persone da invitare e far partecipare al banchetto. Perché se chiami tutte persone autorevoli come fai a metterli tutte, in pari misura e considerazione, allo stesso livello e allo stesso posto alla mensa del Regno? Perciò gli dà le opportune i indicazioni per non sbagliare in futuro: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio”. Diciamoci la verità allora come oggi sono queste le persone che si invitano ai nostri pranzi e banchetti. Difficilmente trovi alla mensa dei cristiani persone sconosciute o mai incontrate. Forse qualche volta si trova qualche povero, di cui si hanno tutte le necessarie informazioni, in quanto si ha paura di invitare e fare entrare in casa estranei. Eppure Gesù in questo brano del Vangeli ci raccomanda di aprirci ai veri poveri per farli accedere alla mensa del pane quotidiano che spesso manca sulle loro tavole. Quindi “quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Quanto è importante fare il bene senza aspettarsi in cambio nulla, ma un semplice grazie, che in questi casi è davvero sincero e sentito, perché i veri poveri e bisognosi sono riconoscenti e grati versi coloro che li aiutano; mentre i falsi poveri hanno pretese e non sanno neanche ringraziare chi senza nessuno obbligo morale e civile li aiuta e li risolleva nei casi estremi.
In altre parole tu fai come il Signore, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio, ama senza contare e senza condizioni. Accogli quelli che nessuno accoglie, dona a quelli che non ti possono restituire niente. E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. La gioia nel dare sta nel non aspettare nulla in cambio. Magari tutti la pensassero così e soprattutto agissero così.

Bisogna avvicinarsi al modello di vita cristiana che è Cristo stesso. Tale modello attinge la sua forza e la sua consistenza nella parola di Dio, come ci ricorda la prima lettura di questa domenica, tratta dal libro del Siracide, nel quale troviamo una serie di raccomandazioni e indicazioni di marcia, nel senso di una vita autenticamente religiosa, su base della rivelazione: “Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore”. La mitezza e l'umiltà rendono grandi le persone, non l'orgoglio e la superbia. Infatti, ci ricorda questo testo sapienziale che “molti sono gli uomini orgogliosi e superbi”, ma Dio si manifesta ai miti e i suoi segreti li rivela agli umili, “perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato”. Si sa che il superbo e l'orgoglioso, il presuntuoso non c'è spazio per lui nei progetti di Dio, in quanto “per la sua misera condizione per il superbo non c'è rimedio, in quanto in lui è radicata la pianta del male”. D'altra parte alla base del peccato degli angeli e di Adamo c'è la superbia, la pretesa di essere Dio. Dalla superbia e dall'orgoglio hanno origini i disastri più grandi per le persone e per l'umanità. Ci viene in aiuto in questo discernimento interiore la Lettera agli Ebrei, seconda lettura dell'odierna parola di Dio: “Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile... vi siete accostati alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova”. Ecco la fede è questo progressivo avvicinarsi al Salvatore e vivere del suo insegnamento, perché tutta la nostra vita sia un inno di lode al Creatore e al Redentore.

Sia questa la nostra preghiera in questo giorno di festa: “Signore Gesù, dammi la grazia di cercare, in tutte le circostanze, l'ultimo posto, e mai il primo, per seguire il tuo esempio e mettere in pratica il tuo insegnamento. Allontana da me, Signore, ogni forma di orgoglio e di superbia di primeggiare sugli altri, correndo ad occupare posti di cui non ne sono degno e che non merito per alcun motivo vero. Davanti ad una cultura della rincorsa ad occupare i primi posti, anche al banchetto della tua mensa, fammi scegliere la fila degli ultimi, non nella speranza che poi mi spetta il primo posto nel tuo Regno o a salire di posto e di categoria nell'ascesa al Paradiso, ma Ti chiedo di riservare a me, almeno un angolino di cielo, di quel cielo in cui la virtù dell'umiltà ha trovato posto per l'eternità, non avendo avuto spazio in questa umanità. Amen”

 

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