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TESTO Salvarsi, varcando la porta stretta della fefe

padre Antonio Rungi

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (25/08/2019)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

La parola di Dio di questa domenica di fine agosto 2019 ci offre l'opportunità di riflettere, in particolare, sul tema della salvezza eterna. Infatti, nel brano di Luca, “un tale chiede a Gesù se sono pochi o molti quelli che si salvano”. Una curiosità la sua? Un' esigenza di capire se lui sta tra i candidati alla salvezza o una normalissima richiesta di prospettiva futura per quel Regno che Gesù aveva inaugurato con la sua venuta sulla terra?

Alla domanda di questo tale, Gesù non risponde dicendo chiaramente se sono pochi o molti quelli che si salvano, ma indica una strada ben precisa per salvarsi: sforzarsi di entrare per la porta stretta nel suo Regno, in quanto non è facile e semplice fare un cammino di santità se non attraverso le prove, le sofferenze, le croci e l'impegno personale in una vita eticamente corrispondente al vangelo.

Allo sforzarsi per entrare, Gesù fa seguire anche una raccomandazione precisa, che parte da quella che è la quotidianità che rimanda alla prassi del chiudere e dell'aprire. Infatti chi è addetto alla chiusura, cioè Dio stesso a quanto ci lascia capire, lo deve fare per dovere e per giustizia.

Per cui, una volta chiusa la porta chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Chi vuole entrare e non può farlo, cosà è costretto a fare? Deve bussare la porta, nella speranza che qualcuno venga ad aprirgli dal di dentro. Ma se chi sta all'interno non ci conosce o non ci vuole aprire resterà fermo nelle sue decisioni.

Allora si portano testimonianze, si dicono cose fatte insieme, come mangiare e bere condividere un'esperienza ascolto.

Ma chi sta dentro, se non vuole aprire, dichiarerà: “Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.

In queste parole cogliamo il rifiuto totale di Dio di quei peccatori ostinati che non si sono mai convertiti o hanno peggiorato la loro situazione morale.

La condanna eterna per loro è espressa in queste terribili parole che fanno riferimento all'Inferno; dove ci sarà pianto e stridore di denti. Da lì si potrà vedere, ma non accedere alla gloria del cielo e quindi alla salvezza eterna. Si vedrà Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e i peccatori cacciati fuori. I salvati verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”, in quanto bisogna uscire dalla falsa idea che solo perché sia appartiene ad una fede, ad un popolo o si riveste un abito o un ruolo religioso che si ha l'automatica certezza della salvezza eterna. Non è assolutamente così. Per cui chi è stato scelto per ultimo diventerà primo, mentre chi è stato scelto per primo diventerà ultimo, nella misura in cui non vive il vangelo.

E allora cosa fare per salvarsi? Questa porta stretta di cui parla Gesù, nel Vangelo di oggi cosa davvero significhi per noi cristiani, perché il messaggio è rivolto a noi in modo chiaro, venuti per primi alla fede, già nei primi giorni della nostra vita terrena. Perché Gesù utilizza questa immagine per farci capire l'importanza di salvarsi seguendo un modo di vivere virtuoso e non vizioso?

Un fatto è certo che nel nostro cammino verso il Regno c'è una lotta da condurre, una lotta dura, che è “il buon combattimento della fede” (1Tm 6,12) contro un avversario, un oppositore, un potente che è Satana.

Nessuna illusione: la sequela di Gesù è a caro prezzo, costa fatica e impegno, richiede di combattere con le armi spirituali, a volte fino all'agonia, alla lotta davanti alla morte, come l'ha vissuta Gesù, dal Getsemani fino alla morte in croce. La porta stretta non vuole impedire l'entrata, ma rivela che solo chi sa lottare, solo chi sa che la meta è il regno di Dio, potrà oltrepassarla. Solo chi si sforza continuamente per diventare migliore e far diventare migliori gli altri ha una reale chance di entrare.

Facciamo tesoro di quanto leggiamo oggi nel brano della seconda lettura di questa domenica, tratta dalla Lettera agli Ebrei: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». C'è una spiegazione al motivo del nostro soffrire, questo motivo è quello di cambiare comportamento e vita. Infatti “È per la nostra correzione che noi soffriamo! Dio ci tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”. Per cui il cristiano che guarda in alto ed ha a cuore la propria ed altrui salvezza si corregge di fronte al male commesso ed hai peccati fatti e non diventa un recidivo delle azioni cattive, rigettando ogni vera correzione che viene da Dio.

Su questo stesso tema si struttura la prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Isaìa. Nella parola del profeta cogliamo questa universalità della salvezza che il Signore porterà a compimento: Infatti, dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria”. Per raggiungere, vedere e godere di questa gloria bisogna sforzarsi per entrare per quel cunicolo stretto che è il Vangelo, quando lo si prende seriamente. Il restringimento che il Vangelo provoca nella nostra vita e solo ed esclusivamente di ordine morale, in quanto il nostro operare deve corrispondere esattamente a quanto è richiesto ad ogni buon cristiano se vuole salvare la sua anima. Non serve a nulla guadagnare il mondo intero se poi andiamo nel fuoco eterno, rigettato da Colui che non ci conosce più, in quanto noi ci siamo allontanati da lui, pur frequentando la sua casa e la sua mensa, pur ascoltando la sua parola, senza produrre effetti nei nostri comportamenti.

Sia questa la nostra umile preghiera in questa domenica, avvalorata da una riflessione conclusiva sulla via stretta da seguire per giungere in paradiso: “O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.

Non mi piacciono le strettoie, Signore: se voglio passare devo abbandonare i bagagli che mi trascino dietro dovunque vada, e sono la mia sicurezza, il mio sostegno nelle avversità. Non mi piacciono le porte strette, perché non fanno passare la soglia con agiatezza. Non mi piacciono neppure i sentieri ripidi che mi obbligano ad usare le mani per trovare un appiglio e proseguire fin sulla cima. Vorrei porte larghe, spaziose, da attraversare col mio carrello stracolmo di ogni bene. Vorrei comode autostrade da percorrere a velocità sostenuta, senza multe e penalità di punti. Ma il tuo Regno non prevede che porte strette e strade in salita e se vi voglio entrare, mi devo abituare a camminare dritto e con coraggio. Non potrò neppure contare sulle amicizie, sui contatti importanti, sulla presenza costante nei posti giusti, nei luoghi sacri, addirittura alla tua sacra mensa. Tu guardi ai fatti, Tu consideri le opere e questo sarà causa di non poche sorprese quando gli ultimi saranno ammessi ai primi posti e i primi squalificati a vita. Signore prendimi per mano e ponimi all'ingresso di quella porta stretta di cui parla il vangelo di questa domenica per fare i primi passi per entrare nel tuo Regno di pace, anche se non sarò tra i primi classificati. Amen

 

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