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TESTO Trasmettere il fuoco

don Maurizio Prandi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2019)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Accennavo, ieri sera, nella messa della vigilia, che mi piacerebbe condividere alcuni pensieri rispetto al fuoco acceso da Gesù e alla sua trasmissione, trasmettere il fuoco appunto. È da qualche tempo che ci penso, da quando Federico, al campo scuola di fine luglio mi ha detto che lui, da quando ha cominciato a vivere i campi (da noi si comincia presto, in prima elementare), è sempre tornato a casa con il desiderio di raccontare ai suoi tutto, ma proprio tutto quello che si era fatto a cominciare dal leggere loro il libretto con i vangeli, le preghiere, le proposte.

Forse è una illusione non so, ma a volte si può, a volte siamo capaci di accendere anche noi il fuoco di Gesù e pensavo a tutte quelle volte in cui pretendo di accendere il fuoco senza scottarmi, senza sudare, senza fare la fatica di fare la legna, di preparare un posto per accumulare la legna per l'inverno, metto lì due contenuti, perché su di me hanno un certo effetto e poi se il fuoco si spegne: colpa degli altri! Le mie parole, le parole della chiesa, le parole del mondo degli adulti.

Fuoco, una vita nuova, diversa, un modo nuovo di vivere è quello che porta Gesù; questa vita nuova, può forse entrare in me in modo indolore? Non ci sarà contrasto con la vita vecchia? Non ci sarà rotta di collisione? Non ci sarà un momento pasquale, di rottura, di fatica o sarà tutto come prima?

Il cristianesimo è una serie di norme etiche o un rinascere? Il battesimo di cui parla Gesù è proprio questo rinascere, generare (ogni persona è un grembo dicevamo i giorni scorsi), non soltanto una adesione a principi etici. E' facile per me fermarmi lì, ai principi etici, le regolette, le norme e dimenticarmi di quello che la Madonna nel vangelo di Giovanni: fate quello che vi dirà! È per quello che vivo un cristianesimo in fondo mediocre, un po' adolescenziale, dove mi accontento di rispettare l'altro nelle sue idee, nelle sue fatiche, nei suoi spazi. Scusa don ma... vedi... l'estate... il mare... i ragazzi... la domenica... non sono un bigotto ma di questa riduzione del precetto domenicale a precetto stagionale scolastico (a messa si torna quando ricomincia la scuola) un po' mi sento responsabile!

Sono molto contento del campo estivo con i ragazzi delle superiori, un tempo per domandarci insieme cosa vuol dire credere, essere credenti, quali responsabilità nascono da questo. C'è una richiesta che i ragazzi fanno al mondo adulto: lasciarli un po' stare, voler loro bene significa rispettare le loro idee ma senza dire loro nulla, va bene così! Ma, è proprio vero? Va davvero bene così? Va davvero bene che le parole degli adulti siano distanti? Stiano distanti dal loro affetto?
Abbiamo persone che rivestono ruoli di grande responsabilità e che come degli adolescenti dicono: mamma, devi volermi bene e rispettare le mie idee; mamma ti voglio bene ma devi rispettare la mia libertà; credo nell'Immacolata, oggi è il compleanno della Vergine Maria, oggi ringrazio la Vergine Maria ma voglio che stia zitta, che non mi dica nulla, che non mi parli di Gesù, della sua Parola, delle sue scelte. Devi aiutarmi, vergine Maria, ma senza generare in me il Verbo della vita, devi aiutarmi ma senza accendere in me quel fuoco che tuo Figlio ha acceso e che io con tanta fatica sto cercando di spegnere!

Mentre ero in Terra Santa mi ha raggiunto una mail che conteneva una denuncia della Soprintendenza ai Beni Culturali che mi intimava di togliere il presepe dal luogo in cui lo avevamo posto in basilica; senza sapere che il presepe era stato tolto, senza cogliere la differenza tra presepe e altare della reposizione, senza tenere di conto del foglio che spiegava il significato dell'altare della reposizione e del perché lo avrei tenuto fino a Pentecoste, senza tenere di conto del cammino fatto con le famiglie per arrivare fin lì. Denuncia scritta dopo l'ennesima lettera delatoria anonima. Quello che mi colpiva, non è stata la segnalazione alle autorità, quello che mi colpiva è che la Soprintendenza parla della presenza di cianfrusaglie in una preziosissima tomba all'interno della basilica dei Fieschi. Cianfrusaglie sono le bollette delle utenze, simbolo della fatica che le nostre famiglie fanno ad arrivare a fine mese; cianfrusaglie sono il mattarello e le altre cose di casa, simbolo della fatica quotidiana delle nostre mamme; cianfrusaglie i libri di scuola dei nostri ragazzi; cianfrusaglia è il pallone, il desiderio di giocare dei bambini; ma cianfrusaglia, ben esposta nel nostro altare era soprattutto il vangelo, con le sue parole che sono fuoco per noi, fuoco che qualcuno si adopera per poterlo spegnere, parole che il mondo di oggi, come dicevamo cominciando la nostra settimana, sta cercando di cancellare, a partire dalla parola prossimo.

 

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