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TESTO Commento Luca 7,11-17

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Martedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (16/09/2003)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Dalla Parola del giorno

"Veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova...vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere! E accostatosi toccò la bara...poi disse: Giovinetto, dico a te, alzati!"

Come vivere questa Parola?

Ciò che colpisce in questa pericope, non è solo il fatto che la Parola di Gesù, come sempre, è di una forza tale da operare prodigi. Quello che l'evangelista Luca vuol sottolineare è anche altro: l'umanissima sensibilità del cuore di questo Rabbi di Nazareth: trasparenza di quella misericordia e compassione che è il cuore stesso del Dio tre volte santo. E non è inutile notare che questo episodio è stato 'registrato' solo da Luca tra gli evangelisti, quel Luca, medico e pittore, che, non a caso, la più antica tradizione ha chiamato "scriba misericordiae" (colui che scrive e tramanda con cura ciò che, in Gesù, è rivelativo di compassione e misericordia). L'espressione: "Giovinetto, dico a te "ALZATI"(..., e lo diede alla madre", è identico a quello che incontriamo nel Libro dei Re quando racconta della risurrezione del figlio della vedova da parte del profeta Elia. Non a caso il popolo, stupito, esclamerà di Gesù: "Un grande profeta è sorto tra noi". Eppure Gesù è ben altro, ben di più! E Luca per la prima volta dopo il racconto della nascita, lo chiama "Signore".

Ecco, incontrarlo come Signore di misericordia, talmente compassionevole da chinarsi sul nostro dolore, su quello che a volte sembra schiavizzarci il cuore, nell'intento di far "risorgere" in noi l'uomo, la donna di speranza, è quello che la Parola vuol dirci.

Oggi, in una pausa contemplativa, a lungo lascio risuonare come rivolta a me l'espressione di Gesù: "Non piangere". Chiedo non solo di essere consolato in profondità dentro quelle intime lacerazione che forse io solo conosco, ma mi espongo a essere "toccato" nel cuore.

Signore, qualche volta, nel mio intimo sono una "bara" ambulante. "Bara" che mi rinchiude è sfiducia: in me, negli altri, in tutto e in tutti. O Signore, mio Signore di vita e di misericordia, ridestami alla speranza e certezza che sempre posso contare su di Te e che in Te e per Te, rifioriscono in me la possibilità di consolare gli altri.

La voce di un Padre del deserto

"Non permettiamo che la fontana faccia zampillare cose amare dal medesimo pozzo, cioè dal profondo del cuore, ma che essa faccia zampillare in ogni momento ciò che è dolce, cioè nostro Signore Gesù, Cristo misericordioso
Abba Macario

 

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