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TESTO Commento su Luca 12,49-53

fr. Massimo Rossi  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2019)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

La vicenda di Gesù che raggiunge il culmine nella morte violenta, fuoco e battesimo, come la chiama, segna la fine dell'attesa e inaugura il tempo del compimento e della decisione a favore, o contro di Lui.

Le perplessità, certo, umanissime, il continuo rimandare, la pretesa di ulteriori garanzie e conferme, sono alibi di una falsa coscienza, di chi si ostina a non vedere i segni del tempo nuovo. E, d'altra parte, i segni non possono essere un comodo surrogato alla personale mancanza di coraggio.

Rileggendo la storia degli uomini, i fatti della cronaca quotidiana, con il lume della fede, si può intravedere un valore che va oltre la pura fattualità degli accadimenti; nella pagina successiva di Luca, il Signore prende posizione a proposito di due tragedie che scossero l'opinione pubblica: il crollo di una torre in costruzione che provocò la morte di alcuni operai e un tumulto di popolo sedato nel sangue dalla polizia di Pilato: per il Maestro di Nazareth eventi del genere costituiscono l'ultimo appello ad una reale conversione.

La storia cambierà se cambieranno coloro che la realizzano, se cambieremo noi!

Il Figlio di Dio rivolge a tutti un invito severo a non cercare evasioni comode per evitare gli interrogativi della fede, anziché affrontarli e rispondervi con decisione e coerenza.
Libertà e responsabilità non si oppongono!

Viviamo momenti critici; ma questa criticità non è data dai fatti della storia, quanto piuttosto dalla fede che pone gli stessi sotto giudizio.

Ma procediamo con ordine: innanzitutto, le prime due sentenze, quella sul fuoco e quella sul battesimo, esprimono la tensione emotiva con la quale Gesù vive le vicende personali, consapevole della fine che lo attende a Gerusalemme.

Nella tradizione biblica, il simbolo del fuoco rappresenta il giudizio ultimo di Dio, un giudizio che brucia, che consuma, che purifica... Verosimilmente san Luca richiama l'immagine del fuoco in relazione all'esperienza (di Gesù) dello Spirito, da sempre descritto come fuoco.

Anche la figura del battesimo, che per Gesù indica l'immersione nelle acque profonde della morte, assume per Luca la valenza positiva del bagno di purificazione, dal quale il popolo di Dio rinasce ad una vita nuova, non più dominata e oppressa dal peccato, ma illuminata dalla luce liberante della Grazia.

Evocando queste due immagini, il Cristo dà alla sua morte un significato religioso e profetico.

Il dramma del venerdì santo produrrà l'effetto di un incendio, di una inondazione, manifesterà il giudizio di Dio a favore di Gesù e contro il mondo; non perché il mondo sia distrutto, ma perché sia salvato.

L'annuncio della divisione che la fede causerà all'interno della famiglia, tra padre e figlio, tra madre e figlia, tra suocera e nuora, potrebbe essere interpretato come smentita della profezia sull'avvento del Messia, principe della pace: in verità è necessario intenderci sul significato evangelico del termine PACE: non si tratta di tranquillità, di amor del quieto vivere, e neppure di assenza di tensioni e lacerazioni tra gli uomini.

Gesù smaschera finalmente l'illusione nascosta dietro l'irenismo predicato dai falsi profeti, e ancora oggi presente in certi movimenti spirituali che operano in seno alla Chiesa.

La pace cristiana è frutto di una scelta che può generare conflitti nei rapporti familiari, così come nelle amicizie. Del resto, segreto di ogni relazione profonda, di ogni amore destinato a durare, è la sapiente gestione delle tensioni, la volontà condivisa di risolvere i conflitti, impedendo che siano i conflitti a risolvere la relazione...

Dedico l'ultima parte dell'omelia a commentare la pagina della Lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato come seconda lettura: l'anonimo autore ispirato presenta Gesù Cristo autore e perfezionatore della fede; dichiara che l'autorevolezza del Nazareno è accreditata dal suo sangue. Vorrei sottolineare questo fatto, per ribattere a tutti coloro che identificano la statura morale dell'Ecce Homo con il suo insegnamento: in sostanza, un saggio, un maestro di vita, un intellettuale lucido e coraggioso che seppe tener testa all'intellighenzia politica e religiosa del suo tempo; fustigatore dei costumi, Gesù mise in luce l'ipocrisia delle classi al potere, e pronunciò parole immortali in favore dei poveri, dei diseredati, degli emarginati della società del suo tempo...
...E la sua passione?

Senza la passione della croce, le parole del Signore sarebbero solo parole, belle parole, ma niente di più! Il sangue di Cristo dà valore ai suoi insegnamenti, ma anche a tutto il sangue versato per la fede in questi venti secoli di storia sacra.

Chi pensasse che la fede sia buona solo per farci conversazione, dotta accademia, o disquisire sui social e sui media, senza un riscontro, anche sofferto, nella vita, non ha capito il valore della fede.

Questo lo dico alla luce di tante storie ascoltate, ma anche vissute in prima persona.

“Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato”: questa chiusura particolarmente forte della seconda lettura ci mette in guardia dall'arrenderci (troppo) facilmente al peccato e alle situazioni... Si dice spesso che “finché c'è vita c'è speranza!”: ecco, la vita può diventare un'energia incontenibile, una forza straordinaria dedicata a Cristo e alla fede.

Neppure conosciamo quali e quante riserve fisiche il nostro corpo possiede, fino a quando le circostanze non ci obbligano a farle scendere in campo.

Analogamente avviene per la fede, per la carità, per la speranza: è necessario “trovarsi in situazione”, per fare i conti con la scelta cristiana e renderci conto che ce la possiamo fare.

Lo Spirito di Cristo non ci abbandona... Provare per credere!

 

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