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TESTO Vegliare con la lampada della fede sempre accesa

padre Antonio Rungi

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/08/2019)

Vangelo: Lc 12,32-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Nel cuore dell'estate arriva forte e dirompente questa parola di Dio della XIX domenica del tempo ordinario, nella quale cogliamo l'essenziale messaggio di essere vigilanti con la lampada della fede sempre accesa per fare luce sul nostro cammino verso l'eternità.
E' sempre il Vangelo di Luca a fare da apripista alla nostra meditazione e riflessione sulla parola di Dio, riportando uno dei suoi brani più importanti ai fini della valutazione dell'agire umano in prospettiva dell'eternità beata, alla quale tutti aspiriamo in modo diverso e alla quale tutti quanti giungeremo, per vie diverse e risposte diverse, se viviamo nell'oggi e nel domani il vangelo della speranza e della gioia.
Nel discorso di Gesù che Egli rivolge ai suoi discepoli, possiamo trovare dei punti di riferimento molto importanti per la nostra vita spirituale: vendere ogni cosa per darlo in elemosina, cioè fare la scelta di una povertà radicale che liberi il cuore dal possesso delle cose che non sono finalizzate alla salvezza eterna; acquisire tesori spirituali e non economici e saperli conservare e farli renderli in vista della salvezza eterna.
Per attuare questo progetto di vita evangelica è necessario assumere due fondamentali comportamenti: quello dell'essere sempre pronti alla chiamata di Dio all'eternità, che potrebbe venire all'improvviso, senza nessun preavviso, o ritardare a venire, senza con ciò distrarci dai nostri compiti di cristiani e di persone che guardano in alto con lo sguardo di speranza e di certezza della salvezza. L'esempio che Gesù porta è appunto finalizzato proprio ad assumere quell'atteggiamento interiore di dolce attesa, come avviene per una mamma che aspetta un figlio e lo porta avanti nella crescita, spontaneamente, nel suo grembo.
Qui è citato l'esempio del ladro che non ci preavvisa se viene a rubare o a portare via le cose più preziose della nostra vita e della nostra casa e famiglia. Viene all'improvviso, magari nel cuore della notte per fare razzia di quei beni materiali che fanno attaccare il cuore della gente alle cose più vane ed insignificanti della terra. Perciò, ci viene rivolto l' appello alla vigilanza non armata, ma serena e profondamente sincera sul nostro comportamento al fine di rispondere prontamente e ben preparati alla chiamata di Dio all'eternità in ogni istante della nostra breve o lunga vita.
Questo messaggio riguarda tutti e non solo quelli che sono lontani da Dio, ma anche coloro che ci sono vicini e vivono, solo apparentemente, della parola di Dio, perché tutto fanno tranne che pensare all'eternità e il loro stile di vita non ingloba nulla di sapore di infinito, di visione paradisiaca, di speranza messianica e cristiana. Al contrario è ben altra storia quella che tanti cristiani, molto vicini alla Chiesa e alla fede, che poi di fatto vivono nel quotidiano.
Ricordiamo tutti, come il testo del Vangelo di questa domenica si conclude con un monito severo che va interpretato e letto alla luce delle esigenze spirituali ed ecclesiali di oggi: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Il discorso dell'attesa gioiosa si afferma in modo più evidente facendo riferimento a quanto leggiamo nei due altri testi del libro sacro, che oggi costituiscono la struttura portante della parola di Dio. Nella seconda lettura di oggi, infatti, tratta dalla Lettera agli Ebrei viene offerto una lezione e una testimonianza di vita di fede mediante il modo di vivere di Abramo, che “chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava” e come per fede “soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa”.
Sullo stile di Abramo, anche la sua legittima moglie Sarà, visse la fede con coraggio e speranza. Infatti “sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso”.
Da qui nasce la consistente discendenza dei figli di Abramo e di Sarà, passata al vaglio del dono di Isacco, che lo stesso Abramo stava offrendo in sacrificio a Dio sul Monte Oreb. “Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo”.
Senza la fede con c'è speranza nel cuore dell'uomo e non c'è amore, carità e vitalità. Ce lo ricorda anche la prima lettura di questa domenica, tratta dal Libro della Sapienza, un vera sintesi di come leggere la storia della nostra vita alla luce della fede in Dio che parte dall'esperienza della notte della liberazione, quella che portò Israele a scappare via dall'Egitto per la mano potente di Dio e la disponibilità di Mosé che si fece condottiero verso la terra promessa del popolo in attesa da secoli della salvezza.
I 400 anni trascorsi in Egitto a costruire mattoni e a mangiare cipolle segnarono la storia di questo popolo, al punto tale che si organizzò per scappare via, in fretta, da quella condizione di schiavitù reale per vivere nella libertà di popolo di Dio salvato dall'Onnipotente, mediante un cammino esodale che durò 40 primavere.
La fede che ci viene indicata come cammino personale ed ecclesiale si basa sul coraggio, è coraggiosa e trasmette coraggio e forza agli altri. No demolisce convinzioni e sicurezze personali, le indirizza alle vere sicurezze, quelle che contano per sempre e sono eterne. Questa fede professiamo, questa fede chiediamo di aumentare, questa fede ci sforziamo di vivere nel quotidiano per essere più santi e soprattutto sempre più preparati per accedere ai granai eterni del dispensatore di ogni bene.
Perciò, con tutta la chiesa in preghiera in questo santo giorno dedicato al Signore, sia questa la nostra umile preghiera che innalziamo a Dio con la voce, il pensiero e soprattutto il cuore con tutti i cattolici del mondo: “Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna”. Amen.

 

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