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TESTO La passione del bene comune

don Angelo Casati  

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (04/08/2019)

Vangelo: Mt 22,15-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». 22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

Il clima, dico il clima, di questo racconto, è un clima arroventato. Matteo ha appena finito di scrivere che i capi dei sacerdoti e i farisei avevano intuito che i destinatari di quelle parabole urticanti di Gesù erano proprio loro. Di qui la loro decisione di catturarlo. La domanda sul tributo è dunque un tranello: coglierlo in fallo. E succede una cosa strana: che i farisei mandano i loro discepoli con gli erodiani. Ma come è possibile? Non è forse vero che farisei ed erodiani erano su posizioni irriducibili, diametralmente opposte? Mentre i farisei detestavano i romani, gli erodiani, che parteggiavano per Erode, erano al contrario collaborazionisti. Si fanno alleanze - succede - inimmaginabili. Pur di difendere interessi e potere.

E un'altra cosa, tra le altre, crea meraviglia: che proprio loro abbiano nelle borse la moneta del tributo romano, quando nel tempio, per non violarne la sacralità, era severamente proibito introdurre qualsiasi raffigurazione umana. Non per nulla all'ingresso c'erano i cambiavalute. E Gesù in qualche modo li sbugiarda chiedendo loro di mostrare la moneta del tributo, moneta considerata impura, una moneta che portava l'effige dell'imperatore con l'iscrizione: "Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, Pontefice Massimo". Dissacrazione totale. Voi tutti avete capito che il problema in questione in tutte le letture che oggi abbiamo ascoltato è quello del rapporto con la politica, con l'autorità, in genere con la politica, con le scelte politiche. Ebbene sarebbe fuorviante - spesso è avvenuto e ancora oggi avviene - che le parole di Gesù: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio", siano declinate quasi a segnare una totale estraneità dei campi, una separazione degli ambiti: Dio e Cesare sullo stesso piano.

E il "Cesare di turno" a rivendicare il potere di fare i "fatti suoi". Nessuna autorità, nemmeno quella religiosa, può nascondersi dietro il verbo fare: "io faccio, io ho fatto". Che cosa hai fatto? Voi forse avete notato che la frase di Gesù, molto nota, nota e citata e a lungo declinata con il verbo "dare" - "Date a Cesare..." - sia stata restituita nel nostro testo all'originale "rendete": "Rendete a Cesare quello che è di Cesare". Voi mi insegnate che si restituisce quello che si è ricevuto: quello che si è ricevuto da un'autorità, il bene che si è ricevuto. La domanda allora è: Che cosa significa "quello che è di Cesare"?. Di che cosa si deve occuparei Cesare? Che cosa spetta a Cesare?

Ebbene la risposta, che viene dalle Scritture sacre, è limpida: è di Cesare, gli spetta, il "bene comune". Non il potere per il potere, non l'ambizione personale, non l'interesse di parte, non l'arroganza che cancella i diritti. L'orizzonte che legittima il potere, ogni potere, è il bene comune. Quando il potere ha questo orizzonte - starei per dire - ci viene spontaneo portare rispetto. Gli viene riconosciuto, gli è dovuto. E ci viene spontaneo anche pregare, perché non è una autorità che rincorre il dominio, ma il bene, la serenità, un'autorità non sopra, ma immersa con tutti. Vorrei ricordare le parole bellissime, che mai vanno dimenticate, che oggi abbiamo ascoltato dalla prima lettera a Timoteo.

Paolo scrive: "Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità". Poter condurre una vita serena calma tranquilla dignitosa e dedicata a Dio! Ma vi sembra questo il clima che stiamo vivendo nella cosa pubblica? Una vita serena, dignitosa! Quando invece le parole "serenità" e "dignità" sembrano ogni giorno rimosse, esiliate dal lessico comune. Esiliate e stuprate...

La domanda è: "Ci arrendiamo?". Ebbene non si può, non ci si può, rifugiare nelle chiese per non vedere, per non prendere posizione su ciò che accade fuori. Quasi che la fede legittimasse un lavarcene le mani. Abbiamo responsabilità anche come credenti, e non possiamo tacere se il clima che ci avvolge e ci soffoca è tutt'altro che quello che ci è stato oggi proposto, quello di una vita calma tranquilla serena: se è tutt'altro, se è la rissa, se è la menzogna, se è l'arroganza, se e la violazione dei diritti. Al cuore mi ritornano le parole di Dietrich Bonhoeffer, teologo e pastore della chiesa confessante tedesca, giustiziato da Hitler nel mese di aprile del 1945. Diceva: "Solo chi grida per gli ebrei può cantare il gregoriano".

C'è un dovere di vigilanza, Chi frequenta le chiese, chi soprattutto frequenta la Parola di Dio, sa che se Cesare sul suo tributo ha iscritto la sua immagine, Dio - "Rendete a Dio!" - la sua immagine, pensate, l'ha scritta su ogni uomo e su ogni donna, fatti, secondo le scritture sacre, "a immagine e somiglianza di Dio". Non possiamo non prendercene cura. Rimanendo vigili, Siate vigili - sembrava dirci oggi la lettura del primo libro di Samuele - siate vigili voi che avete preteso un re. Perché la degenerazione del potere è sempre in agguato. In agguato un potere che ha la pretesa di prendere tutto: "prenderà i vostri figli... prenderà anche le vostre figlie... e prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri...".

Rendete a Dio quello che è di Dio. Come? Onorando e difendendo la sua immagine che è in ogni uomo e in ogni donna sulla terra. "Solo chi grida per gli ebrei" - solo chi grida per la dignità di ogni donna e di ogni uomo - " può cantare il gregoriano". La passione del bene comune!

 

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