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TESTO Commento su Sap. 9, 13-19; Filem. 9b-10, 12-17; Lc 14, 25-33

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2019)

Vangelo: Sap. 9, 13-19; Filem. 9b-10, 12-17; Lc 14, 25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Le letture di questa 23esima Domenica del tempo ordinario, anno C, le potremmo definire come le condizioni che Cristo pone per essere suoi discepoli.
Interessante nel testo lucano il cambiamento del rapporto Cristo e folla.
Finora abbiamo visto che la folla seguiva, se non addirittura inseguiva, o cercava Cristo.
Qui Luca evidenzia proprio nell'apertura del cap. 14: “Una folla numerosa andava con lui.
Cioè camminava insieme, quasi alla pari, se non poi ristabilire il giusto rapporto maestro-discente quando Luca continua nel suo testo: “Egli si voltò e disse loro......non può “essere” mio discepolo.”
E qui abbiamo un altro cambiamento terminologico verbale non di poco conto.
Quel “essere”, nel cap. 14, viene ribadito per ben tre volte, e quel essere non è più quel “diventare” che spesso era stato usato da Cristo per indicare ciò che uno avrebbe dovuto fare per seguirlo, ossia passa da un futuro a un presente.
E' un forte richiamo anche per noi...come per dire di non pensare di agire al futuro ma di agire nel presente.
Inoltre la condizione che taglia la testa al toro a ogni eventuale obiezione e interrogativo, vedasi i versetti sapienziali 9,13-19, per la sequela a Cristo, la troviamo nel capoverso 33: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.”
E questo chiarisce il tutto, senza se e senza ma.
Attenzione, non è una scelta impositiva, ma una scelta che chiunque di noi può liberamente accettare e la scelta può diventare liberante da ogni legacciolo terreno per seguire Cristo, al presente.
Il compianto Metropolita della Chiesa Primaziale Pisana, Arcivescovo B. Matteucci, scriveva a proposito: “Non si è veramente cristiani senza un distacco, senza uno spogliamento a somiglianza del Signore. Ciò impone una scelta. La scelta, ogni scelta è atto di libertà, testimonianza di amore, decisione e impegno... Si tratta di una scelta che non è una evasione dal mondo, disimpegno dalle cose terrestri e dalle attività umane; ma promozione in una gerarchia di valori che perfezionano la condizione umana, valori che da un cristiano vengono assunti e finalizzati in un destino più alto di quello temporale.
Leggiamo bene le parole che Cristo usa per fare questa scelta.

Cristo ci chiede di “odiare”, parola veramente scandalosa nella sua bocca, ma non bisogna scandalizzarsi di ciò se la leggiamo in una radicalità che non pone condizioni e fuggevoli terze vie: o si ama o si odia.
In occidente tra questo “o si ama o si odia”, si pongono tutta una serie di sfumature verbali e aggettivazioni - antipatia, simpatia, indifferenza ecc. - tali da inquinare, con compromessi, accomodamenti, tiepidezze, timori ecc., la scelta radicale che Cristo ci chiede.
E non solo...Cristo chi chiede di “portare” ognuno la propria croce, se vuole essere seguito.
La Croce è il terzo lineamento fondamentale che Cristo ci chiede, oltre a “essere e odiare”, che non le dobbiamo vedere come parole scoraggianti, se questi tre lineamenti li poniamo sul verbo principale di queste letture domenicali: “essere discepoli”.
Quindi il centro focale delle parole di Cristo non è sulla rinuncia, ma sulla conquista, non sul punto di partenza, ma sulla meta da raggiungere, che è Cristo stesso.
Concludo con le splendide parole di D.M. Turoldo: “Io non sono/ancora mai/il Cristo/ma io sono questa/infinita possibilità.

Domande
- Quale scelta, come singolo, come coppia, come famiglia, cerco di compiere ogni giorno per essere coerentemente cristiano?

Claudio Righi - CPM di Pisa

 

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