PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Non dirò: “Non so pregare”. Dirò: “Gesù insegnaci a pregare!”

don Mario Simula  

don Mario Simula è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2019)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Un amico senza riserve ha sempre accesso al cuore della persona che ama, anche se questa fosse molto più grande, più santa, più matura. E' l'amore che attrae verso la confidenza, non il rango dell'amico. Se amassi per interesse metterei in risalto soltanto il mio tornaconto, la mia utilità, e farei semplicemente un opera di strumentalizzazione dell'altro.
L'amicizia tra Abramo e Dio è così alta, bella, imprevedibile, inalterata, che permette al nostro padre nella fede di rivolgersi a Dio, in qualsiasi momento, con una preghiera disarmante e disarmata.
Nel testo del libro della Genesi, Abramo implora la misericordia di Dio sulle città corrotte di Sodoma e Gomorra. Città che non si pentono, che non manifestano un percorso di conversione nemmeno incipiente.
Abramo entra nella dialettica tra Dio e il peccato di queste città e implora misericordia; lo fa attraverso una sorta di trattativa interminabile. Abramo vorrebbe che queste città non venissero distrutte.
Dio, però, non trova in esse alcun segnale che sia in grado di muovere le sue viscere di misericordia. Il dialogo tra Abramo e Dio, è una “messa alla prova” dell'amore di Dio. Abramo mette sulla bilancia la giustizia di almeno qualche abitante di Sodoma e Gomorra. Dio si accontenterebbe. Quando poi si va alla conta non si riesce ad individuare nessun giusto, nessun uomo di buona volontà che meriti la bontà del Signore.
Emergono, tuttavia, nel dialogo, le qualità della preghiera di Abramo. E' una preghiera ardita. Non ha il sapore di una sfida. Ha il gusto di un amore insopprimibile dell'uomo di Dio verso il suo Dio. Al punto che davanti a lui si può permettere di osare.
E' un preghiera insistente e perseverante. L'amico non si scoraggia alla prima battuta. Insiste. Ritorna sulla domanda.
Non si stanca. Sa aspettare. E' una preghiera fiduciosa, come un atto di abbandono senza condizioni nelle mani di Dio.
Quella di Abramo è un preghiera che gioca tutte le carte. Fino a quelle estreme. Deve arrendersi soltanto davanti alla cattiveria di Sodoma e Gomorra, non certo davanti alla severità di Dio che, al contrario, è pronto a tutto pur di salvare quella gente.
Questa esperienza, scritta fin dalle origini della storia della salvezza, ritorna costante lungo tutto il Libro Santo.
Con Gesù raggiunge il culmine. Lui è Maestro di preghiera. Gesù è l'Orante. Lui è l'Interlocutore instancabile del Padre.
Gesù ci insegna che a pregare si impara pregando. Si impara stando dentro la preghiera. Si impara vivendo nell'atmosfera silenziosa della preghiera.
Gli apostoli contemplano questi atteggiamenti del loro maestro. Vorrebbero assimilarli. Uno di essi, a nome di tutti, esprime questo desiderio: “Signore, insegnaci a pregare! Lo hanno fatto tutti i maestri nella storia di Israele. Lo ha fatto anche Giovanni con i suoi discepoli”. Gesù cede subito alla richiesta come se gli stessero domandando: “Parlaci del tuo amore con il Padre, per rivelarci la dimensione contemplativa e comunitaria della tua preghiera. Quando pregate dite: Padre Nostro”.
Padre: Lui e io in un dialogo affettuoso, talvolta incalzante, in certi casi dolente.
Padre Nostro: Dio è padre di tutti e la nostra preghiera deve esprimere sempre la comunione, il bisogno e l'anelito di tutti.
Anche quando la rivolgo a titolo personale è sempre con tutta la Chiesa che io prego. La preghiera di Gesù mette in risalto la grandezza, la lode, la bellezza del nome di Dio Padre.
Vive il bisogno che nel mondo si realizzi il progetto di amore del Padre.

Chiede di essere nutriti ogni giorno di quello che basta a quel giorno, e nulla di più, perché la nostra preghiera sia un atto di abbandono costante.
Come si può pregare Dio se allo stesso tempo non ci si rende conto del proprio peccato e non si domanda il suo perdono?
Sperimentare la misericordia di Dio significa aprirsi, con la fatica che fa ciascuno di noi, al perdono verso gli altri. E siccome noi siamo fragili, attratti dal male, incorreggibili cercatori delle cose superflue, occorre che la preghiera implori la vicinanza del Signore nei momenti della prova.
Se vogliamo ancora scoprire qualche qualità nuova della preghiera è sufficiente che leggiamo con attenzione, e con umiltà, il Vangelo. La preghiera deve essere martellante, anche quando Dio sembra che non ascolti. Deve fondarsi sulla certezza che se chiediamo ci sarà dato, che se cerchiamo troveremo, che se bussiamo ci sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Nella loro limitatezza anche i padri sanno agire così con i figli. Quanto più Dio Padre che è nei cieli! C'è una condizione perché la preghiera venga ascoltata: che sia sempre un atto di affidamento confidenziale nelle mani del Signore. A volte Lui non ci concederà ciò che gli domandiamo. Non lo fa perché non vuole ascoltarci. Lo fa perché nella sua amorevolezza comprende doni più grandi per noi.
E' possibile che nel nostro cuore e nella nostra vita germogli un preghiera così semplice, confidente e piena d'amore?
Si è possibile perché il Padre, forse, non ci concederà un bene materiale e lascia che il nostro limite faccia il suo percorso, come normalmente avviene. Una cosa è certa, che sempre anche quando noi non ce ne accorgiamo o non lo speriamo, ci da lo Spirito Santo. Dobbiamo chiederglielo in ogni momento perché lo Spirito Santo è il vero ispiratore intimo della nostra preghiera.
Anche quando noi non sappiamo cosa chiedere Lui, con gemiti indescrivibili, prega per noi, ci presta le sue parole, ci fa dono dei suoi desideri che sono i desideri del Padre.

Gesù, ho veramente bisogno che Tu mi insegni a pregare.
Se penso ai miei dialoghi con Te, frettolosi, distratti, pieni di altri pensieri, privi di amore, mi domando: “Con chi sto parlando? Con chi mi sto incontrando? Cosa sto dicendo a colui che ritengo amico del mio cuore?”.
Gesù, devo riconoscerlo. La mia preghiera misurata dalla qualità degli atteggiamenti, dal tumulto dei sentimenti, dall'attenzione del cuore, è veramente povera, disincantata, una semplice risposta al dovere.
Tu, Gesù, meriti questo dialogo così superficiale e rozzo? La risposta è scontata. Quando sono davanti a Te i miei occhi dovrebbero cercare di penetrare i Tuoi, il mio cuore è chiamato a battere allo stesso ritmo del Tuo, le mie parole devono essere delicate, discrete; anche forti, se necessario. Mai, però, vuote di senso. Quando sono davanti a Te Gesù, mi accorgo che Tu mi cerchi con lo sguardo, sento che Tu provi a stringermi nel Tuo abbraccio. Io sono spesso sfuggente, infastidito. E anche se non lo dico con le parole lo penso: “Finalmente ho finito!”.
Gesù, insegnami la Tua preghiera: notturna, silenziosa, innamorata, fedele, perseverante, anche nel dolore fiduciosa, coraggiosa fino all'ultimo respiro.
Gesù, insegnami la Tua preghiera aperta, condivisa, donata, popolata di bisogni e di presenze, commossa e compassionevole.
Gesù, insegnami la Tua preghiera forte, esigente, sempre veritiera, decisa, mai vacillante anche quando la prova ti stritola dentro il suo torchio.
Gesù, voglio imparare da Te perché Tu mi chiedi di essere con la mia vita testimone infuocato di preghiera.
Don Mario Simula

 

Ricerca avanzata  (54003 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: