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TESTO Tu sei bisogno di Dio

don Giacomo Falco Brini  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2019)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

La sorella di Marta ci ha mostrato che c'è una parte migliore nell'unica cosa di cui c'è bisogno (Lc 10,42). E questa unica cosa, anche se l'uomo non lo sa o non lo vuole ammettere, è il bisogno di Dio. L'uomo è bisogno di Dio. A questo bisogno, Dio viene incontro nella preghiera che, sostanzialmente, è la relazione unica, personale, che ogni essere umano può stabilire con Lui. Gesù ha manifestato nella sua stessa persona questo bisogno: nel suo intimo, assiduo incontro con il Padre. Siamo giunti soltanto al cap.11 del suo vangelo e Luca, per la settima volta, ci dice che il Signore si ritirava a pregare (Lc 11,1a). Di questo suo modo di vivere se ne accorgevano anche i discepoli, se ci viene segnalato che uno di essi chiese esplicitamente di imparare a pregare (Lc 11,1b). Erano colpiti dal suo modo di pregare così diverso dal loro, volevano entrare nel mistero della sua preghiera, volevano pregare come Lui! Gesù risponde prontamente: quando pregate dite “Padre” (Lc 11,2).

Ci vorrebbe un anno intero per commentare la preghiera del Padre nostro. Ci basti ricordare l'invito di Gesù a entrare nella preghiera chiamando Dio come Lui stesso lo chiama: “abbà”, cioè “papà”. Gesù ci insegna ad andare a Dio facendoci piccoli, come figli che si rivolgono al loro papà per qualsiasi cosa. Ho un nipotino di 8 anni. È nell'età in cui, per qualsiasi motivo, cerca sempre suo papà (mio fratello). Noto sempre che ha tante domande da fargli, oltre che richieste. E anche se qualche volta il suo papà deve dire dei “no”, vedo che non viene mai meno la sua fiducia in lui. Ecco, Dio vuole che entriamo nella preghiera con Lui in questo modo: Egli non cerca persone da far tremare, da controllare, ma figli con cui parlare, figli che gli permettano di scoprire la sua tenera e misericordiosa paternità. Oh se ci fidessimo di questo insegnamento di Gesù! Se permettessimo al Padre di fare il suo mestiere pieno di amorose premure!

Forse anche tu che leggi hai qualche dubbio che sia davvero così. Non sei l'unico. Siamo tutti solidali con Adamo. Cosa aggiunge Gesù per rafforzare il suo invito alla preghiera? Ci racconta una parabola un po' strana. Un tizio ha un amico che sosta da lui dopo un viaggio. Per l'alloggio nessun problema, ma non ha niente da dargli per cena. Allora si reca da un altro amico a mezzanotte per chiedergli quel che occorre (Lc 11,5-6). È notte, ma è qualcuno che si può anche scomodare, se no, che amico è? Gesù però aggiunge la possibilità che costui, da amico sincero quale è, si senta davvero scomodato perché già a letto con i figli: la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto. Che rischi di svegliarli con il suo movimento? E qualora si svegliassero per qualche istante, dov'è il problema? Perché dice che non può alzarsi per dargli i pani richiesti? (Lc 11,7) L'attenzione che il Signore chiede non è tanto sulle domande che possono nascere, quanto sulla situazione che si potrebbe creare: un'amicizia che può essere messa in discussione da ambo le parti. Dalla parte interpellata, che si vede arrivare una richiesta inopportuna. Dal richiedente, deluso dal mancato soccorso dell'amico. Gesù ha creato nel suo ascoltatore, ancora una volta, il “climax” necessario per giungere al punto capitale della sua istruzione.

Questa parabola è raccontata prima di tutto per aiutarci a leggere dentro la nostra esperienza di preghiera. Se Dio mi ama come un tenero padre il proprio figlio, se la preghiera deve essere un colloquio familiare tra un figlio con suo padre, oppure come un amico che ricorre al suo amico, perché ci sembra a volte di sbattere su una porta chiusa? Perché a volte Dio sembra volgersi in un personaggio indifferente, restio a rispondere? In realtà, la preghiera è anche il luogo dove, se siamo docili, ci accorgiamo di tutto ciò che proiettiamo su Dio. Diciamo che Lui è lontano da noi, mentre siamo noi che ci allontaniamo. Sentiamo talvolta che ci è ostile, mentre siamo noi che ci riveliamo ostili nei suoi confronti. Facciamo con Lui la stessa operazione che facciamo spesso con gli altri. Ma qui viene il bello. Gesù ci dice di non fermarci mai alla nostra sensibilità, altrimenti finiremo per convincerci che Dio non sia quel Padre che è realmente.

Se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza (insistenza) si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono (Lc 11,8). Cerchiamo di cogliere il nocciolo di questa affermazione e la nostra relazione con Dio potrà crescere molto. Infatti, chi di noi può osare dire di essere “amico di Dio”? Eppure Gesù ci invita ad essere “sfacciati”, nel senso di essere senza maschere con Lui, ma soprattutto nel senso di non aver paura di osare, di essere invadenti nelle nostre richieste. Proprio come direbbe una madre badessa, che al riguardo scrisse un libro dal titolo “Non date tregua a Dio”. Gesù si raccomanda di parlare a Dio con una fede spudorata! Sì, hai sentito bene quello che ho detto. Il Signore ama così tanto la sincerità del cuore, che se uno si presenta a Lui “con la faccia tosta” nella preghiera, vedrà le sorprese di Dio! Ci sono stupende pagine nella Bibbia che sono il miglior commento a questa verità. Ve ne ricordo solo una, quella dove emerge una donna esemplare in questa “sfacciataggine”: la cananea che viveva nelle regioni di Tiro e Sidone (Mt 15,21-28).

Il finale del vangelo di oggi è come un riassunto della pedagogia divina nella preghiera. Gesù ci invita a chiedere, cercare e bussare perché Dio non lascia nessun figlio a mani vuote! (Lc 11,9-10) Se Lui tarda nel rispondere, non è per insensibilità ai nostri bisogni. È per far crescere il nostro desiderio più importante, perché scopriamo che in tante nostre richieste si nascondono egoismi da cui liberarci. “La pedagogia del Padre ci fa passare dai bisogni che abbiamo al bisogno che noi siamo. Se è vero che abbiamo bisogno dei suoi doni, è ancor più vero che siamo soprattutto bisognosi di Lui” (P. Silvano Fausti S.I.) Siamo ritornati all'apertura di questo commento. Il vangelo di oggi culmina con il grande desiderio di Dio di farci dono del suo Spirito (Lc 11,11-13). Il che vuol dire di farci grandi come Lui! Anche se ce ne ha fatto già dono, è necessario chiederglielo continuamente, per desiderare Lui prima di ogni altro dono. Altrimenti, rischiamo di vivere su quei 3-4 desideri tanto umani che non ci fanno cercare Dio, ma noi stessi, senza mai giungere a scoprire veramente Chi è Lui e chi siamo noi.

 

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