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TESTO In estate e sempre si sceglie il meglio, ovvero la preghiera

padre Antonio Rungi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/07/2019)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Nella domenica di piena estate, la XVI del tempo ordinario, arriva a noi un messaggio molto chiaro e preciso dal testo del vangelo e da tutta la parola di Dio di questa domenica estiva: l'importanza della preghiera, della contemplazione, del mettersi alla scuola di Gesù in ascolto della sua parola, nella piena adesione alla sua volontà, in quel discepolato tipico, rappresentato nel Vangelo di questa domenica dal comportamento di Maria, che si è scelta la parte migliore, cioè quella che conta di più per la vita dell'uomo.
Certo anche la sorella Marta, che accoglie Gesù, come Maria nella sua casa (la casa comune dei tre parenti: Lazzaro, Marta e Maria) ha una sua missione ed un suo ruolo, di sicuro meno importante, ma ugualmente indispensabile per compensare su un piano concreto ed operativo l'aspetto contemplativo della vita; tuttavia Gesù apprezza di più l'atteggiamento di Maria, rispetto a quello di Marta.
Non a caso dopo le osservazioni che la stessa Marta fa a Gesù, come era giusto in un contesto di amicizia e di confidenza reciproca, Gesù ci tiene a sottolineare quello che conta di più e quale è la parte migliore in una persona: il suo cuore, la sua spiritualità, il bisogno di ascoltare e soprattutto di mettersi ai piedi ed inginocchiarsi, nel servire Dio e nel servizio ai fratelli.

Il testo del Vangelo di Luca è molto esplicito e non ammette interpretazioni diverse da quelle che vengono manifestate con le parole di Marta e di Gesù, perché Maria ascolta Gesù e non replica alla sorella, alla quale poteva dire: fatti i fatti tuoi, mica ti ho comandato io a fare tutto questa preparazione esteriore ad accogliere l'amico Gesù?
Siccome tu ci tiene all'esteriorità, all'apparenza, alla precisione nelle cose esterne, io ho preferito dare spazio all'interiorità, all'ascolto e al discepolato della parola, dal quale deriva poi il servizio della carità.
Rileggere il brano del Vangelo con queste premesse e valutazioni ci aiuta a capire meglio ogni espressione scritta per indicare ciò che è successo e il messaggio che ne deriva. Gesù e i suoi discepoli erano in cammino, come sempre, nel loro viaggiare da un posto all'altro della Palestina per evangelizzare. Ad un certo punto si trovano a Betania e Gesù entra nel villaggio, dove c'era una donna, di nome Marta, che lo ospitò.
Era una casa conosciuta da Gesù, ecco perché si diresse e si fermò in essa. Marta aveva anche una sorella che si chiamava Maria, la quale, appena arrivato Gesù in casa, si sedette ai suoi piedi e si mise ad ascoltarlo. Cosa stava dicendo Gesù, l'evangelista Luca non lo riporta; invece riporta cosa successe in quella casa, dove c'erano le due sorelle e c'era ancora il fratello Lazzaro. Un uomo non entrava in una casa dove c'erano solo donne. E Gesù rispetta queste regole sociali e di comportamento. Quindi possiamo immaginare che si mise a parlare con i discepoli e con Lazzaro, mentre Maria si mise ad ascoltarlo.
Da parte sua Marta invece era occupata per i molti servizi da fare in casa. Il Vangelo utilizza il verbo: era distolta. In poche parole era distratta dalle cose da fare e non dalle cose da ascoltare da Gesù.
Visto il comportamento anomalo della sorella Maria che non faceva nulla, ma si era messa ad ascoltare Gesù, “allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Una risposta forte e anche di rimprovero a Marta che Gesù esprime, per far capire a questa donna, presa dai troppi affanni materiali e dalle cose da fare, che si è dimenticata della vita dello spirito, della preghiera, dell'ascolto della parola di Dio.
E' come dire oggi che non si ha tempo per pregare, partecipare alla messa, seguire una catechesi, fare un cammino spirituale, perché siamo presi da troppe cose. L'attivismo eccessivo uccide in noi lo spirito e non ci eleva a Dio. Anche nelle nostre attività, commisurate alle nostre forze non dobbiamo eccedere, ma saperci regolare per dare spazio a tutto e a tutti e prima di tutto a Dio e alla sua parola che è vita.

Ci viene in aiuto in questo discorso del servizio della carità, della mensa, dell'aiuto materiale che non bisogna rifiutare a nessuno, la prima lettura di questa domenica, tratta dal Libro della Genesi, nella quale si parla di quanto fece Abramo per il Signore, che gli apparve alle querce di Mamre.
Erano tre uomini, espressione della SS.Trinità. In essi riconosce il Signore, si inginocchia davanti a Lui, gli chiede di fermarsi e di non andare oltre, fa preparare a Sara il necessario per ristorarsi e alla fine c'è il premio per la grande ospitalità e generosità. Abramo che non aveva avuto figli da Sara, avrà in dono un figlio dalla legittima moglie e non dalla schiava, dalla quale già aveva avuto un figlio, Ismaele. Arriverà l'anno dopo Isacco e Sarà si sentirà nella vera condizione di donna, moglie e madre. Il messaggio che è sottointeso a questo racconto è che il Signore ricompensa abbondantemente ogni nostro generoso gesto verso chiunque, soprattutto verso chi sta nel bisogno.

A completamento di quanto ci viene detto e consigliato oggi dalla parola di Dio, ci viene in soccorso il brano della lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi, seconda lettura di questa domenica. L'apostolo è lieto delle sofferenze che sopporta a causa dei fratelli di fede, in quanto, in questo modo, si sente nella condizione di portare a compimento ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella sua carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa”.
Bella consapevolezza della finalizzazione del patire per amore di Cristo, della Chiesa e dei fratelli.
Ed aggiunge che della Chiesa è “diventato ministro, secondo la missione affidatagli da Dio, quella di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi”.
Questo mistero è Cristo stesso. È lui infatti che l'apostolo deve annunciare, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo”.
Un compito impegnativo di chiamare a conversione e a perfezione ogni uomo e donna che ha riposta la sua fede e la sua speranza in Cristo Salvatore e Redentore.
Un compito che spetta anche a noi cristiani del XXI secolo attuare in base alle nostre specifiche vocazioni e stati di vita, perché non venga resa vana la Croce di Cristo, ma tutto concorra al nostro bene e alla nostra santificazione.

Facendo tesoro dell'insegnamento del Vangelo di oggi cerchiamo, perciò, di sceglierci la parte migliore, come ha fatto Maria mettendosi in ascolto della parola di Dio, ma anche attivandoci, come Marta, per rendere operativo e attuativo il nostro ascoltare per servire la causa di Dio, della Chiesa e dei fratelli nella nostra quotidianità e nel nostro essere per gli altri.

 

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