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TESTO Prima ai suoi piedi, poi dietro i suoi passi

don Giacomo Falco Brini  

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/07/2019)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Mentre si cammina dietro a Gesù si chiariscono tante cose, se lo si vuole. Altrimenti Lui rispetterà sempre la nostra libertà. Intanto, si chiarisce ciò che si vorrebbe sempre mantenere in chiaroscuro, cioè se davvero lo sto seguendo e perché lo sto seguendo: è il vangelo di 2 domeniche fa (Lc 9,57-62) in cui il Signore smaschera i nostri disordini. E poi si chiarisce se, mentre lo seguo, ho l'immagine giusta di chi mi sta davanti: se non ha il volto misterioso e il cuore del buon Samaritano che si prende cura di me e di tutti (Lc 10,29-37), in realtà, sto seguendo il Dio fatto a mia immagine, o anche solo me stesso. È il vangelo di domenica scorsa. Per Luca, che è un medico, il cammino dietro al Signore è prima di tutto terapeutico, non lo dimentichiamo. La terapia è guarire nella nostra relazione con Lui. Man mano che guarisce, tante cose e tante nostre relazioni vanno al loro posto.

Come al discepolo, anche al Maestro toccò l'esperienza di essere accolto oltre a quella di venir rifiutato (Lc 10,38). Ma, osservando le due donne protagoniste dell'accoglienza, ci accorgiamo che una incarna l'accoglienza che genera una relazione autentica; l'altra incarna un'accoglienza che ci sottrae o perlomeno inficia la relazione. Marta infatti è così preoccupata dalle tante cose “da fare” per il suo ospite, che è indignata dalla posizione apparentemente passiva assunta da sua sorella Maria che invece Gesù approva! (Lc 10,39). Il che la induce a presentargli il suo reclamo ufficiale: intervenga subito a ripristinare l'ingiustizia di averla lasciata sola nei servizi! (Lc 10,40). Se il Maestro è quello che è, sicuramente mi capirà! Come sempre, se ci fermassimo all'apparenza, ci troveremmo tutti d'accordo con Marta. Se invece proseguiamo in silenzioso ascolto del testo, possiamo intuire, ancor prima di sentire cosa dice il Signore, che c'è qualcosa che non va nella sua richiesta.

Quando entro in una casa per la benedizione pasquale rimango sempre colpito dalla variegata modalità dell'accogliermi. C'è chi ti fa entrare subito a casa, ma ti pianta appena poco varcato l'uscio, corre per prendere un'offerta in denaro, te la porge subito e ti saluta senza spiccicare una parola, come se fossi giunto lì per elemosinare denaro. C'è chi ti fa entrare a casa, ma sembra “subire” la tua visita limitandosi a fare una preghiera con te, non vedendo l'ora di chiuderla lì. C'è chi ti fa entrare con piacere, ma nello stesso tempo si lamenta di questo mondo orribile e dei giovani che ci circondano, raccomandandosi di agire di conseguenza. C'è chi ti fa entrare e silenziosamente prega insieme a te, per poi effondere il dolore che teneva nascosto. E c'è chi ti fa entrare a casa accogliendoti gioiosamente chiedendo se posso fermarmi qualche minuto in più, e poi corre a preparare un caffè o altro domandando a un familiare di farmi sedere e intrattenersi con me. Soffermiamoci su quest'ultimo caso: il fatto che qualcuno di casa si intrattenga con me mentre va a preparare qualcosa da offrirmi, non disturba quella persona, anzi! Che significa?

Che Marta è disturbata. È il disturbo di tantissimi cristiani che vivono ancora convinti che per incontrare il Signore Gesù bisogna, prima di tutto, fare per Lui molte cose. E dietro questa convinzione c'è l'idea che una relazione con Dio debba moltiplicare le fatiche, perché la sua presenza genera questo. Maria invece sembra indicare, sedendosi ai piedi del Maestro, che la presenza del Signore genera ben altro. Il reclamo della sorella non la tocca per niente. Non dice niente, non replica. Notate lo splendido acquarello a supporto di questo povero commento: come risalta sovrana la libertà interiore di Maria! Affondo di più il bisturi. In fondo, dietro questo reclamo verso Gesù, non nasconde Marta a sé stessa di voler ancora essere al centro dell'attenzione per tutte le cose che fa? (cfr. Lc 15,28-30) Ci sono fratelli e sorelle che vivono così il loro servizio. In genere, sono dei bei motori turbo che si lamentano (ma non esplicitamente!) se gli altri non girano al loro regime di attività. E sono sempre molto osservatori della poca generosità e dinamicità altrui, magari fondando le loro considerazioni proprio sul vangelo del Samaritano che fa tante cose, oppure ricorrendo a massime spirituali prese qua e là.

Trovo dolcissimo l'ammonimento che Gesù fa a Marta e a tutti quelli che le assomigliano (Lc 10,41-42). In realtà, penso che tutti assomigliamo nel cuore sia a Marta che a Maria. Il problema è quello di evitare una contrapposizione sbagliata tra le due che, purtroppo, si ascolta ancora in certe catechesi. Maria infatti ci ricorda il fondamento del nostro discepolato: la consistenza della propria fede non è data dalle cose che si fanno (comunque importantissime!), ma dall'ascolto fedele della parola di Gesù. L'azione del cristiano nasce sempre dalla “contemplazione” ovvero “contemplo-l'azione”: prima si contempla l'azione di un Altro, poi si agisce. La sorgente è Lui, non io. Senza di me non potete fare nulla (Gv 15,5). Questo fondamento lo ha manifestato con grande evidenza S.Teresa di Calcutta, una delle sante più ammirate nell'azione verso gli ultimi della terra. Non molti sanno che la sua vita e lo stesso odierno apostolato delle sue figlie consacrate, parte al mattino con quasi 2 ore di preghiera e adorazione eucaristica. In conclusione, Maria è la donna che in Gesù ha riconosciuto con gioia il Samaritano che le si è avvicinato per guarirla con olio e vino. Perciò è nella posizione giusta per agire e fare lo stesso per gli altri. Marta invece deve convertirsi in sua sorella Maria, se vuole che la sua fede non diventi un posto di blocco dove lamentarsi con Dio di non essere attento verso di lei e di non correggere gli altri!

 

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