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TESTO Ogni uomo è mio prossimo

don Domenico Bruno  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/07/2019)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Spesso molti cristiani mi dicono che Gesù è la loro vita, che sono cristiani convinti (addirittura dicono di non aver nessun peccato...) ma non sanno chi è il prossimo.

Eppure il mondo continua a soffrire. Subito diciamo che è per colpa di chi non crede. Ma siamo davvero sicuri?

Il Signore mette dentro ciascun uomo un seme del suo amore. Ma abbiamo capito chi è il destinatario di questo amore che il Signore ci ha messo dentro. Sarebbe troppo facile dire di amare Dio e non amare come ama Dio, cioè tutti coloro che mi si presentano nel cammino della vita.

È ciò che succede nella parabola del Vg di questa domenica: un giovane chiede a Gesù “chi è il mio prossimo?”. Gesù con la parabola del buon samaritano fa capire che il prossimo è chiunque ci si presenti e si trovi in una situazione di bisogno, indipendentemente dalla sua cultura, dalla sua razza, dalla sua simpatia, dal suo peccato, dalla sua intelligenza... Il bisogno è legato al fatto che sia una persona. Questo basta per capire che ogni creatura ci riporta a Dio e quindi dobbiamo custodirlo.

Non posso escludere dal mio aiuto chiunque mi abbia fatto del male, chiunque sia una potenziale minaccia, chiunque sia diverso dalla mia cultura, dalla mia nazionalità, dal mio modo di vedere le cose, chiunque non mi sia simpatico...

Gesù chiese al giovane: «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». (Lc 10,25-37)

Avere compassione, ovvero saper cum-patire, cioè soffrire insieme, sentire i sentimenti che sente l'altro, avvertire i suoi bisogni, è un atteggiamento del cuore.

Il prossimo non è quello che verrà dopo colui che ho incontrato, il prossimo è colui che sta vicino a me in questo momento, e non importa chi sia, ma importa che sia un essere vivente che mi sta chiedendo aiuto e io non posso chiudere gli occhi, non posso sbattere le porte del mio cuore per non farlo entrare e aiutarlo a vivere... Chi sono io che mi credo migliore? Chi sono io che credo di meritarmi di vivere? Può meritarsi di vivere uno che lascia morire una persona?

I bisogni oggi sono tanti, ma dobbiamo imparare a riconoscerli. Da questo ne deriva che ogni uomo è mio prossimo, che tutto il mondo soffre di qualcosa e io non lo posso ignorare...

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