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TESTO L'inviolabilità dei volti

don Angelo Casati  

III domenica dopo Pentecoste (Anno C) (30/06/2019)

Vangelo: Mt 1,20b-24b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

Nelle letture che oggi abbiano ascoltato, si racconta di serpenti e di angeli: il serpente che parla con Eva, l'angelo che parla con Giuseppe.
Vado per suggestioni.

Comincerò con il serpente: Il racconto - voi lo sapete - non ha la pretesa di essere un documento storico, è un racconto sapienziale, parla della vita, della vita che accade in ogni tempo, di ciò che accade alle donne e agli uomini di ogni tempo, anche del nostro tempo. E lo scrittore biblico attinge a miti antichi. Appare improvvisamente nel racconto la figura del serpente che vantava una pluralità di simbologie nelle culture coeve allo scrittore biblico.

E forse una prima cosa che colpisce è proprio questa improvvisa apparizione. Il racconto della creazione si era concluso con la bellezza, la bellezza della nudità originaria, versetto precedente al nostro racconto: “Ora tutte e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna”. La vergogna della nudità non è all'inizio, è il dopo serpente.

Ma da dove viene il male nel serpente? Badate, questa è l'eterna, ricorrente, oserei dire, insolubile domanda: “Ma da dove il male?”. Il fatto che il racconto non dia spiegazioni sull'origine del male nel serpente non sta forse a dirci - me lo chiedo - che noi non avremo mai una risposta esaustiva alla domanda: “Da dove il male?”. E che forse è meglio darci da fare perché indietreggi. In noi e nel mondo.

Altra piccola suggestione: sulla bocca del serpente appare il nome di Dio: “È vero” dice “che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?” Pensate - lo faceva notare Paolo De benedetti - il primo nella Bibbia a parlare di Dio è satana. E dà l'immagine di un Dio concorrente, geloso della felicità degli umani. Non abbiamo mai pensato come le nostre parole su Dio possono essere a servizio dell'essere umano e delle creature oppure, come nel nostro caso, annuncio di un Dio da temere? Non basta dunque dire: “Parlate di Dio!”. Anche Satana parla di Dio... brutta immagine! E poi non basta parlarne. Proprio in questi giorni Papa Francesco in un convegno sulla teologia a Napoli ha detto: ““Mi colpisce tanto quel consiglio di Francesco ai frati: “Predicate il Vangelo; se fosse necessario anche con le parole”. È la testimonianza che conta!”.

Altro piccolo frammento del racconto, anche questo segnalato da Paolo De Benedetti: “il serpente isola Eva da Adamo. Le parla quando lui non c'è. Eva probabilmente era già sola quando riceve la visita del serpente E Adamo dov'è? La solitudine nella coppia è una chiave di lettura interessante della caduta. E il libro della Genesi ci indica la relazione di una coppia e la sessualità come occasione di incontro, di fecondità per il rapporto affettivo, ma anche tutti gli aspetti negativi di tali rapporti. I due, come sappiamo, si incolperanno”.

Ulteriore frammento: dove sta la seduzione del serpente, in quali parole? Eccole: “Se ne mangiaste, sareste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Sareste come Dio e si diventa nudi, nudi in umanità. Il racconto fa capire che la disarmonia sulla terra, ad ogni livello, ha come origine il delirio di onnipotenza: “Sarete come Dio”. Questo il vero peccato che ancora oggi fa la rovina dell'umanità, dei rapporti personali, della bellezza della creazione. Il delirio di onnipotenza. Questo è il peccato originale, che sta all'origine di ogni male: Il delirio di onnipotenza. Nella sfera privata e nella sfera pubblica.

E alla fine, ma solo lo sfioro, Dio si ricrede, non fa morire l'uomo e la sua donna: Dio guarda in avanti e riprende,. Così l'adam alla fine del racconto ha come un sussulto. La ultime parole erano state: “Tu sei polvere e in polvere tornerai”. Ed ecco, quasi risposta senza alcuna cesura: “L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi”.

E' come se da un clima di diffidenza si uscisse verso un rapporto che dice fiducia. Estrema. La fiducia costruisce, la sfiducia, la diffidenza, demolisce.

In questa luce correi sfiorare il brano di Matteo che racconta di Giuseppe e dell'angelo che lo raggiunge in sogno: nei sogni, sì, ci possono essere angeli, messaggi, scintille di luce.

Ebbene il nostro brano a causa del taglio del testo, a mio avviso, potrebbe contribuire ad avallare una immagine di Giuseppe come un uomo sottomesso, passivo, quasi senza sentimenti, pallido, esangue come spesso ce l'hanno presentato: l'angelo parla e lui fa.

No! Non accadde così neppure con la sua fidanzata: l'angelo le aveva parlato e Maria aveva chiesto spiegazioni. Il nostro testo, così sforbiciato, nasconde il subbuglio del cuore di Giuseppe di fronte a una maternità, imbarazzante. C'era tra loro una promessa, erano teneri l'uno verso l'altro. Tra parentesi, e chi ha detto che non avranno continuato a volersi un bene del mondo e a darsi tenerezza per tutti i loro giorni?.

La tenerezza di Giuseppe appare luminosa anche nel versetto che precede il nostro brano dove si scrive: “Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore”.

Pensate, molto prima dell'apparizione dell'angelo, lui aveva passato ore e ore a escogitare una soluzione. Ma che fosse tale - così lui voleva - da non esporre Maria ad occhi spudorati, a giudizi infamanti. Lui voleva proteggerla, voleva che tutto avvenisse “in segreto”. Il segreto come condizione perché non fosse ferito o violato quel volto che lui tanto amava, che gli era troppo caro.

Perdonate se mi esprimo così: poi Giuseppe obbedirà alla parola dell'angelo, ma prima dell'angelo, e senza l'invito dell'angelo, Giuseppe aveva nel suo cuore, con la sua sensibilità, fatto già molti passi. Ci racconta l'inviolabilità di un volto, di Maria. Lo sguardo di Giuseppe mi ha richiamato lo sguardo dell'adam sulla sua donna nell'ora che la chiamò Eva, la madre dei viventi.

Non il delirio dell'onnipotenza, l'inviolabilità dei volti. Messaggi sapienti, anche per il nostro tempo. Ora sappiamo che cosa distrugge una terra e che cosa invece la salva, la ricrea, la fa rifiorire.

L'arroganza, il delirio di onnipotenza, il gelo negli occhi o l'inviolabilità dei volti?

 

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