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TESTO Commento su Luca 9,51-62

Omelie.org - autori vari  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2019)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di padre Alvise Bellinato

Esiste un legame tra la prima lettura e il Vangelo odierni.

Entrambi ci parlano del tema della vocazione alla sequela, ma con toni diversi.
Osserviamo oggi, tra le tante, tre semplici sfumature.

Nella prima lettura Eliseo viene chiamato a seguire Elia e chiede il permesso al suo maestro di congedarsi da quelli di casa sua, prima di partire. Elia glielo concede.

Nel Vangelo un discepolo chiede a Gesù di seppellire il papà, prima di partire, ma Gesù non glielo permette.

Si può osservare la differenza: Gesù si dimostra più esigente di Elia. La venuta di Gesù, Verbo incarnato, in questo mondo, inaugura un tempo nuovo, in cui l'urgenza dell'annuncio del Regno di Dio non permette indugi: è richiesta la radicalità assoluta, pena l'esclusione dalla sequela ("Non sei adatto per il Regno di Dio”, cfr Lc 9,62).

In entrambi gli episodi abbiamo a che fare con maestri molto esigenti, potremmo dire perfino duri. Elia, venerato da Cristiani, Ebrei e Musulmani, è una delle figure più rilevanti dell'Antico Testamento. È un uomo dal temperamento durissimo: ha sgozzato con le proprie mani 450 falsi profeti di Baal, viene chiamato il profeta di fuoco, sarà invito da Dio in terra, secondo gli Ebrei, “prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore» (Mal 5,5).

Potremmo dire, a parziale attenuazione, che è vissuto nell'Antico Testamento, quando c'era ancora la pena di morte e Dio castigava duramente. Però è difficile negare che Gesù sia sulla stessa linea. Egli, onestamente, non sembra da meno, in quanto a radicalità. Lo esprime in varie pagine dei Vangeli. Ne citiamo a spanne, solo alcune:

“Se la tua mano ti è occasione di scandalo, tagliala” (Mt 9, 43);

“Chiunque viene dietro a me e non odia suo padre e sua madre non può essere mio discepolo” (Lc 14, 26);

“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece vieni e annuncia il regno di Dio” (Lc 9, 60);

“Vade retro, Satana!” [frase tenera, detta a S. Pietro] (Mt 16,23);

“Non è bene prendere il pane dei figli e darlo ai cani” [a una povera signora che gli chiedeva una grazia] (Mt 15,26);
“Che devo fare con te, o donna?” [a sua madre...] (Gv 2, 4).

La lista sarebbe lunga, e potremmo cercare di attenuare la durezza di Gesù, dicendo che le sue parole vanno interpretate all'interno di un genere letterario profetico, il che è vero, ma non diminuisce la sensazione di ascoltare un linguaggio duro.

Dire a un ragazzo che chiede di seppellire il papà: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”, per quanto la giri, sempre linguaggio duro è.

Ci viene in mente una frase del Vangelo di Giovanni: “Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dissero: Questo linguaggio è duro!” (Gv 6, 60).

Elia è il profeta terribile dell'antica alleanza, tutto fuoco e zelo: il suo rigore serve a preparare la venuta del Messia.

Gesù è il Messia: con lui il tempo è compiuto, non c'è più da aspettare. Annuncia il Regno di Dio e ci dice che non si può scherzare o prendere il suo Vangelo sotto gamba: c'è di mezzo la salvezza eterna o la morte.

Questi atteggiamenti ci ricordano un proverbio biblico, oggi fuori moda e illegale: “Chi risparmia il bastone odia suo figlio” (Pr 13, 24).

“Dio ci tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Dio fa questo per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità” (cfr Eb 12, 7b; 10).

La radicalità di Gesù è il suo grande aiuto a ciascuno di noi, il suo più grande atto d'amore. Dobbiamo riflettere sull'onestà della sua proposta. Le condizoni sono chiare nel Vangelo di oggi: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”; “Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.

Ciascuno di noi ha la libertà di confrontarsi con Gesù, Nuovo Elia, e la sua proposta radicale. Possiamo accettare o non accettare. Questo è il grande dono della libertà.
Senza incolpare altri, possibilmente.

Non ci risulta che, né nella prima lettura, né nel Vangelo, ci sia stato qualcuno che si è lamentato o ribellato al linguaggio duro. Così è la vocazione: siamo liberi di dire “sì” oppure “no”, ma alla fine dobbiamo solo guardare a noi stessi e assumerci responsabilità personali.

Sia Elia che Gesù desiderano lasciare qualcuno dopo di sé, che porti avanti la loro opera. Questo è il desiderio di ogni uomo e donna: lasciare una traccia in questa vita, qualcuno che porti avanti la propria eredità, la propria missione, il proprio lavoro in questo mondo, siano essi figli o discepoli.

“Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto” (prima lettura);

“Nel mio nome scaccerete i demòni, parlerete lingue nuove, prenderete in mano i serpenti e, se berrete qualche veleno, non vi recherà danno, imporrete le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16, 17-18).

Dire “al tuo posto” o “nel mio nome” nella Bibbia è lo stesso.

I discepoli prendono il posto e agiscono nel nome del Maestro, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento.

Sappiamo che Eliseo ha realizzato gli stessi segni di Elia, così come gli Apostoli gli stessi segni di Gesù.

Con una sottile differenza: “Eliseo si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio” (prima lettura). Eliseo entra al servizio di una persona di Dio. I discepoli di Gesù entrano a servizio di Dio in persona.

I cristiani non sono semplicemente a servizio di un ideale, di una filosofia, di una dottrina, di un codice etico, di una visione della vita, o di una religione. Sono a servizio di Cristo, Figlio di Dio. Hanno un rapporto unico e personale con Dio stesso.

Gesù vuole lasciare noi dopo di sé. E non, come nel caso di Eliseo con Elia “per entrare al suo servizio”, ma per entrare al servizio del Regno.

Preghiamo perché possiamo essere generosi davanti alla chiamata esigente di Gesù, affinché la sua proposta radicale faccia breccia nei nostri cuori, e possiamo diventare l'eredità vivente di Cristo in questo mondo.

 

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