PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Tu, va', annuncia il Regno di Dio!

diac. Vito Calella

diac. Vito Calella è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2019)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

All'inizio del Vangelo di questa domenica contempliamo una scelta sicura e libera di Gesù: «si diresse decisamente verso Gerusalemme», e lo fece essendo consapevole che «stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo» (Lc 9, 51).

Gesù aveva chiaro il futuro di sofferenza, passione e morte che lo attendeva a Gerusalemme. Lo aveva già detto due volte ai suoi discepoli.

La prima volta lo disse dopo la confessione di Pietro, il quale lo aveva riconosciuto come il Cristo di Dio: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno» (Lc 9, 22).

Nell'evento della trasfigurazione, al quale assistettero solo Pietro, Giacomo e Giovanni, l'argomento del dialogo tra Gesù, Mosè ed Elia era lo stesso: «Parlavano del suo esodo che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme» (Lc 9,31). Dopo aver guarito un epilettico indemoniato, creando stupore e meraviglia da parte di tutti, Gesù disse per la seconda volta: «Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini». (Lc 9, 44). Lo stupore e l'entusiasmo dei discepoli si tramutarono in incomprensione e paura di rivolgergli domande su questo drammatico argomento della sua futura morte violenta.

Dirigersi decisamente a Gerusalemme fu dunque la scelta libera di Gesù di donare la vita passando per la morte di croce.

A Gerusalemme avvennero tre innalzamenti: il primo fu quello del corpo inchiodato sulla croce (la morte); il secondo fu l'innalzamento dalla morte alla vita senza fine (la risurrezione); il terzo fu l'ascensione al cielo che corrisponde all'ultima apparizione del Risorto con la sua corporeità vivente e l'inizio della presenza dello stesso Cristo risorto nella storia e destino di ciascuno di noi e nella storia e destino di tutta l'opera della creazione, mediante l'azione vivificante e unificante dello Spirito Santo, fino al giorno della sua venuta finale alla fine dei mondo.

Tutto questo è il Regno di Dio che si compì una volta per tutte a Gerusalemme e continua tutt'ora con l'azione dello Spirito Santo nella Chiesa e nel mondo.

Il Regno di Dio è l'evento storico della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù che ha già reso disponibile anche per noi, oggi, quel meraviglioso progetto di nuova ed eterna alleanza, cioè di comunione tra Dio e l'umanità, tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e la fragile avventura di vita di ciascuno di noi, inserito in questa storia del mondo, mondo affidato alla nostra cura e responsabilità.

Fin tanto che non abbiamo scelto liberamente di far diventare centro di tutta la nostra vita il mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù e non abbiamo scoperto il dono di un'altra libertà, oltre alla nostra, che è la presenza santificante e unificante dello Spirito Santo che può agire in noi e fuori di noi, se noi glielo consentiamo, siamo come «morti che seppelliscono i loro morti» (Lc 9,60)

La nostra pretesa di autosufficienza, di bastare a noi stessi, di cavarcela da soli nell'avventura della nostra vita è come decretare che siamo spiritualmente morti mentre continuiamo ad essere biologicamente vivi fino al giorno inevitabile e sconosciuto del nostro decesso fisico. Decretata la scelta di essere autosufficienti, scegliamo di essere morti vivi che seppelliscono i loro morti. Da autosufficienti, ogni esperienza di relazione che possiamo vivere, con i nostri cari, con i nostri amici, con il nostro popolo, con i diversi da noi per cultura e provenienza, con le piante, con gli animali, con i paesaggi, una volta conclusa, viene semplicemente seppellita dalla tomba del ricordo. Se l'esperienza di relazione è stata positiva, il ricordo ci lega al passato con nostalgia; se l'esperienza di relazione è stata negativa, la memoria suscita sensi di colpa o di rabbia e si tende a voler dimenticare, più che ricordare. Ma se tutta la vita si riduce ad un legame stretto con il passato fatto di ricordi di esperienze che si accavallano, quando poi moriremo di fatto, tutto svanirà nel nulla.
Seguire Gesù invece è tutta un'altra storia!

Assumere, non con la testa, ma con tutto noi stessi il mistero della sua morte, sepoltura e risurrezione, facendolo diventare il centro della nostra vita, ci rende annunciatori del Regno di Dio e questo diventa l'unico ideale della nostra vita!
«Tu va', annuncia il Regno di Dio!» (Lc 9,60b).

Annunciare il regno di Dio è comunicare prima di tutto la gioia della scoperta che il Cristo ci ha liberati dalla nostra pretesa di autosufficienza perché restassimo liberi. «Infatti, siamo stati chiamati a libertà» (Gal 5, 13a), ma a quella libertà di consegnarci all'azione dello Spirito Santo in noi e fuori di noi, a quella libertà che è la consegna della fragilità e limitatezza, anche impotenza, delle nostre azioni all'azione creatrice e vivificatrice del Cristo risorto nella nostra vita.

Per fare questa consegna, la nostra buona volontà (Lc 9,57: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada»), si deve confrontare con la vita pellegrina di Gesù di Nazaret per imparare da lui, a vivere quel senso di “non appartenenza”, cioè quel liberare il cuore e la mente da ogni tipo di sicurezza e legame con le cose, animali, situazioni e soprattutto con le persone di questo mondo. Nulla ci appartiene, tutto è un dono, e noi ci sentiamo pellegrini spadroneggiati di ogni legame che ci da' sicurezza, perché «le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Sentire che nulla ci appartiene, come Gesù, non è disprezzare i nostri legami con le persone, con le nostre cose, con le situazioni, con la natura, ma è saper vivere tutti questi legami con uno sguardo nuovo: non da dominatori, non da protagonisti, non da signori, ma da accoglienti del dono che è l'altro, così come appare ai nostri occhi profondamente rispettosi, qualunque esso sia, chiunque esso sia, sano o malato, uguale o diverso. E allora, con il dono dello Spirito Santo in noi e fuori di noi, non siamo più morti vivi, persone autosufficienti, che vivono infelicemente ancorati ai ricordi del passato, ma siamo credenti gioiosi protesi verso un destino futuro e sicuro così come è diritto il solco del contadino che guarda in avanti, quando ara il suo campo, e non guarda indietro a ciò che è già stato. Questo destino futuro e sicuro consiste nella nostra responsabilità di discepoli di Cristo morto e risorto, di accorciare le distanze. Come il contadino, arando e guardando in avanti, accorcia le distanze, da dove è fino al limite del campo, così anche ciascuno di noi, animato dallo Spirito Santo in noi e fuori di noi, contribuisce a far scoprire la centralità di Cristo risorto in tutte le cose e nei cuori di tutte le persone. Lo fa testimoniandolo con la sua vita perseverante a tutti coloro con cui intesse le sue relazioni. Seguire Gesù non significa tagliare i rapporti con i propri cari, come se fosse un “o Gesù, o i miei cari”. Seguire Gesù è un dare testimonianza a tutti, con la nostra gioia di aver incontrato il Cristo morto e risorto, che Lui c'è nella vita di tutti come vero destino di pienezza e di felicità, perché nulla si perde di tutta la tessitura delle nostre relazioni, ma tutto si ritrova nella comunione con il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.

 

Ricerca avanzata  (54006 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: