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TESTO Se scegli Gesù, ti comprometti

don Mario Simula  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2019)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Aspetto il mantello che copra la mia povertà, ma che rappresenta la ricchezza di Dio, la sua chiamata indiscutibile, la sua provocazione benevola e amorosa.
Quel mantello è come la nube che mi avvolge e mi conduce verso sentieri, per me, imprevedibili.
Dio chiama. Gesù chiama. La strada è sempre da scoprire. La vocazione che viene da Gesù, non è un pacchetto pronto che io devo soltanto scartare e vederne il contenuto. La chiamata di Dio è sempre una sorpresa. La devo scoprire nella fatica della ricerca.
Ci è mai capitato di piangere implorando il Signore perché ci aiutasse a comprendere che cosa volesse da noi? Abbiamo spesso chiesto consiglio; ma non sempre abbiamo capito con chiarezza.
Era necessario il travaglio di chi, guardando se stesso: spirito, anima e corpo, doveva intuire il progetto di Dio. Doveva, come conseguenza, attuare il progetto. Doveva, come atteggiamento di base, amarlo. Anche perché Dio ci aspetta ogni momento per dirci: “Va e cerca, poi ritorna. Tu sai che cosa ho fatto di te”.
Come mi appare luminosa la pagina del Vangelo di Luca! In quella pagina sono descritte le mie resistenze. La prima è l'entusiasmo impulsivo: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Ho messo, però, nel conto che, mentre le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo?”. Se seguo Gesù, so con certezza che seguo la sua fatica, la sua povertà, il suo amore senza confini, il suo dono totale. Non seguo mezze misure, proposte allungate con la mediocrità, binari a scartamento ridotto destinati soltanto ad ospitare i rovi e le piante infestanti.
Seguire Gesù è esaltante proprio per questo. E' esaltante perché non mi da tregua. E' esaltante perché prende tutto di me. Tutto. Non posso mai dirgli: mi riservo una mano, un piede; tanto meno, posso dirgli che mi riservo il cuore. Cosa significherebbe in questo caso seguirlo?
Il giorno in cui decido di mettere mano all'aratro, non posso più voltarmi indietro perché quell'attimo di egoismo e di distrazione chiudono davanti a me il Regno di Dio. Che cosa mi rimane allora da fare? Devo prendere la ferma decisione di mettermi in cammino per entrare di villaggio in villaggio.
La meta ultima del cammino è Gerusalemme; ma da ogni punto del mondo fino a Gerusalemme, la strada è disseminata di gente. Di gente povera, di peccatori, di scontenti, di cercatori, di assettati.
Su tutta questa umanità non devo invocare la punizione e l'ira di Dio. Ma soltanto portare e donare la misericordia infinita di Dio. Come ha fatto Gesù; altrimenti lui si volta verso di me e mi rimprovera. Il suo occhio severo mi basta per comprendere il suo stato d'animo. Gesù continua ad incalzarmi: occorre camminare, sempre camminare verso l'altro villaggio degli uomini. Questa scelta ci appaga, ci apre alla gioia, ci spoglia del nostro superfluo e ci riveste di regalità. La regalità significa servire. Ma come è possibile rispondere a Gesù in modo così totale, così pieno? Nella mia vita ho sempre capito che tutte le volte nelle quali mi sono piegato al giogo della schiavitù della carne in tutte le sue manifestazioni, l'energia profusa è stata tolta a far correre il Vangelo: “Cristo ci ha liberati per la libertà”.
Vuoi camminare con Lui? Non portare cose che zavorrano il viaggio; sii libero della libertà con la quale Cristo ci ha liberati.
La libertà del cuore che sa amare perché ha messo al centro l'amore per Cristo, la libertà degli occhi che sanno contemplare la bellezza ma non si lasciano mai attirare dalla brama dei beni. La libertà delle mani e del corpo che Dio ci ha donato per accogliere, per donare misericordia, per far sperimentare tenerezza, per abbracciare e stringere, rivivendo i suoi gesti d'amore. Solo l'amore ci mette al servizio. Solo la libertà rende il servizio autentico. Possiamo però dire di essere liberi nel nostro cuore, e liberi nelle nostre comunità se ci “mordiamo e ci divoriamo” a vicenda? Se non abbiamo, almeno, il minimo ritegno di non arrivare alla distruzione reciproca?
Gesù cammina. Noi camminiamo dietro di Lui. Tutti insieme camminiamo secondo lo Spirito che ci porta su ali d'aquila: Guida sicura, Luce certa per scegliere secondo libertà. Fuoco inestinguibile per dare alla nostra scelta il linguaggio dell'amore.
Gesù, Tu mi dici: “SEGUIMI!”. Ogni giorno è la stessa storia. Faccio finta di non sentire, cerco di rimandare la risposta, vedo se riesco ad ingannarti dicendoti “Ni”. Credo di essere furbo. Invece, Tu, Gesù, mi aspetti nelle notti della Tua preghiera, quando maturi anche il mio nome prima di pronunciarlo come una chiamata per farmi Tuo discepolo.
Tu ti prepari Gesù.
Tu preghi a lungo.
Tu ti dibatti nei tuoi interrogativi prima di dirmi: “Percorri il mio stesso cammino, orma su orma”.
Perché, Gesù, faccio ancora, dopo numerosi anni di esperienza con te, tante questioni prima di arrendermi definitivamente al Tuo amore e alla Tua fiducia?
Gesù, è vero che Tu mi assicuri come letto la nuda terra, come cuscino una pietra incerta. Ma è anche vero che Tu mi dici: “Chi ha lasciato padre, madre, fratello, sorella, beni per seguirmi, avrà il centuplo e la vita eterna”.
Gesù, i beni però li vedo, li tocco, sembrano appartenermi definitivamente. Ma il tuo centuplo e la vita eterna potranno mai diventare oggetto della mia sicurezza?
E' proprio vero, Gesù, che i miei calcoli risuonano stonati nella melodia del tuo cuore. O mi lascio portare da Te lungo i sentieri della libertà che spogliandomi di tutto mi arricchisce di Te, oppure sarò sempre un impiegato all'ultimo gradino della carriera. Una persona grigia. Insignificante.
Insipida. Mediocre.
Tu, Gesù, ce lo hai detto con chiarezza: “Chi non è né caldo né freddo io inizierò a vomitarlo dalla mia bocca”. Ma no, Gesù. Io voglio sedere alla Tua mensa, con TE. Io voglio condividere il dramma della Tua passione, della Tua morte. Per arrivare alla gioia incredibile della Risurrezione. Non mi chiedi cose impossibili. Tu mi chiedi soltanto: “Mi ami?”. Alla fine, ti sai sinceramente accontentare delle mie parole: “Gesù, Tu sai che ti voglio bene”. A Te basta questo perché mi dica, con una fiducia senza riserve, “SEGUIMI”.
Itinerante con TE, viandante con TE, samaritano con TE, schiacciato dalla croce con TE, capace di risollevarmi con TE. Gesù, se non comprenderò a fondo che il cammino sei TU, sarò sempre un itinerante imbambolato, mai un discepolo spinto dall'amore, per camminare e camminare e camminare .. .
Piangendo e cantando.

Don Mario Simula

 

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