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TESTO Commento su Is 66,10-14; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/07/2019)

Vangelo: Is 66,10-14; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

La liturgia di Domenica scorsa ci ha presentato quale deve essere la vocazione secondo il Cristo.
Gesù mette nel cuore dell'uomo il fuoco del suo amore e così la chiamata alla vocazione diventa urgente. Colui che sente in lui questo grande amore per la sequela di Cristo non ha tempo per staccarsi e prendere congedo da tutti quelli che lo conoscono, sente solo il desiderio di partire ed andare dove il Signore lo ha destinato; per questo dovrà dimenticare la vita passata e vivere il presente che trova sul suo cammino.

Conseguenza della vocazione è la missione cristiana, argomento di cui ci parla la liturgia di questa domenica.
Gesù ha bisogno degli uomini per diffondere il Regno di Dio che è ormai vicino e sceglie allora altri 72 discepoli da mandare nel mondo.
Dice loro: “Entrando in una casa dite “pace a questa casa” Andate, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Spiega loro che mancano operai nel campo di Dio, mentre il lavoro è tanto e li invita a pregare perché il Signore mandi molti operai, per poter diffondere la Parola di Dio.
Li esorta ad essere miti come gli agnelli, liberi da ogni legame terreno, a predicare la pace e a diffondere il regno di Dio.
Li invita ancora a guardare il cielo, nelle notti stellate e a rallegrarsi perché il loro nome è scritto nel cuore di Dio che li ama.

Il sogno del profeta Isaia, dal cui libro è tratta la prima lettura, sta per realizzarsi, perché la pace sta per invadere come un fiume in piena Gerusalemme, che deve rallegrarsi per la tenerezza che il Signore ha per lei.
Dolcissimo il paragone con l'immagine della madre che teneramente alleva i suoi figli; così il Signore si comporta con la città: solo il Signore può dare consolazione e fiducia nei momenti dolorosi della vita.
Tutte le genti saranno allattate, saranno portate in braccio e tenute sulle ginocchia, per essere consolate dal Signore e saranno piene di gioia.

Con il ritornello del salmo responsoriale “Acclamate Dio, voi tutti della terra” il salmista ricorda che nelle liturgie la Chiesa prega con il Cristo che loda il Padre e lo prega per tutta l'umanità.
Nei versetti il salmista invita il popolo a lodare il Signore per tutte le cose grandi che ha fatto per gli uomini, ha diviso il fiume e li ha fatti passare all'asciutto, perché il Signore è buono e fedele con gli uomini che ama, ha ascoltato la loro preghiera e ha mostrato loro la sua misericordia.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive ai Galati e ricorda che lui si gloria solo della croce di Cristo che gli ha dato la salvezza e la vita nuova; infatti nulla conta delle cose antiche, solo la nuova vita che Cristo ci ha donato serve a noi.

L'evangelista Luca ci racconta che Gesù chiama altri 72 discepoli e li invia a due a due, a predicare il regno in ogni città e luogo dove lui doveva recarsi.
Dice loro che non dovevano servirsi di mezzi umani, li esorta a non portare borse, sacche e sandali, e a non fermarsi a salutare nessuno lungo la strada, entrando nelle case augurare la pace, mangiare quello che verrà loro offerto “perché chi lavora ha diritto ad una ricompensa”, li manda “come agnelli in mezzo ai lupi”.
“Quando entrerete in una città se vi accoglieranno, mangiate con loro, guarite i malati, e annunciate che il regno di Dio è vicino. Quando invece entrerete in una città e non vi accoglieranno uscite nelle piazze e battete anche la polvere che si è attaccata ai vostri sandali, annunciate anche a loro che il regno di Dio è vicino”.
I discepoli, tornati dalla missione, sono pieni di gioia, gli pare che anche i demoni stessero per cadere, ma Gesù dice loro: “Rallegratevi solo perché il vostro nome è scritto nei cieli”.
Da quanto letto nel vangelo possiamo comprendere meglio il significato di “missionari”; il Signore chiama delle persone e conseguentemente li invia ad annunciare il vangelo e li invia dove possono evangelizzare coloro che sono disposti all'ascolto della Parola. La chiamata e la missione sono conseguenza l'una dell'altra. I cristiani, in virtù del Battesimo ricevuto, sono dei chiamati e di conseguenza degli apostoli nel mondo dove vivono. Compito dei cristiani è, infatti, proprio quello della testimonianza: nessuno è credente solo per se stesso, ma ci si salva nella comunità, la preghiera è per tutta la chiesa, non solo per un singolo, la chiesa è tutta missionaria.
Gesù invita i discepoli a pregare “il padrone della messe” perché mandi molti operai a coltivare il “campo di Dio”, la missione nasce dalla preghiera: solo Dio chiama ed invia alla predicazione e quello che il Signore vuole per la nostra salvezza lo comprendiamo solo attraverso la preghiera silenziosa del cuore.
L'apostolo è colui che trasmette il messaggio di Dio, con il quale lui è sempre in relazione attraverso la preghiera; se l'apostolo non prega diventa solo un “organizzatore”. L'apostolo è colui che annuncia sempre con generosità, con mansuetudine, con modestia, con gioia, anche nei momenti difficili e dolorosi, l'apostolo agisce nella povertà e non nel potere che gli potrebbe derivare dalla sua predicazione.
L'apostolato non si fa per avere potere, per essere i più bravi, ma per trasmettere quello che di bello e di grande ognuno ha potuto scoprire e verificare nel proprio cuore della Parola ascoltata, meditata e messa in pratica nel quotidiano.
L'apostolo è colui che è sempre presente con le persone che soffrono, che sono malate, sole, con quelli che hanno bisogno di aiuto di qualsiasi genere, è colui che sa ascoltare le necessità altrui e si rende disponibile e agisce con semplicità.
L'apostolo è allora colui che vive senza essere “speciale”, ma una persona “normale” come tutti, che ha come modello e compagno di viaggio giornaliero il Cristo.

Per la revisione di vita di coppia e di famiglia:
- Gerusalemme gioisce perché il Signore l'ha liberata, è grata al Signore: siamo capaci di gioire per tutte le cose meravigliose che il Signore ci ha dato sia come singoli, come coppia, come famiglia?
- Per l'apostolo Paolo conta solo la vita nuova derivata dalla croce di Cristo, le cose passate non contano più: ci sentiamo creature nuove perché salvati dal Cristo?
- Meditiamo qualche volta sul mistero della croce attraverso la quale siamo stati salvati?
- In virtù del Battesimo ci sentiamo dei “chiamati” a testimoniare con la nostra vita la missione che Gesù ci ha affidato?
- Nel volontariato che svolgiamo in ogni campo ci ricordiamo di pregare il Signore per svolgere il servizio secondo la sua Parola?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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