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TESTO Commento su Gv 19,25-34

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Maria Madre della Chiesa (10/06/2019)

Vangelo: Gv 19,25-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 19,25-34

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.”
Gv 19,25-34

Come vivere questa Parola?
Nella sua sete infinita di abbracciare l'intera umanità stringendola attorno alla misericordia di Dio, Gesù beve fino in fondo il calice amaro del peccato di ognuno. Il suo corpo agonizzante e ridotto allo stremo inaugura la fine del vecchio ordine di cose e ristabilisce tutto secondo una nuova legge, dove il legame di sangue non è più sancito da un vincolo di natura, ma dall'effusione di grazia proveniente direttamente da Dio. In Dio ognuno diventa figlio, fratello, madre in virtù della volontà del Signore e di quella sua specifica parola, che mi pone accanto chi con me è chiamato a camminare nella Chiesa. Mi guardo attorno e non sono più solo: ho una famiglia in cui ho Dio per Padre e posso ascoltare, accogliere, custodire, vivere e trasmettere la sua Parola. Sono rinato da quell'effusione di sangue e acqua, e per virtù della passione e morte di Cristo non vivo più per me stesso, ma per Colui che ha dato la vita per me.

Essere adulti nella fede, come anche nel contesto della società civile, significa assumersi le proprie responsabilità e custodire ciò e chi mi viene affidato. Oggi provvederò a non dire mai, di fronte a chi ho accanto e ai suoi problemi, che “non mi riguarda!” o “non è affare mio!”, perché colui che si presenta a me con le sue richieste mi parla di un Dio che continua ad aver sete della mia conversione.

La voce di un Predicatore
“Quando la potenza vorace della morte si attaccò alle carni di Cristo fu come un mordere nel granito, perché in lui non vi era nulla di masticabile per la morte, non vi era peccato”
Raniero Cantalamessa

don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it

 

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