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TESTO Quel pane che va al centro della tavola

don Giacomo Falco Brini  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (23/06/2019)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Gesù è circondato da folle di persone. La sua parola trasmette speranza. La sua parola ha il potere di guarire chi ha bisogno di cure (Lc 9,11). Il testo del vangelo ci dice che si avvicinava ormai la sera e gli apostoli suggeriscono qualcosa al Signore. Siccome ci si trova in zona deserta, bisogna congedare la folla perché vada a cercarsi cibo e alloggio (Lc 9,12). Curioso rileggere questo versetto. Lo leggi ancora e ti chiedi come mai la gente non faccia questo spontaneamente. Voglio dire, dopo una giornata ad ascoltare e vedere Gesù all'opera, come mai nessuno se ne va? Non sanno da se stessi che sopraggiunge l'ora del cibo e del sonno? La folla non sembra affatto preoccupata di ritornare alle proprie abitudini e abitazioni; i dodici invece, pare di sì.

Però la loro preoccupazione può essere semplicemente senso di corresponsabilità. E' tardi, siamo nel deserto, a certe cose bisogna pur pensare! Ma è proprio nel loro ragionamento/proposta che entra il Signore Gesù, sorprendendoli: date loro voi stessi da mangiare (Lc 9,13). Cioè: provvedete voi, prendete su di voi tutta la vita degli uomini, anche quella dei loro bisogni, non scaricatela sugli altri, poiché io sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza (Gv 10,10). La soluzione non è allontanarli da Gesù, ma farli restare con Lui. Ed è già qui, in questa contro-proposta del Signore che possiamo scoprire il segno eucaristico di ciò che si appresta a fare. Per i credenti, vivere è restare con Gesù al centro, vivere è condividere tutto con Lui. Hai (o sei) soltanto cinque pani e due pesci? No, la soluzione non è andare altrove a comprare per gli altri ciò di cui hanno bisogno (Lc 9,13). La soluzione è rischiare i cinque pani e due pesci mettendoli nelle mani del Signore. Le mani del Signore sono la banca più sicura per far tornare i conti!

Ai discepoli però i conti non tornavano, perché ancora non tenevano in debito conto cosa può fare la potenza di Dio con noi. Allora Gesù fa sedere tutti (sono cinquemila!) in modo ordinato, cioè in 100 gruppi di 50 uomini (Lc 9,14-15). Una folla che si siede per mangiare un pane con pesce per cui non ha faticato, pronta per un banchetto che non ha preparato, proprio come più di qualcuno aveva profetizzato! (Is 25,6) I gesti e le parole di Gesù sono chiaramente eucaristici (Lc 9,16). Adesso gli apostoli sono tornati al loro posto: distribuiscono alla folla il cibo moltiplicato che sfama tutti, anzi avanza! (Lc 9,17) Come altri miracoli, la moltiplicazione accade non tanto per soddisfare la fame del cibo che perisce, ma perché sia letta per quello che è: segno di una realtà superiore a ciò che avviene sotto i sensi. I discepoli infatti, dovranno imparare a nutrirsi e distribuire l'inesauribile cibo spirituale che si spezzerà in ogni eucarestia, il pane vero dell'uomo che ha capito che non di solo pane vive l'uomo (Dt 8,3).

Oggi la chiesa celebra solennemente la presenza del suo Signore nelle specie eucaristiche. E' il suo unico grande tesoro. Urge riscoprire in questo tempo, davanti ad essa, per chi e per cosa vogliamo vivere. Urge far ritornare l'eucarestia al centro della propria vita. Se Gesù-eucarestia torna al centro, qualsiasi cosa accada, la vita diventa un inno di ringraziamento a Lui. Se torna al centro, il suo stile di vita, quello dell'amore che si dona e condivide tutto, mi avvince e mi forma. Se torna al centro, la preghiera davanti al tabernacolo diventa indispensabile. Se torna al centro, la messa, da evento domenicale che “subisco” guardando l'orologio, diventa un'ora indispensabile da dedicare all'intimo dialogo con il Signore. Se torna al centro, da riunione di sconosciuti che si relazionano con uno sconosciuto, diventa fulcro di relazioni fraterne generate da Dio a una vita nuova. Se torna al centro, la chiesa, comunità di credenti, diventa testimonianza credibile che contagia anche coloro che non abitano in essa. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Facciamo tornare Gesù-eucarestia al centro della nostra tavola.

 

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