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TESTO Il Pane vivo capace di belle cose

padre Gian Franco Scarpitta  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (23/06/2019)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Mentre inviava gli apostoli a rendere discepoli gli uomini di tutte le nazioni, a battezzare nel suo Nome e a rendergli testimonianza fino agli estremi confini della terra, Gesù prometteva loro che non li avrebbe lasciati soli: lo Spirito Santo avrebbe consentito che esperissero la sua presenza invisibile man mano che procedevano nella loro missione e li avrebbe guidati alla verità tutta intera. Lo Spirito infatti, promesso prima della dipartita e poi effuso il giorno di Pentecoste, introduce il Cristo in ogni ambito della nostra vita, agisce insieme a lui e ce ne fa percepire la presenza, certa anche se ineffabile e misteriosa. Lo Spirito Santo ci fa conoscere oltre alla presenza anche l'azione diretta di Gesù, l'efficacia della sua parola e la ricca trasformazione che avviene in noi quando lui agisce e questo particolarmente in quei segni visibili della sua presenza invisibile: i sacramenti. In ciascuno di essi, per opera dello Spirito Gesù interviene, opera, trasforma ed edifica e cambia la situazione del soggetto che li riceve, elevandolo spiritualmente e rinnovandolo nella dignità. Fra tutti i sacramenti, la Chiesa ci invita a considerarne uno in particolare, nel quale, sempre per opera dello Spirito Santo, il Cristo non solamente presenzia e agisce, ma resta sostanzialmente, egli stesso, in mezzo a noi.

Durante la celebrazione dell'Eucarestia, il sacerdote pronuncia a un certo punto la preghiera di “epiclesi” affinché Dio Padre mandi il suo Spirito sul pane e sul vino e perché questi diventino il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Gesù divine presente nel pane e nel vino che vengono dati in offerta. Durante la celebrazione eucaristica infatti questo si verifica: alle parole “Questo è il mio Corpo” e “Questo è il mio Sangue” proferite alla presenza della piccola ostia nella patena e al sorso di vino nel calice, questi due elementi diventano rispettivamente il Corpo e il Sangue dello stesso Gesù di Nazareth, il quale attualizza la succitata presenza di restare con noi fino alla fine della nostra storia e questo avviene a motivo di quella famosa Cena a Gerusalemme durante la quale invitò i discepoli a rinnovare nel tempo i segni della sua presenza nel pane e nel vino. Davanti agli occhi stupiti degli apostoli orami consapevoli che lui sarebbe stato consegnato alla morte, Gesù benedice un pane pronunciando parole inequivocabili che idrntificano questo con il suo Corpo: la copula “è” indica in effetti che non può trattarsi di un simbolo o di una rappresentazione o di un'allegoria, ma che esso è davvero il suo Corpo reale, materiale. L'avverbio “questo” è reso del resto con il neutro “touto”, che si riferisce direttamente al Corpo, in modo che il pane presente in quel momento non sia più pane, ma che si trasformi in Lui. Il Sangue è quello dell'alleanza nuova fra Dio e l'uomo, che verrà sparso di li a poco sulla croce e che verrà a sostituire il sangue antico delle vittime animali con cui si espiavano i peccati del popolo. Sarà il suo Sangue sulla croce infatti ad espiare i peccati, non soltanto nostri, ma anche del mondo intero (1Gv 2, 22) “Fate questo in memoria di me” è l'indicazione a perpetuare nel tempo il memoriale della passione, morte e risurrezione, ripresentando ogni volta la trasformazione dei medesimi segni di pane e vino nel suo Corpo e Sangue e ripresentando sull'altare lo stesso sacrificio compiuto una volta per tutte sulla croce.

Le particole consacrate sull'altare, distribuite ai fedeli nella mensa eucaristica, riposte nel sacrario per la venerazione continua dei fedeli e talvolta ostentate nelle liturgie di Adorazione Eucaristica realizzano il mantenimento della suddetta promessa di Gesù di essere con noi fino alla fine del mondo, di una presenza reale, sostanziale e duratura, nella quale Gesù permane costantemente e non solo dal puro punto di vista spirituale: è lo stesso Gesù Cristo, nel suo vero Corpo, ad essere in mezzo a noi. Il Concilio Vaticano II afferma che “in essa (nell'Eucarestia) è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo”.

Il nobilissimo Sacramento infatti sostiene nell'intimo, rinvigorisce, dona lo sprone, edifica ed esalta la persona e allo stesso tempo ravvicina le distanze e crea comunione innanzitutto con Dio Padre raggiunto per mezzo dello stesso Cristo Eucarestia, quindi anche fra di noi e con gli altri, perché lo stesso Corpo del Signore raduna tutti in unità e in concordia, promuovendo la condivisione e la mutua donazione. E' mia esperienza personale che ricevere l'Eucarestia con vera fede, convinti ogni volta di Chi andiamo a ricevere e non per una mera consuetudine sterile e asettica, apporta sempre il beneficio di un sollievo spirituale, uno stato particolare di fiducia nell'affrontare le sfide della vita di tutti i giorni, un maggiore incoraggiamento e sprone nelle difficoltà; del resto è proprio dello Spirito Santo donare slancio e vigore. Tutte le volte che la Domenica termina una celebrazione eucaristica personalmente non di rado avverto che si instaura un clima di festa e di contentezza fra tutti coloro che vi hanno partecipato e che ora si intrattengono in chiesa a conversare e talvolta a condividere un caffè o un dolce, specialmente nelle piccole comunità di paese; o almeno si evince sempre uno stato di contentezza e di sollievo generale che non può che essere scaturito dalla celebrazione della Messa. Il pane eucaristico realizza sempre la comunione e e la protrae anche agli altri, riavvicinando le distanze e pacificando gli animi sconvolti.

A dire il vero, la comunione dovrebbe essere l'elemento caratterizzante la nostra vita associata di cristiani. Nella realtà si resta invece delusi e amareggiati notando che spesso l'Eucarestia non consegue il dono dell'unità quotidiana e nonostante la presenza del Signore nel suo vero Corpo restiamo insensibili e refrattari a codesto dono dello Spirito. Celebrando un Matrimonio nella mia chiesa assieme a un sacerdote ortodosso, riflettevo lo scorso mese su come nonostante la condivisione dell'Eucarestia ci sia stata divisione fra le Chiese, quando con un po' di buona volontà ci si potrebbe riconciliare fra le varie confessioni nella comunione piena, eliminando ogni sospetto e distacco, e proprio la condivisione del Sacramento dovrebbe essere lo sprone di ciò.

Il “pane vivo disceso dal cielo” Gesù Cristo che ci invita al pasto comune di sé non dovrebbe trovare terreno arido in animi scostanti e insensibili alla sua azione, ma piuttosto trovare la corrispondenza della maturità da parte nostra di voler essere docili alla sua azione trasformante e riconciliante. L'obiettivo di questa presenza speciale di Gesù è l'edificazione interiore, la comunione e la missione e finalmente la salvezza nostra e di tutti e l'efficacia intrinseca del Pane Vivo è indiscussa; ma quanti di noi vorranno avvalersi di tali benefici?

 

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