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TESTO Trinità è comunicazione

don Luca Garbinetto  

Santissima Trinità (Anno C) (16/06/2019)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

La nostra è per eccellenza l'epoca della comunicazione. In realtà, di comunicazione si vive da sempre, e la comunicazione è stata la misura dei salti epocali nella storia di tutto l'uomo. Ma oggi più che mai di comunicazione, anche, si muore. Si muore se la comunicazione è troppo violenta, troppo falsa, troppo giudicante, troppo offensiva e addirittura invadente. Ma si muore anche se la comunicazione è troppo emarginante, esclusiva e selettiva: nei destinatari, più che nei contenuti. Diventa facilmente manipolatrice e ingannevole. Insomma, menzognera e assassina, come il Maligno, perché usata male.

In realtà, la comunicazione ha radici più profonde dell'uomo e della storia. Anzi, è nell'uomo perché egli è a immagine e somiglianza del Comunicatore per eccellenza: di Dio. È nella storia, perché la storia l'ha creata Dio, e lo ha fatto proprio con un atto comunicativo. Ha comunicato se stesso. E non smette di farlo. La comunicazione dunque è più che mai azione spirituale, e se non lo è tradisce la sua verità. Per questo c'è bisogno dello Spirito Santo per entrare nell'orbita di questa verità. Perché la verità del comunicare non è banalmente una corrispondenza scientista tra un fatto e un nome: dove va a finire, in quest'ottica materialista, la pregnanza della relazione, e in fondo dell'amore con cui si può, e forse si deve, comunicare?

Nella solennità della Santissima Trinità ci troviamo in fondo immersi nel mistero della comunicazione. Balza agli occhi che il contenuto stesso del mistero rivelato ci sfugge, ci sorpassa, ci travolge quasi, in una dinamica di relazione in cui la battuta non è data da noi. L'uomo è innanzitutto destinatario. Ma non passivo, né tanto meno funzionale. La Santissima Trinità si comunica per la semplice bellezza di darsi, e ha dunque necessità di un interlocutore - l'uomo - capace di accoglierla. Libero, abilitato all'ascolto, come lo è Dio stesso. Mistero infinito.

A noi oggi questo mistero di relazione svela alcuni tratti dell'arte del comunicare, dei quali fa bene recuperarne la valenza. Riportarli poi alle nostre rocambolesche piroette tecnologiche sta a noi, con la nostra creatività. Ma per riuscirci, è opportuno permetterci ancora di ‘cadere dentrò il capogiro dell'amore di Dio. Vediamo come avviene.

La comunicazione, nella Santissima Trinità, è rispettosa della diversità. Ciascuno è se stesso. Eppure lo è proprio perché è in relazione con l'altro, senza che questo significhi assorbimento e omologazione. Il Figlio e il Padre sono Persone l'uno davanti all'altro, e lo Spirito è fuoco d'amore reso se stesso dal darsi reciproco degli altri due. Così pure venendo all'uomo, la Trinità rende l'uomo se stesso. Il nostro Dio non ci succhia in un astratto spirito indefinito, ma ci abilita ad alzarci in piedi, ciascuno se stesso, per dire a voce alta il proprio ‘sì' a un ‘Tu' che si è consegnato.

La comunicazione è dunque anche consegna di sé. Sempre. Non vi è un travaso di conoscenze intellettuali o di teorie dottrinali da garantire di generazione in generazione, svincolate da un dono autentico della persona, anzi delle Persone. Ce lo ha ricordato il Concilio Vaticano II: la fede nasce dall'atto gratuito e preveniente di Dio che comunica se stesso in un rapporto personale, rendendo possibile una intersoggetività a tutto tondo, in cui mente, cuore e braccia sono ugualmente attive nel ricevere e dare.

La comunicazione trinitaria, poi, ha il gusto dell'attesa, che significa poi coltivare la delicata arte della pedagogia. Non ‘tutto e subito', ma ciò che serve e ciò che si può in questo momento. Con un criterio di completo decentramento da sé: si comunica ciò che all'altro fa bene e che l'altro adesso può portare. Oh, come ne abbiamo bisogno di questa premura! Quanti pesi portano i bambini e i ragazzi su di sé, in famiglie in cui gli adulti non sanno più attendere e perseverare! Come si confonde spesso una emozione con una verità assoluta, invertendo l'effimero con il duraturo!

Infine, la comunicazione trinitaria coinvolge e condivide. Mai il darsi diventa motivo di esclusione, peggio ancora di autoaffermazione e di vanto. Se il figlio prodigo voleva che morisse il padre, per prendersi ‘ciò che mi spettà, il Figlio prodigo del Cielo muore lui per poter consegnare ciò che il Padre già gli ha dato. Per il bene dell'umanità, riempita dall'azione dello Spirito.

Una comunicazione vera, quindi, perché genera unità, comunione, relazioni d'amore nel rispetto delle identità. Quanto c'è da lasciarsi fare, in un mondo di comunicatori inesperti, come bambini affascinati da un giocattolo nuovo, che presumono di saperlo già usare al meglio. E invece, poiché non conoscono né se stessi né Dio, non si accorgono di diventare capricciosi ed egoisti, usando proprio la comunicazione per rinchiudersi in mondi senza relazioni.

Santissima Trinità, voi, sommi Ingegneri dell'arte del comunicare, siate pazienti e testardi: non stupitevi, Padre Figlio e Spirito Santo, della buffa cocciutaggine del vostro interlocutore preferito, questo uomo poco adulto e tanto ragazzino. E, non stancatevi, miti ed efficaci come solo voi sapete essere, di darvi, di coinvolgerci, di educarci nell'affascinante desiderio di comunicare, che ci seduce e ci spaventa insieme. Per favore. Grazie.

 

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