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TESTO Pentecoste: oggi di Dio

Luca Rubin   Luca Rubin

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (09/06/2019)

Brano biblico: At 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

Tempo e spazio: sono le due coordinate fondamentali per la vita su questa terra. Un giorno come gli altri, un luogo familiare e ordinario diventano lo scenario dell'incontro tra Dio e le sue creature, proprio come quel giorno a Nazareth, quando una ragazzina diede il suo ok a un progetto più grande di lei, un progetto grande come solo Dio può immaginare.

Pensiamo che Dio sia un tizio fuori dal tempo e dallo spazio, con una bacchetta magica tra le mani, e invece ogni pagina della Bibbia ci presenta un Dio che si sporca le mani, che si abbassa, si umilia, si incarna. E a incarnarsi non è solo il Figlio, in quella santa umanità che ci ha reso possibile la relazione con Dio, rendendo visibile e toccabile il suo amore. A incarnarsi oggi è lo Spirito, stabilendo un'ora e un luogo, per incontrare, per essere presenza di Dio.

Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

All'improvviso: come uno squarcio nel tempo e nello spazio, come un solco tracciato sul terreno per depositarvi il seme buono. Come un fragore, come un fuoco che divampa, come un vento che soffia, come... e ci vengono a mancare le parole, ricorriamo a metafore, a similitudini, incapaci di spiegare ciò che succede. Davanti all'azione di Dio le parole diventano silenzio, perché è la Parola che crea, è Dio che realizza il suo progetto; a noi rimane il silenzio e l'adorazione. Silenzio per accogliere la Parola, adorazione per assimilarla e viverla.

Se la definizione dell'evento è confusa, non lo è la conseguenza: “tutti furono colmati di Spirito Santo” colmati, totalmente immersi in Dio, totalmente aperti all'azione dello Spirito. Ecco l'incarnazione che continua, un mistero iniziato duemila anni fa, oggi è ancora presente in ogni persona che accoglie Dio in sé, e si lascia colmare della sua presenza.

“Cominciarono a parlare in altre lingue” dopo il silenzio e l'adorazione, ecco il momento della missione: lo Spirito è il Comunicatore che ci mette in relazione con Dio, ma non solo: lo Spirito travalica la differenza linguistica e gli ostacoli culturali, rendendo possibile a chiunque l'esperienza di Dio.

La preghiera di Gesù viene esaudita il giorno di Pentecoste: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Questa unità non è il traguardo, non è il fine, ma è lo strumento per tagliare il traguardo: “il mondo creda che tu mi hai mandato” il mondo, quindi TUTTI, possano fare esperienza di incarnazione dell'amore di Dio, TUTTI possano vivere la fede nel Figlio di Dio e grazie a Lui vivere una vita nuova, modellata e plasmata dal Vangelo.

Li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio.

Ecco che il cerchio si chiude: dopo il silenzio e l'adorazione davanti all'azione di Dio, avviene l'annuncio di chi ha fatto esperienza dello Spirito, permettendo ad altri di vivere il silenzio e l'adorazione che porterà anch'essi alla missione, all'annuncio. Pentecoste non è un evento che inizia e finisce, ma è la normale esperienza di fede che ogni credente vive, ogni giorno, tutti i giorni.

I rischi sono due: spezzare questo circolo virtuoso (non vizioso eh), non vivere il silenzio e l'adorazione, fare di testa propria, privandosi della Presenza di Dio, salvo poi invocarne l'aiuto. L'altro rischio è di intendere la missione e l'annuncio solo come un blablabla continuo, ma anche qui siamo fuori strada: lo Spirito è “ospite dolce dell'anima” e da lì dentro vuole fare cose belle là fuori, con le tue mani i tuoi piedi, i tuoi occhi, il tuo sorriso, la tua parola. Dio ha bisogno di tutto te stesso, non solo del tuo apparato fonetico!

Pentecoste è l'oggi di Dio, è l'incarnazione che prosegue, senza grandi colpi di scena o effetti speciali, ma con la certezza che Dio rimane vicino a noi, e noi vicini a Lui, illuminati e sostenuti dallo Spirito.

 

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