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TESTO Spirito necessario di verità

padre Gian Franco Scarpitta  

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (09/06/2019)

Vangelo: Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Nei suoi discorsi di commiato, Gesù annunciava che si sarebbe fisicamente distaccato dai suoi discepoli, ma che questo non avrebbe dovuto turbarli. Era necessario infatti che lui andasse al Padre e la sua dipartita anziché motivo di sconforto doveva essere incentivo alla gioia e alla letizia. “Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.” (Gv 14, 28). Come uomo, Gesù è infatti sottomesso al Padre che è più grande di lui, ma con il quale ha sempre intessuto e mantenuto inalterato un vincolo di amore e di intesa; pertanto deve essere motivo di gioia per tutti che lui “vada al Padre”, anche perché in tal senso recupererà la dimensione di gloria di Dio invitto ed eterno: alla “destra” del Padre accanto allo Spirito Santo. Ed è appunto questo spirito che dovrebbe incoraggiare gli apostoli che ora lo guardano attoniti. Dice infatti Gesù: “Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.”

Queste parole non vanno intese nel senso che Gesù si allontanerà da loro e vi sarà un altro a sostituirlo definitivamente nel suo ruolo, ma annuncia che d'ora in poi la sua presenza sarà misteriosa, ineffabile e di fatto non potranno coglierla secondo modalità e parametri a cui da sempre sono stati abituati. Sarà lo Spirito di Verità, il cosiddetto Paraclito, che permetterà ai suoi di esperire la sua presenza. Paraclito significa letteralmente “chiamato vicino”, che non si assenta, altrimenti detto “avvocato” o “difensore” ed è un termine che viene attribuito anche a Gesù stesso (1Gv 2,1). Lo Spirito Santo ha le stesse prerogative di Gesù, e questo non legittima solamente l'identità nella natura divina fra Cristo e lo Spirito, ma ci ragguaglia anche del fatto che lo stesso Spirito di verità si “farà vicino” perché noi possiamo percepire la presenza misteriosa e ineffabile del Risorto. Sarà lo Spirito ad attualizzare in noi l'essere vivo di Gesù, la sua parola, il suo insegnamento facendoci comprendere di volta in volta ciò che è oscuro e incomprensibile. Gesù infatti presenzierà e agirà nella Chiesa nella forma invisibile e la sua presenza avverrà nello Spirito Santo.

I vangeli ci raccontano che per tutta la sua vita pubblica lo Spirito Santo è stato Colui che ha sempre accompagnato e seguito Gesù dal concepimento verginale fino alla morte di croce. Gesù infatti si vede condotto e spronato dallo Spirito che discende su di lui sotto forma di colomba per poi condurlo nel deserto per essere tentato dal demonio e avere la meglio su di lui. Lo Spirito Santo istituisce Gesù Figlio di Dio non appena fuoriesce dalle acque del Giordano e realizza in Gesù il disegno di amore del Padre per l'umanità, ma al momento di spirare in croce Gesù esclama: “Signore, nelle tue mani consegno il mio Spirito.”(Lc 23, 46).

Dal momento della resurrezione in poi Gesù non sarà più semplicemente condotto dallo Spirito Santo, ma sarà lui stesso latore dello Spirito ai suoi discepoli, in un primo momento alitando sugli Undici riuniti la sera dello stesso giorno del mistero della tomba vuota (Gv 20, 22), quando concede loro lo Spirito per il perdono dei peccati.

La vera effusione dello Spirito Santo promesso da Gesù avviene però nel giorno della Pentecoste ebraica, quando a Gerusalemme si festeggia l'inizio della mietitura e sul posto si trova, all'ingresso del tempio, tantissima gente convenuta da ogni parte del mondo allora conosciuto. La Pentecoste ebraica, chiamata anche festa delle settimane, cadeva il cinquantesimo giorno dopo Pasqua e appunto comportava che si esaltasse Dio con l'offerta delle primizie del raccolto. La festa ricordava anche la consegna delle tavole della Legge a Mosè sul monte Sion.

Proprio nella prima mattinata di questo giorno (intorno alle 9 del mattino), avviene un fenomeno mirabolante: alcuni uomini che poco prima erano rintanati dentro a un cenacolo con le porte sprangate per paura di essere sorpresi dai Giudei, fuoriescono dal loro nascondiglio e stupiscono tutti gli astanti annunciando pubblicamente a gran voce le grandi opere di Dio, esprimendosi in modo che, nonostante la varietà delle etnie e dei popoli presenti, tutti siano in grado di comprendere quello che dicono. Si tratta di un fenomeno definito xenoglossia, cioè capacità di parlare lingue straniere non in modo estatico e avulso, ma in modo tale che gli ascoltatori di ogni parte del mondo capiscano quello che stanno dicendo. Parlare cioè le lingue di tutti i popoli, in modo che il messaggio della risurrezione di Gesù venga annunciato universalmente e non conosca frontiere. Secondo Cipriani vi è una capacità laudativa simile a quella di Maria nel Magnificat (Luca 1), ma contemporaneamente anche una forma di annuncio della salvezza appunto a tutte le genti ivi rappresentate, e tale sarà infatti il ruolo della Chiesa: farsi apportatrice del messaggio salvifico del Cristo che da Risorto ha radunato in sé tutti i popoli e tutte le nazioni.

Tutto questo è opera dello Spirito Santo che è disceso sotto forma di immagini plastiche e allusive quali il rombo e le “lingue di fuoco” che hanno investito i pavidi apostoli ora divenuti testimoni coraggiosi. Insomma quello Spirito Santo di cui Gesù parlava, che doveva necessariamente arrivare dopo la sua dipartita, presenzia a Pentecoste facendo sortire i suoi effetti dirompenti e coinvolgenti.

Ma chi è questo Spirito Santo Consolatore o Avvocato di cui si parla? Lo abbiamo accennato poc'anzi: si tratta dello stesso Dio che Gesù Figlio incarnato ci rivela Uno ma allo stesso in Tre Persone. Come dice Paolo, “il Signore è lo Spirito” (2 Cor 3, 17). Accanto al Padre e al Figlio, lo Spirito è Dio stesso., Terza Persona divina, che per l'appunto è vicino all'uomo, che lo eleva, lo santifica, lo rinnova interiormente e lo sprona in avanti. Lo Spirito Santo è dall'eternità il dono di Amore che lega il Padre e il Figlio in un solo vincolo, del quale adesso Gesù si fa portatore ai suoi discepoli dalla Pentecoste in poi; per ciò stesso sempre lo Spirito realizza la comunione necessaria nella Chiesa, risanando le fratture e sanando le discordie perché tutti ci si renda coesi nella missione di testimonianza dell'annuncio e prima ancora lo Spirito risana le divisioni esistenti nell'intimo di ciascuno di noi, ossia i malcontenti, le acredini, i pregiudizi e tutto ciò che già interiormente rovina i nostri rapporti con gli altri togliendo la pace a noi stessi.

Da questo deriva che si tratta dello Spirito di verità, che scruta anche le profondità di Dio (1Cor 2, 3) e che guida alla verità tutta intera estinguendo ogni dubbio, partorendo la verità stessa e facendo in modo che persistiamo sempre in essa. La verità che ci fa liberi è lo stesso Cristo che è anche via e vita, del quale abbiamo bisogno di conoscere la Parola divina. E per questo Gesù ravvisa necessaria per noi la presenza dello Spirito Santo nella Chiesa per gli apostoli, come pure per gli uomini di tutti i tempi.

Lo Spirito attraverso i suoi doni ci rende pronti anche ad essere fedeli alla verità medesima, realizzando in noi delle persone equilibrate, mature e responsabili, capaci di raziocinio e di discernimento oltre che di apertura del cuore al fascino della rivelazione. Lo Spirito orienta e sprona nelle indecisioni e nelle titubanze, calma e acquieta in presenza di van agitazioni, infonde coraggio nella paura, costanza nella prova, prudenza negli imprevisti. Lo Spirito Santo è spirito che permea la nostra vita e no può costituire un capitolo a parte di un libro, ma permeare i capitoli e ogni pagina di qualsiasi libro. Lo Spirito Santo vince la trepidazione e la timidezza perché siamo tutti testimoni di Cristo ciascuno nel proprio ambito vocazionale rendendoci apportatori della stessa parole di verità di cui ci ha rivestiti.

 

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