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TESTO Commento su Luca 9,11-17

fr. Massimo Rossi  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (23/06/2019)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

La solennità del Corpus Domini ci dà l'occasione per riflettere ancora sul mistero dell'Eucaristia, un sacramento che, potremmo dire, rappresenta e realizza il massimo del significato nella minima consistenza: un frammento di pane dal peso insignificante, contiene la pienezza della divinità.

Ci vuole molta fede per credere che quel pezzo di pane costituisca la primizia della salvezza e che, partecipando al sacramento, noi partecipiamo già della salvezza inaugurata da Cristo...

Ma è necessario spiegare: la fede si esprime in atteggiamenti concreti e, prima ancora, in convinzioni profonde... Ebbene, è diffusa la convinzione che, data l'importanza dell'Eucaristia, partecipare a due Messe (quotidiane) sia meglio che partecipare a una sola... Se poi non si riesce a seguire la celebrazione dall'inizio, basta ricevere la Comunione, anche fuori dalla Messa. Ricordo che la Comunione eucaristica fuori dalla Messa è consentita solo eccezionalmente, e non in via ordinaria.

Facendo sempre salva la buonafede, c'è ancora molta ignoranza in materia, molta religione fai da te, o, peggio ancora, una sorta di feticismo religioso; del resto, l'antropologia religiosa, scienza che studia il fenomeno religioso nei suoi risvolti individuali e sociali, ha rilevato in tutte le civiltà, passate e presenti, con diverse accentuazioni, il culto del feticcio.

Già nel Medioevo, san Tommaso D'Aquino, tra i più appassionati e autorevoli esperti di teologia eucaristica, metteva in guardia dal rischio di un'eccessiva “reificazione” dell'ostia consacrata, quasi che l'ostia fosse una reliquia del corpo del Signore; dobbiamo riconoscere che il culto eucaristico, fin dagli inizi, non scoraggiò, ma, al contrario, favorì queste convinzioni popolari: basta considerare la forma dei primi ostensori, concepiti esattamente come i reliquiari di Martiri e Santi in genere. Il fatto di vedere custodita in una teca cilindrica trasparente, l'ostia consacrata (invece che un osso) contribuì all'insorgere di un'idea sbagliata a proposito dell'Eucaristia; e si cominciò a credere che la particola fosse una vera e propria reliquia del corpo di Gesù...

I famosi miracoli eucaristici - Bolsena 1263, Torino 1453 - che ispirarono la Chiesa ad istituire l'odierna solennità del Corpus Domini, hanno purtroppo rafforzato la credenza che ogni domenica, sull'altare, si compia un miracolo...

Tocchiamo un tema estremamente delicato e complesso: la presenza reale, il fatto che, una volta consacrati, quel pane e quel vino non sono più (soltanto) pane e vino, ma corpo e sangue di Cristo. Che non si tratti di reliquie lo dimostra il fatto che le species consacrate - il pane e il vino - mantengono invariate le loro proprietà fisico-chimiche e organolettiche, quelle che, tanto per intenderci, sono percepite dai nostri sensi esterni, in particolare la vista, il tatto, il gusto.

La consacrazione muta la sostanza delle species, la quale non è percepibile dai sensi; non per questo (la sostanza) è nell'ordine del dettaglio, se è vero, come è vero, che la sostanza rappresenta la veritas, il significato profondo di ogni cosa e di ogni persona. A proposito, qual è la sostanza di un uomo? si coglie forse attraverso i 5 sensi? o non è piuttosto (la sostanza di un uomo) la sua interiorità, la sua spiritualità, la sua anima? ma l'anima non si vede, non si tocca, non si gusta,... Eppure nessuno oserebbe concludere che l'anima, lo spirito non sono importanti, solo perché sfuggono ai nostri sensi!

Il Vangelo di oggi, dal sapore eucaristico, testimonia la volontà di Gesù di nutrire tutti, senza distinzioni, né preferenze, con un cibo che è al tempo stesso umano e divino, del mondo ma non del mondo, naturale e soprannaturale.

Il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, senza dubbio, uno dei miracoli più conosciuti e più significativi di tutto il ministero di Gesù, ci insegna che le energie del cosmo, i beni della terra, le buone intenzioni, gli slanci di generosità,... non sono sufficienti a rispondere alle nostre aspettative, a saziare la nostra fame e sete... La fiducia nelle potenzialità della natura, e nelle doti umane non basta... È necessaria la fede! Al tempo stesso, la fede senza i talenti della mente, del cuore, dell'intelletto, uniti alle ricchezze di questo mondo, non conduce a nulla; al contrario, una fede che evitasse le mediazioni umane e naturali, non sarebbe neanche vera fede, ma un'illusione, per giunta, tra le più perniciose!

San Luca sottolinea la sinergia tra gli apostoli e Gesù: il movimento va dai Dodici al Maestro di Nazareth e torna infine ai Dodici, per diffondersi a tutti i cinquemila presenti...

È la dinamica specifica del sacramento, nel quale la componente divina si sovrappone a quella umana, e insieme danno vita a una realtà nuova, che non si può identificare con nessuna delle due (componenti), ma ne è la sintesi perfetta, e irreversibile; vediamola in breve: il sacerdote accoglie i doni che i fedeli portano all'altare (offertorio), vi impone le mani, recita sopra di essi le parole della consacrazione; lo Spirito Santo invocato sul pane e sul vino, li trasforma nel corpo e sangue del Signore; infine il sacerdote li restituisce ‘transustanziati' alla comunità, affinché i fedeli se ne possano nutrire.

“Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”: due aspetti emergono da queste ultime parole: il primo, gia introdotto sopra, è la valenza universale del sacramento: Dio non ha pregiudizi, non ha riserve per nessuno: l'Eucaristia è per tutti!

Il secondo aspetto, non meno importante: non si può, non si deve perdere neppure un frammento del pane consacrato: Cristo è presente con la sua virtus, con la sua energia, anche in un frammento; Hans Urs von Balthasar parlerebbe del “tutto nel frammento”; nel 1970 venne pubblicato un suo lavoro intitolato allo stesso modo. Questa è la dinamica del sacramento, tipica della simbolica in genere; ai fini dell'efficacia dello stesso, la quantità non è rilevante.

E con questa ultimissima precisazione, che è anche una ripetizione, il cerchio si chiude: siamo partiti denunciando la ancor diffusa mentalità che interpreta gli effetti del sacramento in termini di quantità, e chiudo sullo stesso rilievo; anche in questo aspetto la liturgia sacramentale si propone come alternativa radicale alla logica del mercato, ove l'obbiettivo della produzione è intercettare i gusti dei diversi strati sociali, diventare un fenomeno di massa e battere la concorrenza...

Non conformiamoci alla mentalità di questo mondo!” (Rm 12).

 

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