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don Angelo Casati  

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VII domenica T. Pasqua (Anno C) (02/06/2019)

Vangelo: Gv 17,1b.20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 17,1b.20-26

1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.

20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

C'è una parola che mi sembra dire i sentimenti che ho provato, e provo, ogni volta che rileggo i brani che oggi abbiamo ascoltato e, in modo particolare, il brano del vangelo di Giovanni, che conclude il discorso di addio di Gesù nella stanza al piano superiore. E fu notte. "Dopo aver detto queste cose" è scritto "Gesù uscì con i suoi al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli". E fu notte di preghiera nel giardino degli ulivi e poi furono ore di passione. La parola che sembra dire i nostri sentimenti alla lettura è la parola: "commozione". Provo commozione, proviamo commozione, perché le parole di Gesù, le ultime rivolte al gruppo, furono una preghiera: lo videro alzare gli occhi.

Ci sono momenti nella vita, momenti estremi, in cui non ci rimane che alzare gli occhi: "alzati gli occhi al cielo, disse...". Sino a quell'ora li aveva custoditi lui; ora che se ne andava, voleva affidarli a un'altra custodia. Ci commuoviamo alla commozione di Gesù. Ma a commuovermi - e penso di non sbagliare: a commuovere anche voi - è il pensiero che Gesù quella notte, notte fonda, abbia pensato anche a me, a ciascuno di noi. Io, tu, noi eravamo in quella sua preghiera. Disse: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola". Noi che abbiamo creduto in lui, nella sua parola, eravamo presenti nella sala al piano superiore quella notte, eravamo nei suoi occhi, nei suoi pensieri, nel suo cuore. A commuovermi è anche per che cosa Gesù ha pregato.

Che cosa ha chiesto per noi: "Prego perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi perché il mondo creda che tu mi hai mandato". Ha pregato perché fossimo perfetti. Ma perfetti in che cosa? "Io in loro e tu in me perché siano perfetti nell'unità perché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me". A commuovermi è anche questa richiesta di Gesù, una richiesta al Padre su cui Gesù mette tutta la forza di un "voglio". Forse solo lui poteva usare nella preghiera la forza di un "voglio": "Padre voglio che quelli che tu mi hai dato siano anch'essi con me con me dove sono io..." Abbiano celebrato da poco l'Ascensione: dove è salito il capocordata anche noi. E in questo senso è commovente il racconto della lapidazione di Stefano. Che, pochi istanti prima di essere sommerso da una grandinata di pietre, dice: "Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".

Anche Stefano dove è salito il suo Signore, il Signore in cui ha creduto: "Voglio che quelli che tu mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io". Ma vorrei con voi ritornare su un motivo - e voi ve ne siete accorti - che attraversa tutta la preghiera di Gesù, in invito accorato all'unità. Pregò in quella notte perché fossimo uniti, perché ci amassimo come lui ci ha amati, come il Padre ci ama. E le parole sfioravano da vicino - ce lo siamo detto già detto altre volte - quelle degli innamorati, di coloro che si vogliono bene. Di coloro che si dicono: "Io e te siamo una cosa sola!" Questa per Gesù la perfezione. Un giorno aveva detto "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli". Ma qual è il nostro ideale di perfezione? E' quello di Gesù? Ora ci sembra di capire: la perfezione non sta chissà dove e non è chissà che cosa. La perfezione è l'unità. Una unità profonda che nasce dall'amore. Abbiate la passione dell'unità. Unità: non può non venirci al cuore il verbo "unire".

La passione di unire è la consegna di Gesù nella notte. Unire, non dividere. Da quale passione è attraversata la mia vita? E' l'unità? L'unità, la comunione, cui Gesù rimanda, è quella che lega strettamente lui, il Padre e lo Spirito. E dunque una unità che non è fusione in un volto solo, non è cancellazione dei volti, ma l'abbraccio dei volti. Come succede anche nell'amore umano dove la bellezza è che uno sia sole e l'altra sia luna, e che uno sia mare e l'altra sia terra: la ricchezza sta nella diversità dell'altro. Non spegnerla, è la tua ricchezza. Non c'è fusione, ma c'è una sintonia, c'è una vibrazione comune, c'è un modo di sentire comune, c'è una comunione di intenti. Questa dovrebbe essere la nostra passione, ad ogni livello. Il non escludere è solo un primo passo.

Ma Comunione non è nemmeno omologare - "devi diventare come me"... "dovete diventare come noi" -. Comunione al contrario è mettere in comune le ricchezze. E ancora una volta pensando alla passione di unire - voi mi perdonerete perché non è certo la prima volta che ve la ricordo - mi si affaccia l'immagine del ponte, che non finisce di intrigarmi, il ponte e i costruttori di ponti. Il ponte risponde al comando dell'unità. Dell'unire senza cancellare le diversità. Difficilmente resistiamo al fascino di un ponte: è il superamento della voragine della distanza, congiunge ciò che sembrava incongiungibile, permette esplorazioni di altre terre. Le sue arcate sono sfida nel cielo, splendono come la vera sfida dell'umanità. Beati i costruttori di ponti. Ad ogni livello. Congiungono, senza confondere. I ponti non mischiano le terre, mettono in comunicazione le ricchezze.

Preghiamo che Dio ci illumini. Che ci aiuti a realizzare, pazientemente, tenacemente, il suo sogno sulla terra, il sogno di una unità vera: "Siano perfetti nell'unità". Per questo Gesù ha pregato nella notte.

 

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