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TESTO “Quando Gesù ascende e rimane”

don Mario Simula  

Ascensione del Signore (Anno C) (02/06/2019)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

E' un avvenimento straordinario, consolante, familiare e misterioso, il ritorno di Gesù al cielo. E' un andare e un restare. E' salire e rimanere. E' nostalgia e gioia. La lunga consuetudine col Maestro, infinitamente amato, lascia un tratto di nostalgia nel cuore.
Gesù lo sa. Per questa ragione, come un Maestro tenero e premuroso, prepara questo momento. Con cura. Con delicatezza. Ne aveva parlato tante volte. Adesso ne parla a tavola, in un contesto di intimità tra amici. Deve ritornare al Padre. Ad essi chiede di non allontanarsi dalla Città Santa, ma di attendere il compimento non di uno strappo, ma di una promessa. Ritornerà al Padre, e il Suo corpo piagato e glorioso sarà per sempre la primizia, la speranza, la certezza, della nostra risurrezione.
Noi resteremo qui, non solitari e abbandonati. Resteremo in attesa di ricevere la forza dello Spirito Santo. Sotto l'effetto di quell'uragano, diventeremo testimoni del Risorto, per sempre, sino ai confini della terra. Gesù ci affida una promessa e un compito.
La promessa: riceveremo lo Spirito Santo come fuoco, come energia, come luce, come sostegno, come ispiratore, come rivelatore permanente dei misteri del Signore.
Il compito: il dono non ci viene dato per custodirlo gelosamente, ma perché diventi un annuncio. Non deve restare inerte dentro di noi. Non sarà la ragione del nostro vanto e delle nostre esclusioni. Correrà lungo i sentieri del mondo come seme di speranza, come certezza, come baluardo estremo a difesa di ogni uomo chiamato alla salvezza.
Questo è il mandato. Gesù ormai ha compiuto la sua missione in mezzo a noi. I suoi amici lo guardano, con occhi stupiti, con occhi estasiati, con occhi lucenti, mentre è elevato in alto e una nube lo sottrae al loro sguardo. Essi fissano l'amico mentre se ne va. Vivono questo dramma gioioso, sentono l'invito, riservato a ciascuno di essi, e a tutti insieme: “Quel Gesù che è stato assunto in cielo verrà; verrà di nuovo perché ormai è un tutt'uno con la nostra storia drammatica e affascinante di uomini”. Il narratore non si ferma agli avvenimenti. Sottolinea la missione: “Voi sarete testimoni di tutto quello che avete visto, di tutto quello che vi ho detto, del mio amore, della salvezza che ho portato nel mondo. Voi annuncerete la conversione a tutti i popoli, il perdono dei peccati. Voi porterete il mio amore e sarete la mia voce autorevole e credibile”. Potrà mai avvenire tutto questo? Certamente, questa esaltante vocazione si realizzerà perché Gesù manderà sugli apostoli colui che il Padre ha promesso: Lo Spirito di Verità.
Mentre tutti sono lungo la strada verso Betania, Gesù alza le mani sui suoi amici per benedirli. E' un gesto di amore. E' l'ultima carezza. E' la tenerezza definitiva.
Una benedizione come una grazia immensa del distacco da loro. I suoi amici si prostrano e adorano. Ormai li attende Gerusalemme. Lì saranno inondati dallo Spirito Santo. E mentre si incamminano verso il luogo indicato da Gesù, sperimentano una gioia indicibile e nel tempio lodano sempre Dio. E' iniziata la grande trasformazione del cuore.
Anche la nostra esperienza di discepoli del Signore è questa: aver vissuto con Gesù fin dall'inizio; essere stati coinvolti direttamente nella sua passione, morte e resurrezione; vederlo, adesso, mentre ritorna al Padre.
I nostri occhi sono inondati dalla presenza del Signore Glorioso. E' l'inizio del grande pellegrinaggio della Chiesa. Da quel momento tutti noi, che ci siamo fidati di Gesù, parleremo di LUI, racconteremo di LUI, ameremo LUI, seguiremo LUI.

Non ci spaventerà niente perché lo Spirito ci darà vigore. Gesù stesso rimarrà con noi sino alla fine del mondo quando ritornerà e prenderà in mano la storia, le nostre storie, lo stesso travaglio della creazione e metterà tutto nelle mani del Padre.
Non siamo soli. Mai. Con Gesù, cammineremo sempre. E' Lui che ci chiede di mischiarci nei labirinti dell'umanità e degli avvenimenti umani. Ci chiede di essere accanto ad ogni gioia, ad ogni dolore, ad ogni crisi, ad ogni passaggio drammatico del mondo. Ci chiede di sporcarci le mani dentro questa meravigliosa storia umana perché la nostra presenza sia sempre segno, e segno efficace, della sua Presenza.
Il credente non sta con le mani in mano, non si annoia nelle insipide elucubrazioni quotidiane. Non si auto-contempla come un privilegiato dell'amore di Dio. Ma si guarda attorno con occhi appassionati.
Guarda ciascun uomo, ciascuna donna, ogni travaglio, ogni crisi che attraversa le strade della terra.
Il credente non rimane con la testa incantata verso l'alto. Sa vedere Dio, e le sue domande, nei faticosi percorsi di ogni creatura che vive. E camminando accanto a ciascuno, fa sentire la voce, i gesti, il profumo, l'abbraccio, il perdono del Signore Risorto.
L'Ascensione è la solennità della nostra presenza concreta, faticosa e gioiosa nel mondo, come discepoli di Gesù. Ciascuno per dare la sua risposta. Insieme per rendere testimonianza al Signore Gesù, perennemente pellegrino accanto a ciascuno di noi, perennemente pellegrino in mezzo a noi, compagno di avventura, solidale nel dolore, felice nella gioia.

Gesù, la prima reazione davanti a Te che sali al cielo è un cocente desiderio di chiederti: “Perché ci lasci? Perché dobbiamo rimanere soli? Perché ci viene a mancare l'Amico del cuore?”.
Mi domando allora: “Come farò senza di Te? Si smarrirà la mia vita? Perderò l'orientamento? Si affievolirà l'amore?”.
La Tua risposta Gesù è molto semplice, è affettuosa, suscita consolazione, mette in fuga la paura.
Gesù, due sono le Tue risposte; la prima è questa: “Io starò sempre con Te. Starò sempre con voi. Condividerò la vostra storia. Sempre”.
La seconda risposta è una certezza che mi sconvolge: “Io sarò il Tuo amore intimo. Io sarò il vostro Sposo”.
Gesù, chi ci da questa certezza? Sarà lo Spirito Santo che inonderà la tua famiglia, che guarirà i nostri cuori dal timore, che purificherà la nostra esistenza dalle rigidità, dall'isolamento, dalle chiusure.
Gesù, Tu lo sai che sarà così. Ce lo dici. E ci inviti a credere. Altrimenti non ci chiederesti di essere lievito in mezzo alla massa, sale che insaporisce la terra.
Non ci chiederesti di sfidare le battiture, le persecuzioni, gli insulti, le emarginazioni, il disprezzo. Tu sai, Gesù, che abbiamo la forza di sfidare la potenza del mondo, con la fragilità e la debolezza delle nostre persone. Vai ancora oltre, Gesù, quando ci rassicuri dicendo: “Beati voi se vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi e gioite perché ineffabile sarà la risposta del Padre a vostro favore”.
Gesù, mentre i miei occhi guardano gli occhi di ogni uomo;
mentre la mie mani toccano i dolori di ogni uomo;
mentre i miei passi vanno lungo i sentieri di ogni uomo, il mio cuore è rivolto a Te. E' sempre in alto. Più in alto. E' immerso nel tuo cuore e nel cuore di Dio. E poi, Gesù, mi rimane una speranza che mi inonda di gioia: Vai a prepararmi il posto! Questa certezza mi appaga, mi da l'ardimento di chi sfida, per amor Tuo, ogni egoismo.
Tu, Gesù, mi prepari il posto. A volte sarò sanguinante, a volte deluso, in certi momenti stanco, in altri tentato di abbandonarti. Ma Tu, Gesù, mi hai preparato il posto nella fornace del Tuo amore. Questo mi basta.

Don Mario Simula

 

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