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TESTO Distacco e comunione

don Luciano Cantini  

Ascensione del Signore (Anno C) (02/06/2019)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Così sta scritto
Nel Libro degli Atti degli Apostoli troviamo: Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni (At 1,3), da qui nasce la scansione dei tempi liturgici che ci fa celebrare l'Ascensione dopo quaranta giorni dalla Pasqua. Sappiamo bene però che il numero quaranta ha un significato qualitativo; Luca stesso, autore degli Atti e del Vangelo, in quest'ultimo, pone l'Ascensione al termine della convulsa giornata della Resurrezione, il «primo giorno della settimana» (Lc 24,1). Nel racconto di Luca le donne giunsero al sepolcro trovandolo vuoto, incontrarono due che gli dissero “non è qui, è risorto” (Lc 24,6), anche gli apostoli andarono a verificare; in quello stesso giorno (Lc 24,13) due discepoli delusi tornarono a Emmaus e lì riconobbero il Signore che li aveva accompagnati; tornati in fretta a Gerusalemme ecco che il Risorto si mostrò agli apostoli e mangiò con loro e affidò la missione della testimonianza, andando, poi, verso Betania si staccò da loro.
La questione non è di stabilire una cronologia dei fatti quanto di comprenderne il mistero: la resurrezione, come l'ascensione, la missione degli apostoli e della Chiesa sono un tutt'uno inseparabile.

A tutti i popoli
Il messaggio di Gesù non è appannaggio di un solo popolo, relegato in un gruppo privilegiato ma è rivolto a tutta l'umanità perché realizza il disegno d'amore di Dio: che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo (Ef 3,6).
Non c'è possibilità di partecipare alla stessa promessa vivendo per sé stessi, nella ricerca della propria elevazione spirituale, piuttosto orientando la propria vita per il bene degli altri; questo è il senso della “conversione” di cui parla il vangelo “per il perdono dei peccati”. Nel cambiamento del proprio comportamento, in cui non si pensa più a sé stessi ma agli altri, non a soddisfare i propri bisogni, ma le necessità degli altri, si concretizza la cancellazione del peso che il peccato comporta.

Di questo voi siete testimoni
I discepoli, adesso, sono chiamati ad essere testimoni dell'opera di salvezza compiuta dal maestro Gesù; tutti noi abbiamo ricevuto la medesima chiamata, tutti i battezzati hanno la responsabilità di rendere testimonianza. Sul senso della testimonianza non finiremmo mai di giungere ad una conclusione. A volte si pensa che per essere testimoni bisogna fare chissà cosa, ma il testimone, in genere, sta solo a guardare cosa fanno gli altri! La prima testimonianza che ci coinvolge e solo quella di stare a vedere cosa Dio sta facendo in noi, come in noi agisce il suo amore e la sua misericordia: è la “sua” opera l'oggetto della nostra testimonianza. Dio continua ad amarci, a perdonare; Dio non ha mai smesso di condurre la storia colmandola della sua misericordia: di questo voi siete testimoni.

Poi li condusse fuori
Gesù chiede ai suoi di rimanere in Gerusalemme finché non siate rivestiti di potenza dall'alto, ma intanto li condusse fuori. Dopo lo scossone della passione, la meraviglia della resurrezione sembra arrivato il momento di assaporare la gioia della “presenza”... l'invito a rimanere lo fa sembrare, ma non è così. La vita è cammino, movimento. Gesù è dinamico: quando crediamo di averlo afferrato, lui è oltre, è già altrove. Gesù sceglie di restare, andandosene. Il Vangelo di Luca finisce qui con una assenza segno di una presenza, con un distacco che diventa comunione, un vuoto che è pienezza, una malinconia che è grande gioia.

 

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