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TESTO E annunciare le cose future...

don Angelo Casati  

VI domenica T. Pasqua (Anno C) (26/05/2019)

Vangelo: Gv 16,12-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

16Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». 18Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».

19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

21La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

Perdonate se oggi vi parlerò racimolando pensieri, quasi solo accennati: Mi succede spesso. Oggi forse ancora di più. Voi li allargherete. E inizio dall'espressine "un poco" che abbiamo trovato sulle lebbra di Gesù: "Un poco e non mi vedrete più: un poco ancora e mi vedrete". E noi siamo come quei discepoli nella sala dell'ultima cena, siamo anche noi a interrogarci su quel "poco". Poco il tempo - ci chiediamo - in cui Gesù rimase nella tomba, come un chicco seminato nella terra, tre giorni e poi fu risurrezione. O poco il tempo in cui si fece visibile ai discepoli dopo la risurrezione prima dell'Ascensione che celebreremo il prossimo giovedì.

Secondo alcuni testi il poco di quaranta giorni, secondo Luca tutto avvenne in un giorno, il poco di un giorno e si separò da loro mentre era portato su in alto. E il vederlo poco - lasciatemi dire - ci fa tristezza. Come succede a noi quando alle persone, cui vogliamo bene, diciamo: "Ti vedo troppo poco". E noi oggi viviamo il tempo della sua assenza visibile. E se, a volte, ci sembra quasi di sperimentare la sua presenza, dobbiamo confessare che è per poco. Vado per sussulti. Gesù usò l'espressione "un poco" anche per dire che la sofferenza sarebbe stata per poco, un poco in confronto a quello che sarebbe accaduto dopo. Ed evocò, lui che aveva occhi di tenerezza per le donne, l'esperienza di una donna che sta per partorire. Un'immagine che gli era rimasta in cuore: "la donna, quando partorisce, è nel dolore perché è venuta la sua ora, ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più delle sofferenze per la gioia che è venuto al mondo un uomo".

Ma vorrei dire - e Gesù mi perdoni - che a volte nel dolore il poco si dilata e quanto si dilata! E se la sofferenza è un parto, quanto lungo e quanto travagliato - "Te lo dobbiamo dire, Signore" - è il parto dell'umanità! Quanta sofferenza per la nascita dell'umano, per ritornare ad essere umani. Quanto lungo e travagliato il parto. "Tu aiutaci Signore, a tenere accesa nonostante tutto la speranza, Ricordaci 'immagine della donna, l'immagine del parto". Ed ecco un altro sussulto: nei giorni dell'assenza, "verrà lui" - dice Gesù - "lo Spirito della verità. Vi guiderà a tutta la verità". E i verbi - voi lo avete notato - sono al futuro. Sono al futuro anche per noi, perché noi non siamo meglio di quei discepoli. Cui Gesù disse: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete ancora capaci di portarne il peso". Quando verrà Lui, lo Spirito della verità vi guiderò a tutta la verità... vi annuncerà le cose future".

Come a dire che noi siamo sempre in cammino. E non solo i discepoli della prima generazione. Sempre in cammino verso la verità, con spalle che non sempre ne portano il peso. E se non fosse così, se la verità fosse un monumento immobile, raggiunto una volta per sempre, che bisogno avremmo dello Spirito Santo che ci ricordi la parole di Gesù e ci annunci le cose future. Bisogna fare attenzione a non ridurre la Verità a una dottrina, chiusa una volta per sempre. In questo senso è significativo come Paolo - prima lettura - parla della sua conversione, come parli dei primi cristiani, quelli che lui in antecedenza aveva perseguitato: "io" - dice - "perseguitai a morte questa Via". Pensate che sino a pochi anni fa l'espressine veniva tradotta: "Io perseguitai a morte questa dottrina".

No, in greco "odòs" significa "via", significa "strada". I cristiani non sono quelli della dottrina, ma quelli della Via, della Via di Gesù. La dottrina è fissa, immobile; la via, la strada dice movimento. Pensate che bello: noi, addestrati dallo Spirito a capire i segni dei tempi, a intuire qualcosa del futuro. "Lui, lo Spirito" diceva Gesù " vi annuncerà le cose future". Guardiamo avanti. Penso di aver già ricordato altre volte le parole stimolanti di Danilo Dolci, sociologo, educatore, poeta, morto sul finire del secolo scorso. Scriveva: "Chi guarda avanti dieci anni pianta alberi, chi guarda avanti cento anni pianta uomini, e chi guarda avanti solo dieci minuti pianta grane".

E sulla spinta del "guardare avanti cento anni", vorrei fermarmi su una curiosità, che forse non è una solo una curiosità, che mi ha colpito leggendo il brano degli Atti degli apostoli. Paolo sta parlando, con parole commoventi, della sua conversione. Ora lo hanno arrestato, stanno per portarlo nella fortezza del governatore, lui chiede di parlare dalla gradinata alla folla inferocita dei Giudei. "Fece cenno" è scritto "con la mano al popolo; si fece un grande silenzio ed egli si rivolse loro ad alta voce in lingua ebraica. Mi colpiva quel grande silenzio: Inizio del racconto. Ma a un certo punto si lacera il silenzio, fine del silenzio! Ma quando? Sino a quel punto lo avevano ascoltato in silenzio! A quali parole di Paolo?

Avvenne quando verso la fine Paolo ricordò queste parole che Gesù gli aveva rivolte, eccole: "Ma egli mi disse: "Va', perché io ti manderò lontano, alle nazioni". Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma a questo punto alzarono la voce gridando: "Togli di mezzo costui; non deve più vivere!"". Ti manderò lontano, alle nazioni. Voi mi capite, erano chiusi nella bolla della loro dottrina e agli stranieri, ai pagani, spesso davano il dispregiativo di cani. Togli di mezzo uno che si dice chiamato a dare fiducia ai lontani, alle nazioni. Notate il plurale. Non una sola nazione, non la nazione è nostra, solo la nostra. Togliamelo di mezzo. Possiamo anche ascoltarti, ma se arrivi a questo, per noi hai finito di esistere. Ebbene mi ha fatto pensare il grande silenzio e poi il grido. Mi ha fatto pensare l'immobilismo della dottrina e la verità che invece è cammino. E' Via. "Ti manderò lontano, alle nazioni".

Mi ha fatto pensare. Posso sbagliarmi, ma penso abbia fatto pensare anche voi. Siamo dentro il problema. E l'attualità della Parola. Quando si dice che la Parola di Dio non invecchia.

 

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