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TESTO L'amore rallenta e chiede relazione

don Giacomo Falco Brini  

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (26/05/2019)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

La seconda lettura di oggi, tratta dal libro dell'Apocalisse, ci parla della Gerusalemme celeste, la città risplendente della Gloria di Dio che ci attende già pronta nel futuro: è il paradiso in cui vivremo per sempre, una città che non ha più bisogno della luce del sole né della luce della luna (Ap 21,23). Leggendo queste parole, non ho potuto fare a meno di pensare, non senza una punta di sofferenza, alle parole dei due giovani uomini che, in diretta facebook e alla velocità di 220 km/h in autostrada, domenica scorsa invece comunicavano compiaciuti che li aspettava un party con droga, e che non era il caso di fermarsi in autogrill. Ma non li aspettava la città di Rovigo come affermavano in diretta, bensì la morte. Metafora terribile della vita con proverbio che udivo sin da piccolo: chi va piano, va sano e va lontano; chi va forte, li attende la morte. Dio accolga quei due uomini nella sua misericordia, ma a noi resti vivo il monito di una domanda sulla incessante accelerazione impressa a tutta l'esistenza che impedisce di fermarci, di pensare, di guardare cosa c'è nel fondo del nostro cuore: ma davvero impedisce di rallentare?

B. Pascal diceva che l'uomo non può esimersi di scommettere su qualcosa. Insomma, non si può barare con la vita. Alla lunga, essa fa venire a galla su cosa uno ha puntato le sue “fiches”. E, da genio qual era, concludeva: “se Dio non c'è, ed io ho creduto in Lui, ho perso poco. Ma se Dio c'è, e non gli avete creduto, avete perso tutto” (I pensieri, paragrafo 233). Nel vangelo Gesù ci offre delle indicazioni importanti al riguardo. Chi è la persona che lo ama? E' uno che riconosce la sua autorità e quindi scommette sulle sue parole. Anche solo umanamente, è qualcosa di comprensibilissimo. In questi giorni ho incontrato uno stimato imprenditore. In cordata con altri imprenditori stava portando a termine un affare all'estero, presso alcuni industriali di sua conoscenza. Poi la cordata ha complicato l'affare costringendo quell'imprenditore a ripensarci, ma quegli industriali dall'estero hanno fatto sapere agli altri: “senza di lui l'affare non si fa. Noi ci fidiamo soltanto di lui e della sua parola”. Gesù assicura che chi si occupa delle sue parole sperimenterà l'amore del Padre, e sarà un'esperienza stabile: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23). Per il credente, vivere sicuri o meno dell'amore di Dio, non è la stessa cosa.

Un altro effetto dell'amore di Dio è quello di rinverdire la memoria. Infatti, il dono dello Spirito è che, tra le tante opere belle che fa, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che ho detto (Gv 14,26). Dunque bando alla memoria corta, malattia che fa tanto male alla nostra umanità. Chi ascolta e vive la parola di Gesù, ha lo Spirito di Dio che lo mantiene lucido con una ottima RAM per non farla dimenticare; né fa dimenticare le lezioni del passato, rimanendo ben agganciati alla realtà. Vi insegnerà e vi ricorderà: quella congiunzione significa che l'insegnamento avviene esattamente nella memoria che si fa. Perciò noi cristiani non possiamo fare a meno dell'eucarestia domenicale: lì, insegnamento e ricordo di Gesù sono una sola cosa e Lo rendono presente! Se davvero ci credessimo, nessuno di noi potrebbe dire frasi del tipo: “sono credente, ma non sono praticante” - “Cristo sì, ma la chiesa no” - “credo, ma non mi sento di far parte della comunità credente”.

I doni di Dio non finiscono qui. Lo Spirito Santo porta con se la pace. Non come la da il mondo io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27). Ecco un dono di cui si ha un estremo bisogno. La pace di Gesù nel cuore, l'unica realtà che può scacciare il mondo di paure che ci abita. Mentre ieri ero a pranzo da amici vengo a sapere che i loro vicini, una giovane coppia, hanno avuto il loro secondo bambino. La signora mia amica mi racconta che un giorno prepara un piccolo dono e bussa alla porta dei vicini per congratularsi con loro. La giovane mamma l'ascolta sbrigativamente, prende tra le sue mani quel dono a malapena, poi si ritira subito dietro la porta e non la invita nemmeno ad entrare in casa. Ecco, in miniatura, ciò che sta accadendo oggi tra gli uomini. Si accoglie volentieri la pace che il mondo da, quella che ti fa star comodo e chiuso in casa tua, centrati su sé stessi. Non si accoglie invece la pace di Gesù, che non è a buon mercato e non ci risparmia ostacoli e sofferenze, ma ci “costringe” ad uscire quasi sempre dalle nostre “zone di comfort”, come si dice in gergo psicologico. Così, quasi impercettibilmente, si mette da parte ciò che insegna la fede, e si vive di paura. Poi magari si prende la fede e la si adopera a difesa di pseudo-nemici, per negare la paura. Ma questa domenica si vota e allora meglio fermarsi qui, sarebbe troppo facile pensare che sto alludendo a qualcuno.

 

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