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TESTO Commento su Giovanni 14,23-29

fr. Massimo Rossi  

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (26/05/2019)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Continua l'insegnamento della scorsa domenica sulle caratteristiche dell'amore cristiano: il Signore ha dettato le sue condizioni e le avvalora dichiarando che chi non ama così, non ama Dio!

Su questo aspetto determinante della vita cristiana c'è molta confusione: e anche il comportamento religioso di molti sedicenti cristiani pone drammaticamente la questione del senso di una devozione cristiana che rasenta talvolta il fanatismo, cui non si accompagni la carità verso il prossimo.

Non sto pensando all'integralismo di marca islamica, il quale in nome di chissà quale amore per Dio, giunge ad uccidere gli uomini. Mi riferisco a fatti che capitano in casa nostra, nella nostra amata Chiesa cattolica... Fin troppo diffusi i commenti della gente: “Guarda quello, guarda quella, così devoto, così devota, sempre in chiesa,...e poi tratta male i genitori anziani, insulta i colleghi di lavoro, rifiuta gli stranieri,...”. Quasi che si potesse amare Dio e detestare i propri simili.

È sempre Giovanni, nella sua prima Lettera, a ritornare sui fondamenti dell'amore cristiano: “Se una dicesse: «Io amo Dio», e odiasse suo fratello. È un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.” (4,20-21).

In altre parole, non si è mai sicuri di amare Dio davvero, se non si ama il prossimo.

Al contrario, amando il prossimo, chiunque egli sia, stiamo pur certi di amare Dio!

“Chi non mi ama, non osserva le mie parole...”, ci ricorda oggi il Signore; il peso di questa sentenza è ancor più rafforzato se la riscriviamo così: chi non osserva le mie parole, non mi ama!

Ciascuno di noi faccia un esame di coscienza onesto e non troppo indulgente: di certo troveremo almeno un aspetto del Vangelo che proprio non riusciamo ad accettare, o se pure lo accettiamo in linea di principio, non riusciamo poi a metterlo in pratica. I soliti “Sì, ma...”, “Sì, però...”; una sorta di obbiezione di coscienza... l'invocazione di quelle circostanza eccezionali, che sanno tanto di escamotage per sfuggire ai vincoli della Legge. Non si dice forse che le eccezioni non smentiscono, ma confermano la regola? - che vale per gli altri, naturalmente, ma non per noi! -.

Ebbene, quell'aspetto dell'insegnamento di Cristo che proprio non ci va giù, rappresenta l'unità di misura del nostro amore per Dio.

Troppo duro? Non intendo gli aspetti marginali del Vangelo... sempre che nel Vangelo ci sia qualcosa che possa definirsi marginale.

Nel Vangelo di oggi si menziona la Trinità, nelle persone del Padre, del Cristo e dello Spirito Santo. La teologia di Giovanni stabilisce una gerarchia tra il Padre e il Figlio; del resto, i nomi stessi delle due Persone divine definiscono Colui che viene prima - il Padre - e Colui che è generato - il Figlio, non creato, della stessa sostanza del Padre, come si recita ogni domenica nel Credo -.

Non è facile predicare sulla Trinità, distinguendo fra le tre Persone...

Nel terzo millennio, ha ancora senso, interessa ancora a qualcuno sapere che il nostro Dio è un Dio Trino: Padre, Figlio e Spirito Santo? Che cosa ne viene alla nostra fede? cambia qualcosa nella nostra vita? Altro esame di coscienza: quale concetto abbiamo di Dio?

Sapete quanta gente si professa cristiana, nel senso che viene in Chiesa, invece di frequentare, che so, una moschea, o una sinagoga?... Forse perché di chiese ce ne sono tante e di moschee o sinagoghe, se ne trovano poche... Ma se poi vai a chiedere qualcosa circa gli articoli della fede, apriti cielo! Tutt'al più hanno un'idea vaga di Dio, come Essere Superiore, ma non identificabile con Una Persona... figuriamoci Tre... Basta sentire le risposte alle domande sulla religione dei concorrenti ai giochi a premi televisivi trasmessi in fascia preserale...
Meglio cambiare discorso, va'...

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi...”

Dunque, la pace di Cristo, la pace cristiana.... Che poi, siamo proprio sicuri che la pace cristiana sia la pace di Cristo? Le polemiche sul concetto cristiano di famiglia, esplose in occasione del recente congresso di Verona, sembra che abbiano gettato non poche ombre su che cosa si intende per “pace nella Chiesa”; un discorso, quello della pace, che chiede di essere ampliato al di fuori dei confini della Chiesa, visto che i cristiani, in forza del battesimo, sono inviati nel mondo a costruire legami di pace, sull'esempio di Cristo, il quale, sulla croce ha riunito tutti i popoli, abbattendo i muri di separazione... Muri che purtroppo rimangono ancora, dentro la Chiesa, intorno alla Chiesa e fuori dalla Chiesa.

La comunità dei frati, come tutte le comunità religiose, è abbonata a parecchie riviste di stampo cattolico, che affrontano i più svariati temi teologici, politici, economici,... Ben inteso, leggiamo anche i quotidiani, non solo “l'Osservatore Romano”, o “Avvenire”, o “La voce e il tempo”... Dalla lettura di alcuni articoli riprodotti sulle diverse testate, emergono visioni di quella che dovrebbe essere l'unica Chiesa... Ma non è così!

È difficile abbandonare le dinamiche che condizionano le relazioni internazionali, nazionali, cittadine, di quartiere,... per declinare il Vangelo; anche nella Chiesa ci sono i partiti, le lobby di potere, le correnti politiche, gli interessi economici, le distinzioni di classe, le discriminazioni sessuali,... Insomma, un mondo dentro il mondo; o forse, un mondo solo, lo stesso mondo, con le sue leggi che non sono quelle del Vangelo.

Il Vangelo rimane ancora una novità, così come dice la parola... nel senso che risulta nuovo alle orecchie di parecchi cristiani, i quali non lo conoscono, perché non lo leggono mai, o quasi mai.

Ma (il Vangelo) pare, dico pare, suonare sconosciuto anche alle orecchie di taluni esponenti della gerarchia ecclesiastica. D'altronde, perché stupirsi? Era così anche ai tempi di Gesù, quanto alla reale osservanza della Legge di Mosè. “Nihil novum sub soli!”, niente di nuovo sotto il sole.

Domenica prossima celebreremo l'Ascensione del Signore, e quella successiva la Pentecoste dello Spirito Santo: invochiamo il fuoco dello Spirito su questa nostra Chiesa inquieta, ferita, ostinata e dal cuore indurito.

Ma non dimentichiamo che la Chiesa siamo in prima istanza noi, individualmente e come comunità. Preghiamo dunque per noi! Il compito della conversione non finisce a Pasqua, ma dura tutta la vita. Questa vita, breve o lunga che sia, è l'unica che abbiamo per contribuire alla costruzione della città di Dio, della nostra felicità, della beatitudine eterna.

 

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