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TESTO Commento su At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

V Domenica di Pasqua (Anno C) (19/05/2019)

Vangelo: At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Le letture di questo tempo di Pasqua ci portano a riflettere sulla nostra fede nel Signore risorto, che porta con sé l'esigenza dell'annuncio profetico di un mondo nuovo. Una parola ricorre per ben cinque volte "Nuovo": «un cielo nuovo e una terra nuova», «nuova Gerusalemme», «io faccio nuove tutte le cose»; «Vi do un comandamento nuovo», quasi ad invitarci a guardare il positivo che, questo tempo che viene dopo la Resurrezione, ha come protagonista Gesù Cristo, il Signore. Infatti il Salmo 144 ci invita, con il suo ritornello “Benedirò il tuo nome per sempre, Signore”, a ringraziarlo per la sua misericordia, per l'amore infinito che ha per noi, per la tenerezza nei nostri confronti.

Nella prima lettura troviamo san Paolo e Barnaba di rientro dal loro primo viaggio missionario, ma prima di lasciare la città di Icònio si preoccupano di dare una struttura alle nuove Chiese che stavano sorgendo, con la nomina di adulti responsabili (presbiteri) che portassero avanti il loro lavoro, con l'obiettivo non tanto di creare una organizzazione, seppur necessaria, ma di portare avanti uno stile di vita nuovo.

Nella seconda lettura continuiamo il nostro viaggio nel libro dell'Apocalisse di san Giovanni. La terra e il cielo che noi conosciamo oggi finiranno e faranno posto a un cielo e a una terra nuovi, liberi dal male e dal peccato (il mare, che nella mentalità ebraica era il luogo delle forze ostili a Dio, non c'è più). Gerusalemme diventa la sposa di Cristo, e si personalizza nella sua Chiesa, che accoglie il “comandamento nuovo” dello sposo cioè l'amore che Lui le ha donato.

È proprio questo amore che troviamo nel vangelo di san Giovanni, che possiamo considerare il testamento spirituale di Gesù. Lui non si trova in una tranquilla riunione di amici, dove è facile parlare di amore. È la vigilia della passione, un contesto in cui l'amore sembra non avere nessun peso ma quello di Gesù acquista una evidenza enorme. Anche i discepoli stanno per abbandonarlo. L'amore cristiano è un amore gratuito, che non cerca le sue motivazioni nelle qualità dell'altro, non pesa i valori, non li verifica, non ne fa l'inventario, ma li crea. E' l'amore che fa crescere, che umanizza, che prende l'iniziativa di amare: è il principio della pedagogia divina, che il vangelo affida anche a noi. Quest'amore ci porta a vincere la cultura della paura, del sospetto, della cautela, (“vediamo se possiamo fidarci”), e a sostituirla con la cultura creativa della fiducia. L'amore evangelico deve rendere insopportabili abitudini, mentalità, luoghi comuni che fanno da copertura all'ingiustizia e all'egoismo umano. Forse noi vorremmo vivere la realtà dell'amore in un mondo ideale, che ci permetta di esprimerci con buoni sentimenti e con gesti tradizionali, invece ci troviamo di fronte a realtà inattese, che turbano i nostri progetti: il disagio giovanile, la violenza, la droga, la presenza dei migranti... Ma questo deve farci sentire l'urgenza di passare dai nostri piccoli gesti calcolati e cauti a una mentalità nuova, pronta ad appoggiare disegni politici coraggiosi, decisi a contestare prospettive egoistiche di benessere, in vista di un futuro più giusto e più umano per tutti. Amare secondo il vangelo significa rinunciare ad avere tutto ciò che vorremmo o potremmo avere per pensare a un futuro umano per tutti, anche per quelli che ci sono lontani. Sono parole distanti da quelle che sentiamo ogni giorno, ma non devono essere considerate una illusione, ma un impegno reso possibile a coloro che hanno fede.
I papa ci ricorda che "I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie e come tali vanno trattati", l'altro ormai è solo un numero, o un fastidio, un pericolo, un ostacolo, un oggetto da sfruttare. Gesù però ci rivela un amore senza se e senza ma: questo è appunto quello di Dio, così diverso dal nostro e ci dice: "Vi do un comandamento nuovo". Vi do, quindi un dono e non una legge! Un comandamento unico, che supera tutti gli altri, sempre da scoprire, attuare e rilanciare ogni giorno.
Ma lo stile di questo comandamento nuovo è: “Come io ho amato voi”. Tante coppie "scoppiano" o tante persone falliscono in amore forse perché pensano di farcela da soli, partono dalle loro forze, basandosi sul sentimento, sulla certezza di essere ricambiati, sui meriti dell'altro dimenticando il riferimento che è l'amore di Cristo, cioè un amore di risposta: io sono capace di amare perché rispondo all'amore che Dio ha riversato in me e di cui Cristo è il modello: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13)”. Questo desiderio di amore è presente nel cuore di ogni uomo, anche in chi dice di non credere, lo dimostrano le tante testimonianze di unioni felici tra i cosìdetti “non credenti”, che attingono lo slancio e la gioia da quella fonte misteriosa e piena di tenerezza che c'è nel cuore di ogni uomo.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Per restare saldi nella fede ci vuole una comunità di riferimento in cui prevale la tenerezza per ogni generazione. Che cosa fai per crearla, se non c'è, per correggerla, sostenerla, vivificarla?
- Quali terre e cieli nuovi possiamo anticipare nel mondo di oggi in cui viviamo? Come?
- Il comandamento nuovo che ci da il Signore quali problemi ci genera?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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