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TESTO Una pericolosa coesistenza

mons. Antonio Riboldi

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/07/2005)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

C'è dentro e attorno a noi una pesante atmosfera di pessimismo, come se davvero il nostro tempo fosse solo male...quando invece dovremmo avere lo sguardo dei Santi che sanno scorgere tanto bene ieri e anche oggi. Forse oggi più profondo e più numeroso di ieri, quando tutto sembrava buono.

A leggere i quotidiani o vedere i telegiornali, si ha come l'impressione di assistere ad un racconto di sola violenza, come se il nostro tempo fosse tempo di male, senza ombra di bene.

Ricordo un convegno di giovani qui ad Acerra, in una grande sala si erano dati appuntamento ben 400 giovani. Il tema era: "Quale senso o direzione dare alla nostra vita?" Tutti sappiamo che vi è un momento della vita in cui siamo chiamati a decidere quale via scegliere per sentire nel cuore di avere "fatto il pieno" di significato giusto e quindi di gioia. Non si può vivere "in qualche modo" o seguendo la moda, come fossimo pecore senza pastore o peggio.

Ognuno di noi ha l'obbligo di fare la sua scelta: una scelta che per un credente, ma anche per ogni uomo, è il senso che Dio ci ha dato per arrivare a Lui. La vita non è un bene da sprecare, ma una responsabilità da esercitare.

Quella sera, si toccava con mano la serietà incredibile di quei giovani: ed i giovani contrariamente a quanto crediamo o è moda parlare, sono più seri di quanto pensiamo ed hanno valori che attendono solo chi li "getti in corsa".

Moderatore e relatore era l'allora conduttore della TV di "Coraggio di vivere", il dott. Bonacina, oggi direttore di VITA.

Davanti allo spettacolo meraviglioso della serietà di quei giovani esclamò: "Se questa sera il telegiornale iniziasse con questa notizia: 400 giovani ad Acerra si sono incontrati per trovare il senso della vita, credo che i telespettatori guarderebbero al nostro tempo con più speranza". Ma non è così.

Chiedevo un giorno al direttore di un quotidiano: "Nella mia città ci sono ogni giorno tante cose buone, che non fanno notizia, ma che sono il tessuto di civiltà dell'uomo e sono, se curate, il seme della speranza. Perché non ne parlate mai, ma date invece una intera pagina a un fatto di cronaca nera, facendo credere che la città è tutta "nera"? La risposta avuta spiega tante cose: "Se diamo, risalto ad una notizia buona, vendiamo poche copie, ma dare notizia di un crimine vuol dire vendere il doppio di copie di giornale. Noi ammiriamo il bene, ma ancora di più badiamo al profitto".

Gesù oggi, dopo la parabola del seminatore continua sullo stesso argomento "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo; mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto ecco apparire anche la zizzania. I servi andarono dal padrone e gli dissero: Padrone non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli da bruciare, invece il grano riponetelo nel granaio.... Gli apostoli, entrati in casa, gli chiesero una spiegazione: Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno, la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo...Alla fine il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!" (Mt 13,24-43).

Viene subito da meditare: ma quanto buon grano semina, o con la Parola, o con la grazia, o con i sacramenti o con tante buone ispirazioni, il Figlio dell'uomo, ossia Gesù, su ciascuno di noi? e su questo campo che è il nostro tempo?

Lui non sceglie la notte, ma il giorno, la luce. Tutti noi siamo testimoni, ciascuno riflettendo in cuor suo, a quanto buon seme Dio ha seminato nella nostra vita. Io, da parte mia, vedo Gesù che tutti i giorni, cogliendo tante occasioni, dalla preghiera, al silenzio, alla testimonianza della carità, a tanti momenti incredibili, come un seminatore non si stanca mai di seminare.

E dovessi anche solo esaminare con lealtà tutto il bene ricevuto, potrei solo dire un grande Grazie, che arrivi fino al Cielo unendosi al coro degli Angeli. Ci sarà sicuramente la zizzania, la mia debolezza e povertà, ma questa è come trasformata dalla grazia in grano. E quello che dico di me, lo posso affermare di tantissimi: donne e mamme che ogni giorno fanno silenziosamente il loro dovere cristiano nella famiglia e nella vita. Papà onesti che non piegano mai la schiena alle stupidità del mondo, ma sanno ancora essere testimoni di onestà, di coraggio, di fede.

Mi pare di vedere questo nostro tempo, di cui tanto parliamo male, come un meraviglioso giardino fatto di volontari nelle missioni, di stupende giovinezze che si offrono totalmente a Dio nella consacrazione perpetua della vita o nel sacerdozio, di tanti, ma tanti, la cui vita è uno stupendo rosario di cose belle, semplici, come quel rosario che un giorno ho potuto ammirare nella solitudine della campagna che aveva coltivato, di un uomo che finiva la sua giornata pregando; di fratelli nella fede che sono là dove c'è solo miseria, ignoranza, pianto, mancanza di giustizia e loro sono lo splendore della carità. Sono le mille luci della Grazia che sono dappertutto come a dire che il mondo è di Dio. E Dio è luce, opera nella luce.

Non ha bisogno Dio di suonare le trombe per fare sentire che è il buon seminatore che continua a coltivare il mio, il vostro terreno. L'amore, come il bene, non conosce il chiasso del male.

Per questo sono ottimista; un ottimismo che viene da questa presenza di Dio tra di noi, in voi, nelle vostre case, in tutti gli angoli della terra.

Affermava, il caro e sempre amato Giovanni Paolo II, che il nostro è tempo di martiri santi. Basta pensare che ha proclamato più beati e santi lui che in altri secoli. Ma non possiamo tacere che c'è anche chi ama la notte, ossia il buio del male e dell'ANIMA per seminare il male. Il nemico attende solo il momento giusto, la notte dello spirito, per catturarci con il male. C'è la notte della immoralità, che dilaga a volte sfrontatamente, come a portare in trionfo la morte dell'anima; c'è la notte del "che c'è di male", "dove è come scompaesa la luce del bene; c'è la notte della mondanità, che sa solo oscurare il bello che siamo agli occhi di Dio; c'è la notte dei "cattivi maestri" cui importa nulla creare coscienze sviate.

Volendomi spiegare il suo cammino di terrorista, un giorno uno di loro mi indicò nell'insegnamento scolastico ricevuto le vie del disprezzo della legalità, esaltando il bello della violenza, fino a farne un assassino. Amaramente concludeva - e così tanti altri come lui – "siamo vittime di cattivi maestri". Maestri che fanno scendere la notte nel nostro cuore per seminare zizzania, cui magari poi danno il nome di "seme buono". E tutti abbiamo conosciuto questo "seme cosiddetto buono" del terrorismo, ieri, oggi.

Può questa notte del maligno farci paura? No. Ma dobbiamo, come affermava Gesù, "vigilare e pregare". Come sarebbe bello se tutti voi che mi leggete foste, per grazia di Dio, giardino di Dio, che fa bello il mondo e la vita.

Assistevo un giorno ad una grande manifestazione religiosa. C'era tanta gente che si limitava a guardare. Passò ad un certo punto - era la processione eucaristica - il camion che trasportava il SS.mo Sacramento, solennemente, ed ai piedi, in adorazione, come non appartenesse più a questo mondo, vi era il beato Card. Shuster. Al suo passaggio, la gente zittì. Fissò lo sguardo su quel santo ed uno vicino a me esclamò: "Di quegli uomini abbiamo bisogno per vivere e sperare...noi con tutto il nostro bla-bla-bla, siamo vergogna inconfessata".

L'ultima annotazione nella parabola, che mostra la misericordia di Dio, è nel frenare l'impazienza degli agricoltori, che volevano fare subito giustizia della zizzania. "Lasciate che l'uno e l'altro crescano insieme fino alla mietitura".

Quante volte sulle nostre bocche spuntano, di fronte al male, le stesse parole degli agricoltori, ossia: "togliamo dal mondo chi fa male, la zizzania": voglia di vendetta, voglia di repressione, voglia di condanna.

Dio invece preferisce dare tempo, in attesa che ci convertiamo. Non pensa affatto alla vendetta. Ha pazienza di me, di noi che, a volte, insensatamente preferiamo la zizzania al grano.

Lui attende che tutti diventiamo, con la grazia, suo giardino, "grano buono". Ed è la speranza che è coltivata dai tantissimi che sono buoni e non fanno notizia, forse neanche sapendo che la loro bontà contagia chi è nella notte del male. Avviene spesso questo miracolo. Più di quanto pensiamo.

E allora siamo, in Cristo, ottimisti, sempre: gente con il sorriso nell'anima, sapendo che viviamo nel giorno del Signore.

 

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