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TESTO Anche se soffro, Ti amo e sempre Ti amo

don Mario Simula  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (12/05/2019)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Il libro dell'Apocalisse è una lettera affettuosa di speranza e traboccante di consolazione per coloro che soffrono la persecuzione nel nome di Gesù.
Paolo e Barnaba, evangelizzatori dei pagani, per volontà di Dio, sono i primi perseguitati per la loro passione totale e inaudita verso l'uomo e verso le sue differenze. Hanno la consapevolezza che Dio chiama ogni uomo al suo amore, alla “sua” vita eterna. Una vita dell'oggi prima che del domani, contrassegnata dalla gioia beata di “stare” alla presenza di Dio, da lui benedetti e protetti.
La grandiosa liturgia dell'Apocalisse si apre sullo scenario di miriadi di amici di Dio, in vesti candide, lavate col Sangue dell'Agnello (Gesù Crocifisso e Risorto). Tengono in mano le palme del martirio, col gaudio inesprimibile di chi si sente protetto e amato e dissetato dalle fonti di acqua viva che scorgano dal cuore del Pastore bello, al quale apparteniamo, perché gli abbiamo offerto il pieno possesso di noi stessi attraverso un'adesione libera e felice a Lui. Davvero toccheremo con mano la beatitudine senza dolore, né lacrime, perché il Pastore stesso asciuga il nostro pianto con la consolazione della sua misericordia.
Gesù è il Pastore buono al quale apparteniamo, perché “ci conosce” con quella conoscenza intima e amorosa, che rassomiglia all'amore tra lo sposo e la sposa.
Di noi Gesù si prende cura. Verso di noi esercita ogni premura, lungo i passi della sofferenza quotidiana. Si intenerisce e ci toglie gli affanni e le preoccupazioni che possono turbare l'amore casto e unico che ci lega a Lui.
Questa esperienza è frutto dell'ascolto della sua voce. Lui ci conosce e noi lo ascoltiamo e, ascoltandolo, lo conosciamo e, conoscendolo, possiamo seguirlo.
Il discepolo autentico che cerca di “sperimentare” tutto del Maestro, stabilendo con Lui consuetudine e confidenza, percorre questa strada. E ama. Come si potrebbe non amare la persona che incontriamo come l'amato del cuore?
Ma se lo amo, posso andare dietro ad altri amori? La mia fedeltà si disseta alla fedeltà di Gesù, una cosa sola col Padre, un solo amore: lo Spirito. Ora, se siamo nelle mani del Pastore/Agnello “chi ci separerà dall'amore di Dio?”.
E' grandiosa, affascinante, e traboccante di consolazione la certezza che ci viene da questi testi della parola. Gesù mi tiene per le mani. Non posso perdermi. Gesù e il Padre tengono a me come una madre tiene al figlio. E si intendono col figlio, attraverso parole di tenerezza, sguardi di benevolenza e di misericordia, gesti di instancabile dolcezza. Chi è perseguitato per il Signore Gesù, ha una certezza: che sarà Gesù stesso a donare gesti di consolazione e di speranza. Cosa possiamo desiderare di più grande, di più bello, di più amabile, di questa presenza del Pastore che ci conosce per nome e se è necessario ci cerca, per sentieri impervi qualora noi dovessimo tradire il suo amore. Chi entra nel vortice dell'amicizia con Gesù, sarà sempre ritrovato da Lui, perché il Padre non vuole che nessuno di noi si perda.
Il Pastore buono e bello sa donare questo: bontà e bellezza, premura e attenzioni in modo che il piede del discepolo non inciampi mai.

Gesù, mi trovo davanti al dramma più grande che un tuo discepolo può sperimentare: la persecuzione. Quando la mia fede non è capita, quando la mia testimonianza crea ostilità, mi viene da chiederti, Gesù, dove sei? Perché mi lasci in balia delle onde? Dove si è nascosta la tua potenza?
Tu, Gesù, mi stringi a te e mi dici: “Figlio mio, Io sono sempre con te. Anche quando tu soffri. In quei momenti soffro anch'io. Anche quando tu piangi. A quelle lacrime si mescolano le mie. Anche quando tu dovessi morire. A quella morte si unisce, inevitabilmente, la mia morte in croce.
Figlio mio, questo è il mio amore. E' un amore unico tra te e me. E' un amore che fa di te e di me, una cosa sola col Padre.
Dal mio cuore scaturisce soltanto questo amore. Fidati, figlio mio. Camminerai piangendo, portando la semente da gettare. Ritornerai nella gioia raccogliendo i tuoi covoni”.
Hai ragione Gesù. Devo scorrere con un occhio più penetrante la tua parola, e troverò Pietro felice di essere stato fustigato per il tuo nome. E troverò Paolo e Barnaba felici di essere guardati come scandalo per il tuo nome, e troverò tutti i tuoi fratelli della prima ora pronti a seguirti per dare la loro vita a te, consegnarla nelle tue mani.
Come posso protestare contro di te se soffro? E' diventata così pigra e piccola la mia fede?
Tu non mi prometti regni, successi, applausi: appartengono ad un altro mondo che non è il tuo.
Tu mi prometti la beatitudine della persecuzione, che non è lontana da me; è nella mia casa se la mia sposa e il mio sposo mi deridono; è nella mia comunità se non appartengo al gruppo dei furbi; è nel mio lavoro se oso fare giustizia, se ho il coraggio di amare lo sconosciuto dello sportello; è nel rifugiato se lo accolgo mentre tutti lo scacciano.
Gesù, dammi la tua forza, dammi il tuo amore, dammi il tuo coraggio, dammi la tua incrollabile fiducia nella fedeltà del Padre.
Gesù, dammi tutto te stesso perché io possa appartenere tutto a te.

Don Mario Simula

 

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