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TESTO La pazienza del Regno

don Marco Pratesi  

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/07/2005)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Il Vangelo di oggi spinge a una domanda fondamentale: di fronte al male che vedi nel mondo, nella comunità cristiana, negli altri, in te stesso, qual è la tua reazione, il tuo atteggiamento?

La parabola ha una prospettiva un po' diversa rispetto alla spiegazione, ma entrambi pongono la stessa domanda.

Raccontando la parabola Gesù voleva correggere l'impazienza messianica di molti suoi contemporanei: molti, come Giovanni il Battista, aspettavano un Regno di Dio che fosse vittoria e premio per i buoni, sconfitta e castigo per i cattivi. Questo ha qualcosa da dire anche a noi. Vorremmo che Dio intervenisse con le maniere forti e raddrizzasse le cose storte. Siccome spesso questo non accade, nasce in noi il dubbio, la delusione: forse Dio è disinteressato, oppure non ce la fa neanche lui? Noi confondiamo regalità con forza, ma la parabola ci dice che il Regno di Dio in questo momento, oggi nella storia, è in questa fase: la crescita simultanea di grano e zizzania. Questo non significa affatto che Dio sia impotente o disinteressato, anzi: proprio questo è il suo piano. Ed è il suo piano per un motivo preciso: Dio sa che, in tutti, il bene e il male sono intrecciati. Distruggere la zizzania significherebbe distruggere anche il grano. Distruggere il male sarebbe distruggere l'uomo. Il presupposto della nostra richiesta di maniere forti infatti è questo: il male sta da una parte sola, e sta negli altri, non in noi. Ma la parabola dice che non è così. Il male e il bene non sono soltanto qui o là, solo in questo o quel gruppo, non sono chiaramente delimitabili. Grano e zizzania sono nel cuore di ciascuno, nessuno può pretendere di essere soltanto buono, né vedere gli altri soltanto cattivi. Anzi, tutte le volte che nella storia, in grande o piccola scala, si dividono gli uomini in buoni e cattivi, si fa strada l'ingiustizia, la discriminazione, l'oppressione. Quando si pensa che il male sia concentrato da una sola parte, si ha subito la tentazione di usare la violenza per distruggerlo. È la logica della "pulizia etnica", di qualsiasi tipo.

Ma solo Dio può giudicare. Solo a lui spetta il compito di sradicare la zizzania e raccogliere il buon grano. Solo lui può farlo, e lo fa quando lo vede opportuno.

Su questo ultimo aspetto insiste piuttosto la spiegazione della parabola, che presenta il momento della separazione e del giudizio. Anche questo è importante, perché ci ricorda il fatto che, anche se Dio non interviene come noi ci aspetteremmo, tuttavia rimane fermo che la storia è sotto il suo giudizio, nessuno e niente può sfuggire al confronto con la verità autentica. Non dobbiamo perdere questa certezza e questa fiducia, altrimenti entriamo in un atteggiamento di indifferenza e perdiamo la vigilanza e l'attenzione.

Ad ogni Messa la Chiesa, nella sua sapienza, ci invita a riconoscere di essere peccatori, a riconoscere che dentro di noi c'è la zizzania. Non solo negli altri, ma in noi. Non continuiamo a scaricare le responsabilità sugli altri. Confessiamo invece di avere anche noi colpa, e grandissima colpa, del male che esiste nel mondo.

La Chiesa, tutta la Chiesa, ammaestrata dal Vangelo, sa di essere al tempo stesso "santa e sempre da purificare, e cerca continuamente di rinnovarsi" (Lumen Gentium I,8: "Ecclesia in proprio sinu peccatores complectens, sancta simul et semper purificanda, poenitentiam et renovationem continuo prosequitur").

Nella sua lunga storia, la Chiesa ha sempre dovuto affrontare la tentazione di sentirsi Chiesa dei puri, contrapposta al mondo dei malvagi. Ma la Chiesa del Signore venuto a cercare i peccatori non può essere una Chiesa fuori della realtà del peccato, perché non può essere fuori della realtà umana, avulsa dalla vita dell'uomo concreto. È Chiesa nella quale sono presenti zizzania e grano.

Approfittiamo della pazienza e della longanimità di Dio per produrre buon grano per il suo Regno.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda pazienti, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:

Chiediamo al Padre che ci liberi dalla tentazione di essere noi a giudicare:

 

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